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  • Pjanic: 'A Roma contava il gioco, alla Juve ho imparato a vincere in maniera 'sporca'. Troppi 100 milioni per Belotti'

    Pjanic: 'A Roma contava il gioco, alla Juve ho imparato a vincere in maniera 'sporca'. Troppi 100 milioni per Belotti'

    -1 al primo derby stagionale, quello tra Juventus e Torino. Una sfida delicata per la squadra di Allegri in vista dell'impegno della prossima settimana in Champions League contro l'Olympiacos, il primo vero esame di maturità per la formazione di Sinisa Mihajlovic, che ha registrato la sua migliore partenza in assoluto nell'era dei 3 punti. A presentare la stracittadina torinese ci ha pensato il centrocampista della Juve Miralem Pjanic, dalle colonne de La Stampa.

    Juve-Toro cosa significa?
    "Una partita dedicata ai tifosi, che ci tengono tanto, e per noi tre punti in più sulla strada per il primo posto".

    Che cosa si aspetta dal Toro?
    "Al solito il Torino è una squadra che sa mettere in difficoltà chiunque: da rispettare, come la loro storia. Ma per noi è una sfida da vincere, per avere ancora più fiducia e continuare la striscia positiva, che è una bella notizia e una risposta che diamo, a tutti".

    Chi conosce nel Toro?
    "Rincon, che era da noi, Burdisso, con cui ho giocato. E poi sono molto amico con Ljajic: ci vediamo spesso, e gli voglio veramente bene, spero faccia una grande stagione".

    Che giocatore è?
    "Di talento, che ha sempre dimostrato, tra le linee fa la differenza. Insomma, un grandissimo giocatore: l’unica cosa che gli serve è la continuità, di segnare ed essere decisivo, come sta facendo. Al giorno d’oggi contano i numeri".

    Chi tira meglio le punizioni?
    "Lo deciderete voi".

    Mihajlovic è stato un modello?
    "Guardavo sempre le sue punizioni, fantastiche: con quell’interno piede a giro, e con grande forza. Uno specialista, da ammirare e imitare".

    E come allenatore?
    "Mi piace anche in panchina, per quel che sta dando al Toro: energia e forza, le sue squadre hanno qualità".

    Come funziona la sfida di punizioni con Dybala?
    "Che ognuno le calcia dal proprio lato, anche se il problema è che non sai mai quante ne capitano da una parte e dall’altra, in un campionato. Con la Fiorentina ce n’era una bellissima, ma non ero in campo: se ci fossi stato io, l’avrei tirata".

    Come va la carriera da regista?
    "Molto bene, ormai lo faccio da un anno. È una posizione in cui fai le due fasi, e provi a portare palloni puliti verso Dybala, i nostri esterni e gli attaccanti, che hanno tantissima qualità".

    In che cosa è cambiato?
    "È un ruolo in cui devi essere intelligente e sei obbligato a riflettere: in questo ho fatto dei passi avanti, e Allegri mi ha aiutato. Prima ero più spensierato, e con la tecnica che avevo pensavo più ad attaccare che a difendere. Dove ora do una mano: mi piace recuperare palloni".

    Che cosa ha imparato alla Juve?
    "La cultura difensiva, il saper vincere diversamente e, a volte, semplicemente per 1-0, giocando pure male. Forse a Roma c’era la priorità di giocare sempre bene, di provare a vincere, e di prendere gol. Qui l’importante è non prenderlo, perché uno lo facciamo sempre".

    È questa la vera differenza tra la Juve e la concorrenza?
    "È nella testa, nella voglia, nella volontà e nella fame che abbiamo, di andare oltre. Anche se le altre squadre, Roma, Milan, Inter e Napoli, soprattutto, hanno tantissima qualità e possono pensare di vincere lo scudetto".

    Quindi, come finirà?
    "Potremo fare la differenza con la nostra regolarità, solidità e volontà: se molli un po’, le altre si avvicinano".

    Juve sempre favorita per lo scudetto?
    "Come dico sempre, se hai vinto l’anno prima, sei il favorito e non ti puoi nascondere. Ma è un campionato aperto: del resto, ci aspettano tutti, da anni".

    E nel derby?
    "I valori saranno più o meno vicini, l’unico vantaggio è che giochiamo in casa. Poi dovremo essere presenti nel gioco e nei duelli, con intensità e volontà".

    Darebbe 100 milioni per Belotti?
    "Sta facendo un buon campionato, ma cento milioni sono tantissimi. Soprattutto quando penso che li valeva Cristiano Ronaldo, uno che segna due-tre gol a partita. E di quel livello ce ne sono due: lui e Messi. Dopodiché, il mercato è decollato. Però, sono tanti".

    Perché aver fiducia in Higuain?
    "Perché è un giocatore straordinario e io lo sosterrò, sempre: se tutti ti stanno dietro, significa che sei importante. E poi questi periodi capitano a tutti gli attaccanti, ma noi lo aiuteremo, e lui si sbloccherà".

    Come finisce Juve-Toro?
    "Mi basta vincere, senza prendere gol: uno, due a zero, sarebbe perfetto".

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