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  • Perché è giusto che il Giorno delle Memoria sia l'unica notizia che conta
Perché è giusto che il Giorno delle Memoria sia l'unica notizia che conta

Perché è giusto che il Giorno delle Memoria sia l'unica notizia che conta

  • Marco Bernardini
    Marco Bernardini
La prima pagina di un quotidiano rivela, oltre la siepe dell’informazione, anche la volontà di contribuire alla formazione e all’educazione civile. Ebbene, questa mattina, il “Tirreno” di Livorno è uscito nelle edicole con una copertina non veniva fatto alcun accenno a tutto ciò che solitamente “fa notizia”. Niente politica, nessun titolo sulla pandemia, buio totale su sport e gossip. Un solo argomento, monotematico, illustrato da un titolo a nove colonne, “Gli sguardi dell’orrore”, sotto il quale figuravano i primi pieni di alcune delle vittime dell’Olocausto. Un esempio e anche una lezione di sano giornalismo credo unico in Europa per il quale il direttore, Stefano Tamburini, e l’intera redazione del quotidiano toscano possono andare fieri a testa alta.



Una prima pagina da incorniciare per poi inviarne una copia in regalo a quel “poveretto” il quale, nei giorni scorsi, ha messo in dubbio la storia vera e provata di Gino Bartali e del suo essersi messo a disposizione della Resistenza italiana per salvare la vita a numerosi ebrei braccati dai nazi-fascisti. Un negazionismo privo di senso e di sensibilità per fortuna cancellato proprio dalle autorità israeliane le quali, oggi a Tel Aviv, hanno voluto celebrare ufficialmente e pubblicamente la figura del campione di Ponte a Ema e le sue azioni di “partigiano occulto”.

Come scrisse Anna Frank nel suo celebre Diario “Ciò che di tremendo accadde al popolo ebraico dovrà essere celebrato in eterno non solo per ricordare ma soprattutto per fare in modo che non avvenga mai più”. Diciassette milioni di morti. Una cifra che rende persino risibile il numero di coloro che sono stati uccisi dalla pandemia in atto. Vittime di un orrore che, il 27 dicembre del 1945, l’Armata Russa provvide che venisse rivelata mondo entrando nel campo di sterminio di Auschwitz e spalcando le finestre su quel baratro dei orrori che lo scrittore italiano Primo Levi seppe descrivere così bene nel suo libro “La tregua”.

Da quel giorno a oggi il mondo ha rischiato talvolta di avvicinarsi nuovamente ad un’ Apocalisse, ma per fortuna è sempre riuscito a cavarsela in corner. Probabilmente anche la rivisitazione del “Giorno della memoria” ha contribuito a frenare e ad annullare le inclinazioni alla follia che, di tanto in tanto, riemergono nelle menti malate di qualche Stranamore.  Oggi è la natura a farci paura con la sua ribellione alle violenze che ha dovuto subire da parte di un’umanità che sembra essere diventata incapace di convivere in pace e rispetto con tutti gli altri elementi vitali di un pianeta del quale siamo i gestori e non i proprietari. Sicchè, con tutti i distinguo indispensabili del caso, il 31dicenre del 2019 ovvero il giorno in cui a Wuhan venne denunciato ufficialmente il primo caso riconosciuto di Covid 19 potrebbe venir ricordato in tutto il mondo come un altro “Giorno della memoria” del nuovo secolo.

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