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  • Pierpaolo Marino:| 'Tutta la verità sul Napoli'

    Pierpaolo Marino:| 'Tutta la verità sul Napoli'

    "Solo chi non opera non sbaglia". E lui ha operato, ha vinto, ha commesso degli errori. E' stato apprezzato, criticato, ancora oggi c'è chi lo difende e chi no. Ma i dati di fatto, quelli veri, nel bene e nel male, restano, e le verità, qualunque esse siano, vengono sempre a galla. E' questione di tempo. Il più giovane direttore sportivo della storia del calcio italiano avvezzo alle sfide: Avellino, Napoli, Roma, Udine ed ancora Napoli. Il dirigente impavido e sempre pronto a mettersi in gioco sul più bello, all'apice del successo, al timone di un progetto vincente corredato da quello che è diventato un metodo, un modello di lavoro che porta addirittura il suo nome. Una città del nord, Udine, che lo ama come difficilmente  può capitare ad un meridionale. Riparte dall'inferno della C, ciò che conta è il fine: sentirsi parte integrante di un ciclo storico. Perchè è evidentemente storia quella che si è scritta negli ultimi anni. Pagine di inchiostro azzurro che hanno sancito la rinascita dalle ceneri. Da Gela al 'Da Luz', da 'Picchio 'Varricchio al Pocho Lavezzi: la metamorfosi di una creatura coccolata gelosamente dal suo mentore. Pierpaolo Marino. Per i pallonari "'O direttor". Tirato in ballo per il mancato arrivo di Pastore in maglia azzurra, proprio in questi giorni, l'ex diggì partenopeo svela in anteprima a Calcionapoli24 alcuni retroscena di questa trattativa e non solo, spaziando dal suo arrivo fino alla rottura del suo rapporto quinquiennale con la proprietà partenopea".

    Direttore, il nostro portale ha svelato il retroscena Pastore. Caffarelli ha confermato…

    “In realtà vorrei fare delle precisazioni. All’epoca chi si intendeva di calcio già conosceva Pastore, uno degli astri nascenti del calcio argentino dal talento conclamato e non certamente da scoprire. Sarebbe come parlare oggi di Mori. Real Madrid e Barcellona, non è un caso, erano sulle sue tracce. In quel periodo, che era quello dell’arrivo di Donadoni, stavamo realizzando la sintesi del lavoro svolto all’estero e, per erudizione, chiamai Gigi e gli feci vedere alcuni dvd, tra cui quelli delle partite dell’Huracan che avevo selezionato. Caffarelli era uno degli osservatori del mio staff per l’Italia meridionale e non per l’estero, ma volli un parere anche da lui. Espresse valutazioni favorevoli, ma poi non è che la cifra d’acquisto fosse così irrisoria come è stato detto. Il calciatore era di proprietà del suo agente, Marcello Simonian, con il quale avevo curato l’arrivo di Datolo e con il quale avevo e ho buoni rapporti e che sapevo avrebbe voluto conservare il 50% del cartellino. Inoltre Il Palermo ha fatto un investimento importante e non credo, ad oggi, abbia finito di pagare l’importo totale d’acquisto. Vi dico, inoltre, che in quel periodo, De Laurentiis e Donadoni avevano messo un paletto per evitare l’arrivo di altri giocatori sudamericani, e la decisione fu presa in una riunione a tre. Il presidente era scottato dalla vita notturna che conducevano alcuni di loro”.

    A proposito di Donadoni e De Laurentiis, quali furono i passaggi chiave dell’arrivo dell’attuale mister del Cagliari?

    “Non ci sono episodi particolari. Il presidente, come è noto, aveva conosciuto il tecnico bergamasco grazie alla zia che glielo presentò. Ci fu più di una cena tra loro e De Laurentiis ne fu colpito sul piano umano. Poi con l’approdo in nazionale di Roberto ogni discorso fu congelato. Successivamente, quando c’erano periodi di crisi con Reja, tornato libero Donadoni, l’idea si fece strada nuovamente. Il presidente lo scelse lui perché voleva avere un contatto diretto con l’allenatore”.

    Vogliamo chiarire una volta per tutte cosa è successo tra Lei e il presidente?

    “Diciamo subito che il rapporto con De Laurentiis, per quasi cinque anni, è stato perfetto e con una grande stima reciproca. Certo, io non condividevo alcune sue sfuriate attraverso la stampa nei dopo partita quando attaccava Reja, perché creava problemi alla mia gestione. Non era sempre semplice, ma nonostante ciò, in B siamo giunti secondi solo dietro la corazzata Juventus che aveva la difesa meno battuta e in un anno in cui davamo lezioni di calcio su tutti i campi tra cui Marassi nell’ultima di campionato contro un Genoa costretto a vincere per tornare in A e che ci riuscì solo grazie al pareggio tra Piacenza e Triestina. Tornati in A, abbiamo conquistato subito l’accesso in Europa per poi, l’anno dopo stupire tutti con un girone di andata superlativo”.

