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  • Preziosi e Ferrero criticati, allenatori cambiati e niente plusvalenze: Genoa e Samp rischiano lo sprofondo

    Preziosi e Ferrero criticati, allenatori cambiati e niente plusvalenze: Genoa e Samp rischiano lo sprofondo

    • Renzo Parodi
    Dal vegliardo al ragazzino. Il Genoa cambia il direttore d’orchestra. Addio Andreazzoli, 66 anni, benvenuto Thiago Motta, 39 anni, ex calciatore di Genoa, Inter e Psg e attuale tecnico dell’Under 19 della squadra parigina. Preziosi ha deciso, ispirato dalla sua voglia di stupire. L’italo-brasiliano Thiago Motta ha vinto lo sprint con un altro giovane, Massimo Carrera, ex calciatore della Juve ed ex vice di Conte ai tempi della Vecchia Signora. Carrera, peraltro, ha nel carnet l’esperienza alla Dinamo Mosca, con la quale ha vinto un titolo nazionale in Russia. Thiago è un neofita della panchina, ha appeso le scarpe al chiodo da due anni e sta frequentando il corso di Coverciano per ottenere il patentino di allenatore di prima categoria. Lo affiancherà quindi un patentato, Roberto Murgita, tecnico dell’under 17 rossoblù, che ha lavorato con Mandorlini, Ballardini, Juric, Prandelli ed è sopravvissuto a tutti i recenti cambi sulla panchina del Genoa.

    VIA IL MAESTRO - 'Il nuovo Gasperini', il maestro di calcio che aveva fatto innamorare (calcisticamente, s’intende) il presidente Enrico Preziosi e sognare i tifosi rossoblù, fa dunque le valigie e saluta il Genoa dopo meno di quattro mesi. Aurelio Andreazzoli, appunto il maestro, frettolosamente elevato agli altari dopo poche settimane in panca, è stato sacrificato alla dura legge del calcio che immola l’allenatore come capro espiatorio designato degli errori suoi, certamente, ma soprattutto degli errori altrui. Una sola vittoria, alla seconda giornata a Marassi sulla Fiorentina non ancora illuminata dai lampi di classe di Ribery, due pareggi, nella Roma giallorossa e in casa col Bologna, e cinque sconfitte. Sic transit. Andreazzoli era già stato scaricato dopo la sconfitta interna col Milan e riabilitato (su richiesta della squadra) anche per mancanza di alternative valide. Pioli e Gattuso erano i sogni e sogni sono rimasti. 

    NORMALITA' A GENOVA - Preziosi, in estate, aveva fatto fuoco e fiamme per portarlo a Genova, a dispetto degli avvisi del ds Capozucca che lo metteva in guardia: "Presidente, ha allenato pochissimo in A e ha portato l’Empoli in B". Ora pure Capozucca rischia di rimetterci il posto. Piaceva, il veterano Andreazzoli (66 anni il prossimo 5 novembre) per la pacatezza e il gusto del gioco d’attacco. Così, in barba al pedigree e allo striminzito curriculum in panchina come primo allenatore, mister Aurelio era stato arruolato per il progetto, l’ennesimo, che avrebbe finalmente dovuto garantire vita serena al Vecchio Grifone. "Ho sofferto troppo lo scorso anno", aveva confidato Preziosi, "e non voglio ricascarci". Difatti… Dopo l’ottava giornata il Genoa è scivolato al penultimo posto in classifica, con 5 punti, uno solo in più della Sampdoria che sta passando in guai suoi ma ha già provveduto a cambiare il postiglione della diligenza. A Genova ramo calcio, insomma, siamo rientrati in blocco nella 'normalità' di un tempo lontano ma mai dimenticato. Quando ci si salvava – se ci si salvava – all’ultima giornata e qualche volta in coda ad uno spareggio. La Superba, ormai tale solo di nome anche nel calcio, fa i conti con due dirigenze screditate, che i tifosi delle due schiere non sopportano e vorrebbero veder sparire dall’orizzonte.

