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  • Pippo Russo: spese pazze, City batte PSG

    Pippo Russo: spese pazze, City batte PSG

    Nella partita del gigantismo di spesa il Manchester City ha piazzato il colpo forse decisivo. L’arrivo di Kevin de Bruyne, prelevato dal Wolfsburg per 75 milioni, porta i Citizens a sfondare il muro dei 200 milioni di euro (204,3, per l’esattezza) spesi in una sola sessione di calciomercato per rafforzare la squadra (leggi QUI). È stato come attraversare una soglia psicologica, e tale è soprattutto per la concorrenza su scala europea: adesso è chiaro che il Manchester City non si pone limiti di spesa, e che è pronto a ammazzare la competizione con la forza del denaro.

    184 MILIONI PER TRE - In questa corsa spasmodica alla spesa folle e ai saldi in rosso nella bilancia del calciomercato il Manchester City ha incontrato un rivale agguerrito: il Paris Saint Germain. Fino a prima che venisse annunciato l’arrivo di de Bruyne ai Citizen, il PSG capeggiava la classifica dei saldi in rosso. Adesso ha dovuto cedere questo “primato”, ma è stata comunque una battaglia feroce. Degli oltre 200 milioni spesi dal club inglese si è già detto. Merita sottolineare che ben 184 di quei milioni sono stati impiegati per prendere soltanto tre giocatori: oltre al già citato De Bruyne, si tratta di Raheem Sterling e Nicolás Otamendi, pagati rispettivamente 62,5 e 44,6 milioni. Valori che definire sproporzionati non basta nemmeno. E tuttavia va segnalato come il club della famiglia regnante di Abu Dhabi compensi almeno in parte l’imponente flusso di denaro in uscita, grazie a una buona capacità di operare sul mercato delle cessioni. Da lì sono giunti 67,22 milioni, grazie a alienazioni rilevanti come quelle di Alvaro Negredo al Valencia (28 milioni), di Rony Lopes al Monaco (12 milioni) e di Mateja Nastasic allo Schalke 04 (9,5 milioni). Il saldo negativo rimane però abissale: 137,16 milioni.

    IL PSG NON SA VENDERE - Fino a ieri pomeriggio il primato del rosso nel saldo fra acquisti e cessioni era appannaggio del Paris Saint Germain. Il club controllato dal governo del Qatar ha speso “soltanto” 116,10 milioni, cioè 88 in meno dei Citizens (clicca QUI). E anche in questo caso non è mancata la spesa spropositata: i 63 milioni versati all’altro Manchester, lo United, per acquistare l’argentino Angel Di Maria. Che a sua volta è diventato il simbolo delle summer madness da calciomercato, avendo fatto movimentare 138 milioni per due trasferimenti consumati nell’arco di un anno: nell’estate scorsa lo United ne aveva spesi 75 per prenderlo dal Real Madrid. Ma il fatto che il Paris Saint Germain sia meno spendaccione è vanificato, nel confronto a distanza col City, da una capacità quasi nulla di agire sul mercato in uscita. Su questo versante vengono registrati soltanto i 13,9 milioni della cessione di Yohan Cabaye al Crystal Palace, e i 2,5 milioni che la Roma ha versato per il prestito di Lucas Digne. Nient’altro. Ne risulta un saldo negativo spaventoso, vicino ai 100 milioni; 98,7 per l’esattezza. Fino a ieri pomeriggio erano oltre 37 milioni in più rispetto ai Citizen, ma poi è arrivato il controsorpasso.

    REAL E UNITED - Le cifre sono già abbastanza eloquenti, ma spiccano ancor più le se si confronta con quelle fatte registrare da altri club europei che per tradizione spendono in modo pesante. Il Real Madrid fa registrare un saldo negativo di 74,5 milioni, superiore a quello del Manchester City, ma spende nettamente meno dei Citizen e del PSG: 89,5 milioni. Il Manchester United di questa sessione estiva è addirittura un club virtuoso: spende quanto il Real Madrid (89,5 milioni), ma incassa più di qualsiasi altra big del calcio europeo (88,57 milioni, coi 63 versati dal PSG per Di Maria che hanno raddrizzato la situazione), realizzando un saldo negativo di soli 930 mila euro. Il dato però potrebbe essere corretto in negativo se dovesse andare a conclusione una trattativa di cui si parla in queste ore: quella che porterebbe all’acquisto dell’attaccante Anthony Martial, del Monaco. Un affare da 50 milioni, altra cifra spropositata (leggi QUI).

    CIAO CIAO FAIR PLAY - Il Chelsea si è ritirato per settimane dalla corsa alle spese, e soltanto dopo l’inizio incerto in Premier è intervenuto sul mercato facendo registrare spese per 74,1 milioni ma anche un passivo che grazie alle consistenti cessioni è di soli 15,2. Il Barcellona, che fa i conti col blocco dei tesseramenti fino alla prossima sessione di mercato, ha speso soltanto 48 milioni cumulando un saldo passivo di 3. Spicca il dato del Bayern Monaco, che ha speso 79 milioni con un saldo negativo di 46. Ma il quadro economico complessivo del club bavarese è molto solido, e dunque il mero rosso di mercato ha un’incidenza relativa. Rimane il dato riguardante le cifre esorbitante in termini di spesa e di saldo fatte registrare da Manchester City e Paris Saint Germain. Che, come si è messo in evidenza lo scorso maggio, sono fra i principali motori del “Salary gap” instauratosi nel calcio europeo di club (leggi QUI): oltre a essere in cima alle classifiche della spesa per trasferimenti, guidano anche quella del salario medio riconosciuto ai propri calciatori. Due club che spendono in misura abnorme per potenziarsi, ma anche per comunicare all’esterno un’immagine di potenza. Finanziaria e politica. Un destino comune, rafforzato dalla circostanza di avere subìto entrambi una sanzione Uefa per mancato rispetto dei parametri del Fair Play Finanziario. Sono state proprie le rappresentanze delle tifoserie dei due club, fra gli altri soggetti, a portare avanti il ricorso presso la Corte di Prima Istanza di Bruxelles che lo scorso 23 giugno ha bloccato gli automatismi d’applicazione del FPF. Nessuna regola, nessun limite. Per chi guida due club così, il calcio smette d’essere un fenomeno agonistico per trasformarsi in una Big Money League. Spendere più del dovuto, strapagando anche ciò che non serve, ha una sua logica se s’intende sfidare chi prova a regolare l’economia del calcio per garantire l’equilibrio competitivo.

    @pippoevai

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