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  • Per fortuna è rimasto il calcio a illuderci che vada tutto bene

    Per fortuna è rimasto il calcio a illuderci che vada tutto bene

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    E’ ufficiale. Il tabellone è stato redatto. Si può ripartire. La pubblicazione del palinsesto sul quale si riferiscono il giorno e l’ora delle partite che comporranno il quadro della prossima serie A lipperlì ha avuto un effetto consolatorio e rassicurante perché ci ha permesso di immaginare che tutte le ansie e le tribolazioni che ancora stiamo patendo appartenessero a un brutto sogno dal quale non vedevamo l’ora di svegliarci. Che cosa di meglio, dunque, se non l’occasione fornita da un programma calcistico sempre amato per poter dire che va tutto bene e che siamo sani come pesciolini nelle acque limpide del mare o di un fiume? Già. Però non è così.

    Mari e fiumi sono abbondantemente inquinati e neppure i pesci se la passano bene. Idem per il mondo e per noi animali terrestri che però abbiamo la fortuna, diciamo così, di illuderci un poco anche soltanto leggendo ciò che ci riserverà quel pianeta del pallone che comincerà nuovamente a ruotarci intorno tra una manciata di giorni. Una realtà parallela a quella determinata dal nostro vivere quotidiano, scollegata dalle nostre nuove e forzate abitudini e perciò, di fatto, illusoria. Persino l’inizio della storia è stato differente dal solito. Nessun gala e nessuna passerella celebrativa. Come avveniva fino all’anno passato. Soltanto una lunga e fredda elencazione di squadre e di numeri.

    Ciò che ci attende sarà perfettamente in linea con il prologo. Addio all’attesa del week end con la vestizione per andare allo stadio e le raccomandazione ai nostri figli di fare i bravi e non allontanarsi da papà. Nessuna fila davanti ai cancelli, ma neppure il piacere di ingannare l’attesa mangiando un panino con la porchetta comprato dall’ambulante di fiducia. Cancellata l’attesa del viaggio per la trasferta. A La Spezia, dove non aspettavano altro da una vita, i campioni continueranno a viverli come in una favola. Un miraggio le bancarelle che vendono le maglie dei giocatori più amati o le sciarpe da indossare intorno al collo non tanto per ripararsi del freddo quanto piuttosto come simbolo di distinzione e di fede. Soltanto un sogno quello di poter fare da ala, esultando e incitando, al torpedone sul quale viaggiano i nostri eroi. Il classico “Borghetti” del dopo partita lo berremo a casa seduti sul divano con la faccia un po’ così di quelli che vabbè la televisione, ma il calcio è un’altra cosa.

    Eppure, malgrado tutte queste privazioni, fa bene pensare che il giocattolo preferito da tutte le generazioni ci sia e che funzioni ancora. Bene o male, pur se da remoto, la magia del fuoriclasse talentuoso, l’acrobazia del bomber, il furore del difensore e il volo d’angelo del portiere continueranno a essere un ottimo viatico spettacolare per il nostro desiderio di calcio infinito. E, almeno, in quei novanta minuti di viaggio televisivo o radiofonico avremmo l’opportunità di far finta di essere sani, come cantava Giorgio Gaber.

    @matattachia

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