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  • Milanmania: perché Silvio non vende

    Milanmania: perché Silvio non vende

    • Luca Serafini
    Un anno fa Berlusconi firmava un preaccordo con tale Mr. Bee per affari riguardanti Fininvest e un mandato relativo alla cessione parziale o totale delle quote del Milan Ac. In cuor suo affatto convinto che la seconda parte dell'accordo avesse possibilità di realizzarsi. Dodici mesi più tardi, davanti a interlocutori più credibili e una trattativa apparentemente più concreta, le incertezze del proprietario del club rossonero rimangono fortissime, la sua titubanza in contrasto con la volontà di famiglia, degli amici, dei soci per quanto minoritari. In contrasto soprattutto con la realtà dei fatti, in contrasto con il suo ostentato disinteresse nei confronti del Milan da ormai molti anni. 

    Perché dunque a questo punto della sua vita, debilitato e alla soglia degli 80 anni, accerchiato da tifosi inferociti, figli insofferenti, conti da pagare, non liberarsi una volta per tutte della società di calcio del Gruppo? Perché avere ancora questa paura di perdere una cosa che non ama più e costa una montagna di soldi? 

    Berlusconi e i suoi collaboratori più stretti in politica, qualificati in comunicazione o che si occupano della sua immagine, ritengono che la cassa di risonanza garantita dal calcio sia un patrimonio importantissimo a prescindere dai risultati della squadra.
    Raccontava Stefano Zecchi nell'estate 2010 (quella dell'ultima campagna acquisti faraonica del Milan alla vigilia di una tornata elettorale decisiva) che all'interno di Forza Italia esistevano correnti fortissime in contrasto tra loro, su quanto il Milan avesse o no la capacità di "monetizzare" la visibilità che garantisce. Una ad esempio sosteneva che tra i milanisti arrabbiati e i milanisti soddisfatti, la forbice alle urne avrebbe potuto oscillare fino al 4% di voti, in più o in meno. Un'altra ancor più dettagliatamente dimostrava che in una ampia fetta di elettorato incerto, a prescindere dalla fede calcistica, un Milan nelle retrovie o comunque in difficoltà potesse suscitare simpatia (non ostilità) nei confronti dell'uomo politico. 

    Questo senza contare come imprenditori con filosofie a carattere quasi familiare (ci vengono in mente Ernesto Pellegrini ai tempi dell'Inter e Zamparini da 20 anni a questa parte), abbiano avuto un impulso e uno sviluppo impensabile grazie alla popolarità derivante dal calcio. O per contro come grazie all'esposizione calcistica, passi invece quasi sotto silenzio la grave situazione della Giochi Preziosi, il cui titolare continua invece a fare e disfare con il Genoa a suo piacimento. 

    Oggi Berlusconi è più impegnato dai pensieri di salute che da pruriti cinesi, ma i giorni, le settimane passano e tra poco la stagione ripartirà. Sarà bene che decida alla svelta per il bene del club rossonero e per non deturpare definitivamente quanto di buono realizzato in questi 30 anni di calcio. Il ritorno di immagine sarebbe devastante se non facesse la scelta giusta nei modi e nei tempi che ci si aspettano. 
     

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