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  • PIT STOP: 1996, la più bella corsa di Michael Schumacher FOTO E VIDEO

    PIT STOP: 1996, la più bella corsa di Michael Schumacher FOTO E VIDEO

    • Luca Talotta
    Gli spettatori del Gran Premio di Spagna del 1996 sarebbero stati giustificati se avessero pensato che la Ferrari F310 di Michael Schumacher era l'unica vettura in pista. La metafora visiva che risale subito agli occhi dalla foto di copertina di questo articolo è così ovvia che non ha bisogno di essere dichiarata esplicitamente. Schumacher, con classe e brillantezza, rese invisibili avversari e pioggia. L'epica vittoria sotto il diluvio di Barcellona, il primo di una Ferrari con Schumacher, fu immediatamente consacrata nel pantheon delle magiche virate sul bagnato. Ma più di questo, questa gara ha segnato il punto in cui Schumacher è passato dall’essere secondo dietro al mito Ayrton Senna a divenire lui stesso leggenda a pieno titolo.

    DALLA BENETTON ALLA FERRARI NEL SEGNO… DI BRIATORE - Sembrava ingiusto ricordare Schumacher come il vincitore del suo primo campionato del mondo di Formula 1 nel 1994 dopo aver deliberatamente speronato Damon Hill ad Adelaide per assicurarsi il titolo alla fine di una stagione iniziata con la morte di Senna a Imola. E dunque, dopo aver conseguito il secondo titolo consecutivo con Benetton, ruppe con il caposquadra Flavio Briatore per unirsi alla Ferrari. La Scuderia è sempre stata la squadra più prestigiosa della Formula 1, ma anche la sua famiglia più disfunzionale; l’arrivo di Schumi portò freschezza ad una squadra che era impantanata in uno dei suoi periodi peggiori di depressione, con solo due vittorie nelle precedenti cinque stagioni. Inoltre, la nuova F310 fu quella che il pilota numero due della Ferrari, Eddie Irvine, definì "un pezzo di spazzatura", al volante, inaffidabile e orribilmente brutta.

    LA PIOGGIA, BENEDETTA, DI SCHUMACHER - Schumacher raggiunse solo tre podi nelle prime sei gare della stagione e la sua Ferrari non sembrò mai in grado di sfidare le Williams FW18 di Adrian Newey, guidate dalle stelle della seconda generazione Hill e Jacques Villeneuve. Al Circuit de Catalunya, Schumacher si qualificò terzo sotto un cielo soleggiato, quasi a un secondo dal podio. Poi arrivò la pioggia in Spagna. Le condizioni erano così insidiose che per la prima volta in assoluto si era parlato della partenza della gara dietro la safety car, e Schumacher - fiducioso nella sua configurazione sul bagnato e speranzoso che la pista scivolosa avrebbe minimizzato il vantaggio della Williams - era raggiante mentre aspettava sotto un ombrello di salire nella sua cabina di guida.

    LA GRANDIOSA RIMONTA DI SCHUMACHER - Ma tutto andò storto all'inizio. Quando le luci si spensero, Schumacher quasi bloccò il suo V-10 e venne superato dalle macchine dietro di lui finendo addirittura nono. Hill, partito dalla pole, finì testacoda e alla fine uscì di gara al dodicesimo giro. Schumacher fu il primo a rendersi conto che, prendendo le linee non convenzionali su parti del tracciato abitualmente inutilizzate, poteva trovare presa dove altri non potevano. Lo spettacolo stava appena iniziando: iniziò la rimonta vertiginosa e al primo giro in testa, il tedesco tirò fuori un vantaggio di 3,7 secondi. Al giro successivo, erano diventati 6,6. Quindi 10,5, 15, 20, 25, 30. Più di 37 secondi prima del pit-stop al 23esimo giro. Schumacher ripeteva regolarmente giri da tre a quattro secondi più veloce di chiunque altro. Non perché avesse la macchina migliore. E non solo perché era il miglior pilota. Ma perché era il pilota più impegnato in pista e quello che sapeva vedere oltre la pista stessa.

    UNA FERRARI COMUNQUE ZOPPA - Quella vittoria non ha trasformato la F310 in un battitore mondiale e la Ferrari è stata ancora damigella d'onore per gli anni successivi. Ma a partire dal 2000, Schumacher ha vinto cinque campionati consecutivi. Nel momento in cui si ritirò, aveva segnato 91 vittorie in F1: il più grande pilota, statisticamente parlando, nella storia dello sport. Ma non è mai stato migliore di quel pomeriggio di giugno del 1996, quando ha reso il fatto di correre assieme ai migliori piloti del mondo un aspetto di secondo piano.

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