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  • Pollersbeck è l'Oltre-Neuer: il calcio del futuro dipende dai portieri

    Pollersbeck è l'Oltre-Neuer: il calcio del futuro dipende dai portieri

    • Luca Bedogni
    Dopo il falso nove e i falsi terzini, è arrivato il momento dei falsi portieri. L’Oltre-Neuer. In una intervista che ha fatto scalpore soprattutto per la profezia relativa all’Inter (“l’Inter butterà giù la Juventus”), Gian Piero Gasperini ha parlato anche di innovazione tattica: “Il portiere che sale tra i due centrali per impostare” è il prossimo futuro, “così si guadagna un altro uomo per la costruzione.” Eccola qui l’evoluzione del portiere: da estremo difensore a estremo costruttore. Cambia il modo di guardarli, il metro per valutarli: “Vedrete –aggiunge Gasp-, in futuro i portieri verranno scelti più per i piedi che per le mani.” Fin qui, qualcuno potrebbe obiettare, niente di nuovo, non ha espresso niente di trascendentale. In fondo nel calcio contemporaneo i portieri sono già coinvolti nella costruzione bassa, cosa intende? Si scelgono già per la loro bravura coi piedi. Dunque?
     
    L’ERRORE DI BERISHA - Forse Gasperini ha esagerato un po’ toccato ancora dall’errore di Berisha in Atalanta-Inter. Una svirgolata sotto pressione che aveva portato come conseguenza il fallo da rigore e quindi il momentaneo 1-1. 

    Pollersbeck è l'Oltre-Neuer: il calcio del futuro dipende dai portieri

    In realtà il tecnico di Grugliasco sta covando qualcosa, sotto, e Berisha non c’entra, se non di riflesso o comunque in minima parte. L’obiezione precedente infatti non tiene conto di un verbo rivelatore: Gasp parla di “portiere che sale”. Oggi osserviamo, certamente, molti portieri usare i piedi, ma sono tutti bene o male confinati nella loro area. Al massimo vanno in sostegno uscendo dallo specchio lungo la linea di fondo (l’esempio più eclatante in Italia è Donnarumma), oppure si alzano appena tra il dischetto e la lunetta per agevolare il giro-palla. Se lo sviluppo supera la metà campo, tuttavia, si affacciano inoperosi dal balcone dell’area, e guardano in lontananza. Neuer con Guardiola, è vero, aveva già preconizzato tutto spingendosi ben oltre, ma di recente si è visto un caso ancora più estremo. E chissà che Gasperini, in quell’intervista, non vi alluda sottotraccia. Parliamo dell’Amburgo di Titz e del portiere Pollersbeck.    
     
    AVANGUARDIA TITZ: IL CASO POLLERSBECK – Ora che il polverone prodotto dalla retrocessione dell’Amburgo si è posato (la prima dopo più di 54 anni), non ci resta che soffiarlo via. Rischieremmo altrimenti di dimenticare il miracolo mancato dal terzo allenatore della stagione 2017/2018, Christian Titz. Subentrato a marzo, ha guidato l’Amburgo nelle ultime 8 gare, conquistando a sorpresa 13 punti (4 vittorie, 3 sconfitte, 1 pareggio). La prima mossa di Titz, contro l’Hertha Berlino (17/3/18), fu quella di cambiare il portiere. Fuori Mathenia, dentro Julian Pollersbeck. Per giocare così. 

    Pollersbeck è l'Oltre-Neuer: il calcio del futuro dipende dai portieri

    Pollersbeck saliva sistematicamente a palleggiare a metà campo, incurante del pressing degli avversari. Saliva “tra i due centrali” aperti, che a loro volta spingevano i terzini lungo le fasce, in ampiezza, concretizzando uno sviluppo estremo del 4-3-3. (Ciò che avviene comunemente nelle rimesse dal fondo di tante squadre, solo che trasposto molto più avanti e in situazione attiva. Dei pazzi).
    Non pensate però a momenti particolari della gara, tipo uno svantaggio da recuperare nei minuti di recupero. Era davvero sistematico e accadeva dall’inizio, nell’Amburgo di Titz. Non dipendeva affatto dalla debolezza dei rivali. Ecco perché oggi Pollersbeck rappresenta l’Oltre-Neuer.  
     
