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  • Pjanic ha giocato come un ex, ora la Juve ha un problema: la stagione è lunga e Arthur ancora non molla

    Pjanic ha giocato come un ex, ora la Juve ha un problema: la stagione è lunga e Arthur ancora non molla

    • Nicola Balice
    Non c'è prova contraria, forse arriverà. E non può essere un'impressione confermabile. Né nessuno dei protagonisti potrà mai ammetterlo. Però diventa difficile non avere l'impressione che Miralem Pjanic (forse non solo lui, vedi Adrien Rabiot) abbia già staccato la spina. Nonostante dichiarazioni come quelle di Maurizio Sarri (“Ogni volta che penso di lasciare fuori Pjanic mi convinco di sbagliare”) o messaggi d'amore come quelli lanciati a più riprese dallo stesso bosniaco alla Juve via social. C'è il Barcellona nel suo futuro, sempre che non sia costretto a far decollare opzioni alternative come Psg o Chelsea. Ma al di là dei colori che avranno le sue prossime maglie, a stridere è il presente. Certo, le attenuanti non mancano. Quella col Milan era la prima partita per tutti, serve tempo a chiunque per trovare il giusto ritmo, la giusta brillantezza e così via. Il problema semmai fa parte di tutto ciò che negli sport americani viene definito come “intangibles”, cipè quei valori che non vengono espressi dai numeri: non è questione di chilometri percorsi o di palloni giocati, ma della sostanza che appare. E Pjanic, il Pjanic visto contro il Milan, sembra davvero già esprimere l'equivoco inevitabile del calcio che riparte quando solitamente si ferma: ufficialmente il mercato dovrà aspettare, nei fatti condiziona e condizionerà. Servirà il miglior Sarri per riuscire a riportare sul pianeta Juve uno come Pjanic, che già ben prima dello stop forzato è apparso irriconoscibile, nel bel mezzo di un'involuzione di rendimento e condizione. Era in crisi tecnica prima dello stop, ha ripreso più o meno dallo stesso punto.

    LA SITUAZIONE – Una situazione che va affrontata al più presto. Se la prima dopo lo stop consente a tutti di guadagnarsi semmai delle ammonizioni e non delle bocciature, il tema va gestito e non è semplice. Anche perché non può essere una mancanza di impegno a condizionare Pjanic, quanto un aspetto motivazionale che fa parte delle regole del gioco ma che rischia di incidere molto di più di quanto non possa accadere in una stagione normale. D'altronde pure Pjanic è in una fase d'attesa, sa più di tutte le parti in causa quanto di fatto la sua avventura con la Juve sia giunta al capolinea, aspetta pure lui che Arthur possa sbloccare la trattativa con il Barcellona o che le due società riescano a trovare accordi alternativi. Ascolta le proposte di Psg e Chelsea, in rigoroso ordine di preferenza ma che vorrebbe non dover essere costretto a dover preferire. Intanto però c'è la Juve e una stagione da portare a termine: l'aveva cominciata da perno fondamentale del progetto di Sarri, la sta concludendo da equivoco tattico principale. Sul calendario c'è scritto metà giugno, ma alla fine manca ancora un'eternità. E un Pjanic con il piglio dell'ex, è un lusso che la Juve non può permettersi.

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