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  • Piacenza, il carabiniere Montella confessa: 'Mi spiace, ma non ho fatto tutto io'

    Piacenza, il carabiniere Montella confessa: 'Mi spiace, ma non ho fatto tutto io'

    Confessa, vuota il sacco. Tenta solo di ridimensionare almeno qualcuna delle tante, troppe gravissime accuse che pendono sulla sua testa da quando l'inchiesta della Procura di Piacenza ha fatto piazza pulita nella caserma Levante dei Carabinieri, ma al primo interrogatorio dopo l'arresto l’appuntato Giuseppe Montella decide subito di ammettere le sue responsabilità chiamando in causa i colleghi che hanno tentato di scaricare su di lui le colpe: «Non ho fatto tutto io».

    Il Corriere della Sera oggi in edicola ricostruisce quanto accaduto: Montella sa che di fronte ad un castello accusatorio costruito molto solidamente in appena sei mesi di indagini, collaborare è l’unico modo per ottenere un domani uno sconto di pena dalla giustizia, quella che per anni sembrava essere sparita nella caserma Levante dei carabinieri di Piacenza, sequestrata e sigillata dalla magistratura. «Si può sbagliare per ingenuità, per vanità, per tante cose» dice il suo legale, l'avvocato Emanuele Solari. 

    Anche se non è stata contestata l'associazione a delinquere, secondo i pm Antonio Colonna e Matteo Centini l’appuntato era al vertice di un sistema criminale costituito da altri sette carabinieri che hanno infangato la divisa dell'Arma pestando a sangue i sospettati, spesso fermati illegalmente, appropriandosi della droga che gli  sequestravano che poi veniva ceduta ad altri pusher i quali, per conto di Montella, la immettevano nel mercato illegale di Piacenza. Tortura, sequestro di persona, arresto illegale, traffico di droga anche durante il lockdown, peculato sono solo alcuni dei reati contestati dai magistrati guidati dal procuratore Grazia Pradella, secondo la quale «lì dentro non c'è stato quasi nulla di lecito».

    «Sono molto dispiaciuto per quello che ho fatto», dichiara Montella al gip Luca Milani e al pm Colonna nell'interrogatorio di garanzia. Per più di tre ore sarà un fiume in piena che continuerà a scorrere con i pm negli altri interrogatori previsti per i prossimi giorni. Sulla decisione di collaborare deve aver contribuito anche l'atteggiamento degli altri carabinieri richiusi nel carcere «Le Novate» che hanno scaricato su di lui tutte le colpe. Il primo è stato venerdì l'appuntato Angelo Esposito, ieri l'altro appuntato, Giacomo Falanga.

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