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  • Pescaramania: non ci resta che piangere

    Pescaramania: non ci resta che piangere

    • Valerio De Carolis

    Come nel famoso film del duo Benigni-Troisi, anche a Pescara non resta altro che versare lacrime amare, amarissime. Sinceramente diventa anche molto difficile commentare le partite del Delfino. Oggi, fortunatamente, qualcosa da dire ci sarebbe. Il comunicato dei rangers della scorsa settimana era stato chiaro, almeno la dignità. La partita contro la Lazio avrebbe dovuto dare qualche stimolo in più a Caprari e compagni. Un match sentitissimo, da alta tensione. La rivalità tra le due tifoserie è storica. Anni e anni di contrasti pesanti con episodi gravi, motivo dell’antagonismo tra i gruppi ultrà. Una gara delicatissima che almeno avrebbe potuto togliere una piccola soddisfazione ai supporters biancazzurri. Invece così non è stato. Un tennistico 6-2 finale in favore dei capitolini con un Pescara imbarazzante. Le sei marcature biancocelesti sono frutto di altrettanti svarioni difensivi degni dei peggiori campi di periferia.



    Anche qui si è vista la netta inferiorità tecnica degli abruzzesi. Muntari, appena arrivato, non ha contribuito in alcun modo al miglioramento della squadra anzi, anche lui ha commesso un grave errore in occasione di una marcatura ospite. L’aria all’Adriatico è diventata subito pesante. Contestazione mirata ai vertici societari e all’allenatore. I cori della curva nord non sono andati giù a Daniele Sebastiani. Un attacco diretto alla sua famiglia che non ha in alcun modo digerito tanto da fargli dichiarare nel post partita:” a fine anno potrei vendere la società.” La contestazione deve esserci, è lecita e doverosa ma la famiglia non c’entra assolutamente nulla e ci sentiamo di condividere l’amarezza del presidente biancazzurro. Gli errori li ha commessi e sono palesi, è stato sbagliato tanto ma, ripetiamo, la famiglia non ha nulla a che fare con tutto questo.


    Tornando alla partita, anche Oddo è stato al centro delle polemiche. Lo zoccolo duro del tifo pescarese chiedeva a gran voce le dimissioni del tecnico che, però, non sono arrivate. Oddo è sempre stato un condottiero e siamo convinti che, di sua sponte, non abbandonerà mai la nave. Una cosa va detta. Anche l’allenatore ha perso le sue certezze. Il Pescara non si esprime più come l’anno scorso e come inizio campionato. Il motivo? L’inesperienza e la paura di Oddo. Questa squadra ha nel DNA un gioco dinamico, brillante e di qualità. Cambiando assetto tattico e innestando qualche pedina, si sono perse queste caratteristiche. Gli arrivi di gennaio non sono stati così importanti da stravolgere l’identità. Sono arrivati alcuni giocatori con caratteristiche completamente diverse rispetto a quelle della maggior parte della rosa. Per questo motivo il gioco non è più sfavillante. Adesso si pensa a non prenderle e a ripartire ma non ci sono abbastanza giocatori da poter esprimere questo tipo di filosofia. Allora bisognerebbe tornare all’origine ma, ormai, è troppo tardi.


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