    Famosa la sfuriata del Patron azzurro durante il riposo di Inter-Napoli dello scorso anno…

    “Si, lui scese negli spogliatoi e si scagliò contro tutti, ce l’aveva con Donadoni, De Sanctis e con me che l'avevo comprato. Secondo lui doveva giocare Iezzo. Fu un comportamento fuori da ogni etica. Non avevo mai visto prima una scenata simile da parte di un presidente. Sono contento che Morgan abbia reagito con grande personalità a quell’episodio, non era facile. Oggi è uno dei beniamini ndei tifosi  nonché il miglior portiere della serie A dopo Buffon che in questo momento è fermo ai box. Devo dire, però, che De Laurentiis sotto questo punto di vista è maturato e le sue dichiarazioni negli ultimi tempi sono sempre moderate. Si vede che la mia uscita di scena  gli ha dato un senso di responsabilità che lo porta a fare più attenzione anche su questo versante”.

    E cosa ci dice del licenziamento in diretta tv?

    “Beh, c’è poco da commentare, fu un modo per stravolgere la realtà. Subito dopo l’episodio accaduto negli spogliatoi dello stadio milanese gli avevo inviato le mie dimissioni nonostante il prolungamento del contratto per altri 5 anni per il quale, tra l'altro, avevo rifiutato l’offerta di un importante club inglese di Premier League. Desideravo rimanere a Napoli ancora a lungo dopo aver lavorato instancabilmente per 5 anni pur di creare le basi perfette e l’organico di cui il Napoli oggi è dotato”.

    Giusto per fare un nome, Navarro…

    “Lo prendemmo quando era considerato uno dei migliori portieri argentini. Poi la vita sregolata e molto poco professionale non gli hanno consentito di esprimere il notevole potenziale. Certo, ho commesso anche io degli errori, ma quale manager, nella sua carriera, non ne fa. Quanti ne ha fatti l’Inter, Quaresma per dirne uno, oppure la Fiorentina con Cacia, Papa Waigo, Bolatti? E la Juventus con Boumsong, Amauri, Poulsen, e il Milan con Ricardo Oliveira e Cardacio? La lista completa potrebbe essere enorme. Discutiamo invece del fatto che la squadra che ha oggi il Napoli, giovanissima, annovera quasi tutti i giocatori acquistati dal sottoscritto, eccetto Cavani preso per sostituire Quagliarella. Per non parlare di Pazienza e Grava che adesso sono buoni mentre prima li criticavano tutti. Se gli azzurri sono in cima alla classifica, credo che qualcosa di buono è stato fatto. Tra l’altro la squadra, che era giovanissima, oggi non solo è ancora giovane, ma ha tanta esperienza in più. E’ spiacevole veder sottolineati sempre e solo acquisti di giocatori che non sono esplosi”.

    Per rimanere in tema di vita sregolata, il calo del secondo anno dopo un girone di andata memorabile fu dovuto agli anticipati “festeggiamenti” notturni di molti calciatori?

    “Non credo. Fu dovuto ad un errore di valutazione, ovvero quello di concedere, dopo una cavalcata meravigliosa che ci fece conquistare 33 punti nel girone di andata, una vacanza troppo lunga per le festività natalizie. Non riuscimmo più a ritrovarci e poi andò come tutti sappiamo con un lento trascinarsi fino al termine della stagione dopo l’addio di Reja. C’erano molti giocatori, inoltre, che erano passati dalla C allo stadio “Da Luz” di Lisbona in poco tempo. Era una squadra che viveva sulle ali dell’entusiasmo e quel Napoli – Roma 0 -3 con un gol regolare di Zalayeta annullato sullo 0 a 0, e uno di Mexes in fuorigioco convalidato, ci diedero il colpo finale”.

    Ci piacerebbe ascoltare da lei tutta la verità su Quagliarella.

    “Io più che di verità posso parlare di sensazioni mie personali. Fabio arrivò a Napoli con gioia e giurando fedeltà. A dimostrazione di ciò una richiesta contrattuale non certo stratosferica se consideriamo che a lui erano interessati anche altri club, tra cui la Juventus stessa, che il ragazzo aveva categoricamente scartato. Sono dell’avviso che l’arrivo di Cavani gli abbia provocato disagio, ma è evidente che non è il motivo principale. Credo che non sentisse più su di sé la giusta considerazione del tecnico e della società, e così ha accettato la migliore offerta possibile anche a condizioni contrattuali migliori”.

    Udinese-Napoli sarà la partita di Denis?

    “Forse lo sarà più Napoli-Udinese. German non ha ancora del tutto assorbito la frattura del quinto metatarso e non credo possa essere al 100%. I friulani, comunque, sono un’ottima squadra con un gioco travolgente e hanno una classifica che non esprime quanto di buono hanno fatto vedere fino ad ora. Ci sono molte partite di inizio stagione in cui la sfortuna è stata determinante. Se il Napoli, che rimane favorito per superiore caratura tecnica, dovesse fare risultato pieno, si aprirebbero scenari davvero nteressanti. Per gli azzurri sarà un test duro, ma una vittoria darebbe la convinzione di poter ragionare in grande per quest’anno”.

    Potendo tornare indietro, aprirebbe gli allenamenti al pubblico?

    “Questo è un altro equivoco. Al centro tecnico di Castel Volturno non c’è l’agibilità per far entrare i tifosi”.
     


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