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  • Pippo Russo: con Gasperini torna di moda la difesa a uomo

    Pippo Russo: con Gasperini torna di moda la difesa a uomo

    Un tuffo nel calcio degli anni Settanta. Le scelte tattiche di Gian Piero Gasperini per la gara di ieri all’Artemio Franchi contro la Fiorentina parlavano una lingua antica e ormai desueta: quella delle marcature uomo. Un’eccezione che quando si verifica meriterebbe i titoli di prima pagina, per quanto è vintage. Se poi capita che un allenatore disponga addirittura tre marcature a uomo, non si può che acquisire il filmato della gara e esibirlo durante i corsi di formazione per allenatori. E quando ricapita? Nello specifico, Gasperini ha ordinato che venissero seguite a tutto campo le tre fonti di gioco (o presunte tali) della Fiorentina: Borja Valero, al quale per oltre un’ora si è dedicato Rincon, Badelj, uno che a dire il vero si marca da solo e di cui si è preso cura Tino Costa finché il croato non si è fatto cacciare per doppia ammonizione, e Vecino, affidato alle cure di Ntcham. Che nella formazione genoana era allineato come attaccante, ma il cui compito principale è stato quello di disturbare il centrocampista viola dal passo più ritmato.

    Il tutto è andato avanti fino al gol di Babacar che ha deciso la partita. Poi i cambiamenti dell’ultima mezz’ora di gara hanno man mano cancellato questo assetto. Badelj ha pensato bene di farsi espellere, e quando ciò è accaduto il suo marcatore Tino Costa era già negli spogliatoi da 8 minuti, sostituito da uno Dzemaili in condizioni ancora molto approssimative. E in seguito, con la Fiorentina in 10 e la pressione genoana a aumentare fino a diventare assedio nell’ultimo quarto d’ora, anche Ntcham e Rincon sono stati liberati da compiti di marcatura. In particolare, il venezuelano si è dimostrato parecchio tosto. Certamente il più in palla fra i genoani che sono stati in campo per tutta la gara, efficace nella spinta tanto quanto era stato diligente (con qualche ruvidezza che gli è costata l’ammonizione) nella marcatura di Borja Valero. Restano agli atti quei 60 minuti abbondanti durante i quali il Genoa ha giocato con tre marcatori a tutto campo. Scelta azzeccata o sbagliata?

    Sicuramente una scelta originale, da non giudicare partendo da posizioni ideologiche né utilizzando lo schema della contrapposizione fra vecchio e nuovo. Per quanto mi riguarda, non etichetto certo come “giurassica” la scelta del tecnico genoano. Sostengo da tempo che la radicale conversione alla zona sia stato un male per il calcio italiano, avendo contribuito a disperdere uno dei suoi più validi patrimoni: una scuola di difensori temuta e invidiata dal resto del mondo. Un’eccellenza italiana che non esiste più. Negli anni più recenti ho registrato sul tema le voci allarmate di alcuni grandi difensori italiani del passato. L’ultimo in ordine di tempo è stato Fabio Cannavaro, che ha raggiunto l’apice della carriera in un’epoca che aveva già visto trionfare il calcio a zona su quello a uomo, ma che fino all’ultimo giorno della carriera agonistica è rimasto “stopper dentro”, con un senso dell’uomo che lo portava a cercare l’attaccante avversario più che la diagonale.

    Da lui sono giunte le stesse constatazioni amare che qualche anno prima erano state pronunciate da Claudio Gentile: i nostri vivai formano difensori che non sanno più difendere. Sulla stessa lunghezza d’onda si mostrò Pietro Vierchowod, nel corso di un’intervista che mi concesse anni fa. In quell’occasione il difensore campione del mondo 1982 aggiunse che ormai il calcio, grazie anche alle modifiche regolamentari introdotte all’inizio degli anni Novanta, è diventato il paradiso degli attaccanti. “Ai miei tempi, se uno faceva 15 gol in un campionato era un fenomeno. Adesso si segna 30 gol in un campionato come se nulla fosse”. Ho esposto questa rassegna di opinioni sulla dissipazione della scuola italiana di difensori per chiarire che non giudico negativamente la scelta tattica effettuata dal tecnico genoano per la gara di ieri al Franchi. Bisogna piuttosto chiedersi se questa opzione abbia funzionato. E la risposta è che fino a quando le due squadre hanno mantenuto l’equilibrio tattico iniziale, la scelta di Gasperini ha funzionato. Se l’obiettivo era far giocare male la Fiorentina, quell’obiettivo è stato raggiunto per gran parte della partita.

    A dire il vero Gasperini è stato aiutato anche dalle scelte iniziali di Paulo Sousa, che aveva necessità di ruotare gli elementi della rosa in vista della gara di Europa League contro il Basilea, ma lo ha fatto effettuando scelte bizzarre. Vedere Marcos Alonso schierato al centro della linea difensiva, con due centrali come Gonzalo Rodriguez e Roncaglia lasciati in panchina tutta la gara, è stato un nonsense assoluto. E anche l’utilizzo molto largo di Bernardeschi sulla destra, dove l’attaccante viola si è vicendevolmente annullato con Laxalt, ha destato parecchie perplessità. Alla fine le cose per il tecnico portoghese sono andate bene perché, come spesso succede nelle partite che nascono brutte e tali rimangono fino alla fine, a decidere è stato un episodio: un’azione confusa da calcio d’angolo sulla quale il Genoa ha dato pessima prova difensiva. Sul cross di Borja Valero sono stati addirittura in due i Viola a saltare indisturbati al centro dell’area di porta genoana, tanto che per Babacar il disturbo più insidioso mentre dà il colpo di testa vincente è giunto da un compagno di squadra, Vecino. Situazione paradossale: nel giorno in cui rispolvera la vecchia marcatura a uomo per far controllare i centrocampisti avversari, il Genoa perde per un clamoroso errore dii marcatura in piena area. Giusto per dare ragione una volta di più ai nostri grandi difensori del passato e alle loro tesi sui difensori che non sanno più difendere.

    @pippoevai

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