    OLTRE LO SWEEPER-KEEPER: UNA QUESTIONE TERMINOLOGICA- Quando si citano questi portieri evoluti si utilizza spesso e volentieri il termine inglese “Sweeper-Keeper” al posto di “Goalkeeper”. Non più “Guardiano della porta”, ma “Libero-Guardiano”. Il problema è che “to sweep” in inglese significa “spazzare”: è questa per loro (e non solo per loro..) l’essenza del libero. Mi sembra francamente riduttivo nel caso di Pollersbeck, anche se il termine forse andava stretto già al Neuer di Guardiola, che tuttavia era molto, molto più Sweeper con le sue chiusure spettacolari a protezione della difesa altissima del Bayern. Sta qui, credo, il cuore della questione. Il portiere che sale, okay, ma per cosa principalmente? Per difendere o per costruire?
    Sotto trovate mappe di calore a confronto tra quattro prestazioni recenti, scelte a caso, di Donnarumma (Milan), Ederson (Manchester City), Neuer (Bayern Monaco) e Pollersbeck (Amburgo). La differenza è lampante.      
     
    Pollersbeck è l'Oltre-Neuer: il calcio del futuro dipende dai portieri

    COSTRUZIONE 3-2, IL TRAPEZIO – A retrocessione avvenuta, l’Amburgo conferma Titz, e in estate, la formazione tedesca stende 3-1 il Monaco di Jovetic e Keita. Ecco una costruzione 3-2 (a trapezio), usata per intenderci dall’Atalanta di Gasperini e talvolta dal Napoli di Ancelotti (ad esempio contro il Liverpool). Però qui il centrale nei tre lo fa il portiere! Il che produce una conseguenza non indifferente nella metà campo avversaria: praticamente 6 uomini all’attacco, con situazione di inferiorità numerica disarmante per la linea difensiva del Monaco. 

    Pollersbeck è l'Oltre-Neuer: il calcio del futuro dipende dai portieri

    Possiamo allora introdurre, alla luce di queste immagini, nuovi moduli. Il caso Pollersbeck infatti non tocca solo la questione terminologica, relativa al singolo ruolo, ma ricade anche nel sistemico. Avrebbe ancora senso parlare di 4-3-3 con uno sviluppo manovra del genere? C’è chi, da qualche tempo, per ragioni poco sostanziali inserisce il portiere nei moduli: l’1-4-3-3, l’1-4-4-2 e simili. Vuotaggini. Qui la questione è un’altra: è arrivato il momento di inglobare nel modulo il portiere stesso. Sdoganiamo il 3-5-3, il 3-4-4, il 3-2-6… Forse è questo il futuro che ha in mente Gasperini.       
     
    TITZ OLTRE L’ESONERO- La fine apparente delle idee di Titz è già avvenuta: è stato esonerato in Zweite Liga dopo sole 10 giornate (5 vittorie, 2 sconfitte, 3 pareggi), pur trovandosi a -2 dalla vetta. Un vero colpo basso per giocatori e tifosi. La dirigenza non aveva digerito le ultime cinque gare del suo percorso: solo 6 punti. Ma la morte simbolica di Titz era avvenuta ancora prima (alla 6^ giornata), ossia alla prima rete subita contro lo Jahn Regensburg. L’unica palla persa fatalmente da Pollersbeck nelle 18 partite con Titz in panchina.   

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    Colpita una certezza, l’Amburgo ne subì 5 in casa (23/9/18). L’esonero si è rivelato a posteriori una scelta dura ma conveniente, perché ora l’Amburgo è primo, mentre Titz è già leggenda.   
     
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