Pescara, fermato corteo ultras diretto verso il quartiere rom!
Nel sit-in organizzato dopo l'uccisione di Domenico Rigante, contestato il sindaco. "Dove sono le istituzioni?". "Gli zingari dovete emarginarli voi". Tensione e veleni nonostante l'arresto di Massimo Ciarelli, il nomade accusato del delitto, che dice: "Ieri il mio ultimo giorno da uomo libero".
Sono scesi in piazza nonostante sia ormai in carcere Massimo Ciarelli, il rom accusato di aver ucciso - il primo maggio a Pescara - l'ultrà biancazzurro Domenico Rigante. Davanti al palazzo del Comune si sono riuniti in migliaia intonando cori per la vittima, ma soprattutto scandendo slogan contro la comunità nomade della città. Poi i dimostranti hanno provato a spostarsi verso il qartiere di Rancitelli, dove risiede la maggior parte dei rom pescaresi. Le forze dell' ordine avevano già preso precauzioni ma a fermare materialmente il minaccioso corteo sarebbero stati gli stessi capi ultrà del Pescara, fra i quali il fratello della vittima Antonio Rigante. Ma la situazione resta tesissima: sono in arrivo rinforzi di polizia e alcuni membri della comunità rom sarebbero fuggiti in tutta fretta.
Nel sit-in c'è chi ha chiesto la cacciata dei nomadi, chi ha comunque invocato maggiore rigore nei loro confronti. ll fratello gemello di Domenico Rigante, ha detto: "Bene le forze dell'ordine, ma ora devono prendere i complici altrimenti sono guai". Tra i manifestanti è sceso anche il sindaco di Pescara, Arbore Mascia, che è stato anche contestato: "Abbiamo chiesto le istituzioni, dove sono le istituzioni?, hanno infatti urlato più volte i partecipanti al sit-in. "Gli zingari dovete emarginarli voi", si è sentito urlare. E ancora:
"E' dal tribunale che nascono i problemi, dopo due ore stanno a casa loro". Ciarelli, davanti al titolare dell'inchiesta, Salvatore Campochiaro, oggi si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Massimo Ciarelli, il ventinovenne accusato del delitto di Rigante, è ora nel carcere di Vasto, in provincia di Chieti. Ieri si è consegnato alla Squadra mobile di Pescara in un autogrill sulla A14, a Francavilla. Era ricercato fin dalle prime ore dopo il delitto e ha deciso di consegnarsi. "Oggi è il mio ultimo giorno da uomo libero", sono le uniche parole dette ai poliziotti che lo hanno preso in consegna. "Non abbiamo fatto nessuna trattativa. C'è stata una sola telefonata all'avvocato di Ciarelli un'ora prima dell'arresto. Ciarelli ha capito che attorno a lui avevamo fatto terra bruciata e si è consegnato", ha detto il questore di Pescara, Paolo Passamonti.
Sul fronte giudiziario, la vicenda inizia ora: Ciarelli, il cui nome era stato fatto agli agenti dallo stesso Rigante poco prima di morire in ospedale, è accusato anche di tentato omicidio del gemello di Domenico, Antonio. L'agguato del primo maggio era iniziato con l'inseguimento di Antonio; Domenico, raggiunto da un colpo di pistola calibro 38, sarebbe morto perchè scambiato per il fratello. Il tutto nel quadro di un'aggressione legata ad attriti tra un gruppo di ultras e alcuni nomadi per motivi estranei al calcio.
Poco prima dell'arresto, c'era stata una cerimonia di saluto a Domenico Rigante. Fuochi d'artificio e cori hanno salutato allo stadio l'arrivo della bara con incisi il delfino del Pescara Calcio e lo stemma del club Rangers: "Fiero guerriero hai sempre combattuto... Solo contro l'infamia nulla hai potuto! Ciao Domenico" recitava uno striscione sugli spalti. Molti però anche i cori e gli slogan minacciosi nei confronti della comunità nomade.