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  • Porto e Napoli dopo Parigi, l'Uefa è la prima responsabile. Serve la catastrofe per riavere un calcio normale?

    Porto e Napoli dopo Parigi, l'Uefa è la prima responsabile. Serve la catastrofe per riavere un calcio normale?

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Che cosa sta succedendo in giro per l’Europa a quei tifosi che vogliono andare a vedere la propria squadra in trasferta e vengono poi trattati come quelli dell’Inter a Oporto? E perché mai vietare agli ultras dell’Eintracht la possibilità di entrare allo stadio “Maradona”,  quando tutti sanno che riservare loro un settore era il miglior modo per controllarli? La sicurezza negli stadi del nostro continente sta diventando una materia per esperti del settore. Innanzitutto c’è una distinzione da fare: gli interisti erano rappresentati da famiglie e bambini, mentre i tedeschi erano frange estreme del tifo che già avevano provocato incidenti a Francoforte. In Portogallo la polizia ha rischiato un’azione ritorsiva (addirittura la carica) quando sarebbe stata controproducente. A Napoli, invece, la guerriglia urbana è stata contro le forze dell’ordine.

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    Ministro e Prefetto, vietando la trasferta dei tifosi dell’Eintracht, hanno aperto il conflitto. Cioè hanno fatto esattamente quello che gli ultrà, appoggiati anche dagli atalantini, volevano. Così un provvedimento teoricamente ragionevole, ha fatto da detonatore sia alla presenza (dalla Germania sono venuti lo stesso), sia agli scontri. In tutto questo l’Uefa, cioè l’ente organizzatore, promette inchieste e minaccia provvedimenti. Ma, come insegna la cronaca (anche recente), l’Uefa è la prima responsabile. A Parigi, in occasione della finale di Champions di un anno fa, si è sfiorata la “catastrofe mortale di massa”. Deve riaccadere prima che il calcio torni a essere decentemente normale?

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