    IL RISCHIO SFIORATO - Storia vecchia, soprattutto sul versante Genoa. Enrico Preziosi, spregiativamente ridefinito dai suoi nemici 'il giocattolaio', prese il Genoa dal fallimento Dalla Costa per 750mila euro. Correva l’anno 2003. Da allora il Grifone ultracentenario ne ha passate di tutti i colori, compresa una ignominiosa discesa in serie C per colpa – ha decretato la giustizia sportiva – di un pasticciato episodio di corruzione in coda al campionato di serie B del 2005. Ha risalito rapidamente la china e da quando ha rimesso piede in serie A c’è rimasto, stabilendo il record assoluto di permanenza della sua storia. Tredici campionati consecutivi. Naturalmente questo non basta al popolo rossoblù e Preziosi sembrava averlo compreso. Salvo all’ultimo giro di cronometro lo scorso campionato grazie al bilancio degli scontri diretti con l’Empoli allenato da Andreazzoli (toh!), il Genoa in estate è stato rivoltato come un guanto

    TROPPO ENTUSIASMO - Senza soffrire il consueto sacrificio dei vitelli grassi, salvagente tradizionale dei bilanci. Era rimasto Kouamé, concupito invano dal Bologna. Era rimasto Romero, seppure già passato come cartellino alla Juventus che lo sta pagando caro, 26 milioni di euro. Era arrivato un giovanissimo talento dell’Inter, l’attaccante Pinamonti, 20 anni, in prestito per due milioni con diritto di riscatto a 18. Con lui un altro giovane attaccante, lo juventino Favilli (analoga formula), qualche altro virgulto di belle speranze (Barreca, Agudelo, Pajac, Cassata, Ghiglione), lo svincolaro Zapata, un difensore esterno danese (Ankersen) e il suo connazionale Lasse Schone 33 anni, bandiera dell’Ajax, immediatamente ribattezzato il professore, per la sagacia tattica e la personalità con la quale menava la danza in mezzo al campo. Un abbaglio, Schone ha conosciuto la panchina ed è finito nel tritacarne dei media. La partenza a razzo con i filotti vittoriosi nelle amichevoli estive e un avvio di torneo col botto aveva prodotto inni ed epinici da parte di una stampa incline ad esagerare meriti e demeriti, peraltro in perfetta sintonia con gli umori del pubblico genoano. Salvo doversi ricredere di fronte all’evidenza dei fatti

    23 ALLENATORI BRUCIATI - La rifondazione numero mille aveva prodotto niente di più e niente di meglio che un Genoa modesto e afflitto da un pericoloso squilibrio tattico. Pochi gol segnati (nove) e troppi subiti, addirittura venti, peggior difesa del campionato. Ed eccoci qui a commentare il licenziamento di Andreazzoli. Il presidente Preziosi in sedici anni ha bruciato 23 allenatori (alcuni, come De Canio, Gasperini, Ballardini, Juric più di una volta). Una giostra da far invidia a Zamparini, il re dei rottamatori, ora a riposo. Memorabile il recente balletto che l’anno scorso ha visto alternarsi in panchina Ballardini, Juric, Prandelli con epilogo finale da cardiopalma. Con questo trend di fai e disfa parlare di 'progetto', come fa Preziosi, è semplicemente una pia illusione. Si campa alla giornata, con un occhio, anzi due, bene incollati al bilancio che non è affatto stato messo in sicurezza come pretende il presidente. A gennaio stando così le cose si dovrà tornare sul mercato questa volta però per rinforzarsi per davvero. Nessuna plusvalenza in vista, anche perché le galline dalle uova d’oro appartengono ad altre squadre (Radu e Pinamonti all’Inter, Romero alla Juve) oppure non esistono nel pollaio rossoblù, infarcito di giocatori presi in regime di svincolo o in prestito. I tifosi, schierati compatti contro Preziosi finora hanno sostenuto la squadra. C’è da augurarsi che continuino a farlo. In caso contrario sarebbero tempi davvero bui per il Vecchio Grifone.

    SAMP, NON VA MEGLIO - Anche sull’altra sonda si cammina sui carboni ardenti ma almeno il nodo-allenatore è stato sciolto col licenziamento di Eusebio Di Francesco (liquidato con una sontuosa buonuscita, 3,5 milioni di euro) e sostituito dalla vecchia volpe Claudio Ranieri. Tre punti in sette gare erano una sentenza inappellabile per il tecnico pescarese. L’ex Roma, con i suoi 68 anni, è il decano degli allenatori in attività in Italia, ha già registrato le valvole e trasformato la squadra sbandata e fragile ereditata da Di Francesco in una formazione compatta e solida, come testimonia lo 0-0 casalingo contro la Roma, seconda partita senza subire gol che sono comunque già la bellezza di sedici. L’ultimo posto di classifica è un peso psicologico grande e difatti Ranieri - oltre che sul modulo di gioco, il 4-4-2 - sta lavorando sui cervelli dei giocatori, frastornati dal calcio chiesto da Di Francesco. Ha delle colpe, Eusebio, ma relative. Aveva creduto alle promesse estive di Ferrero ('te compro Verdi, te compro Berardi') e si è ritrovato un organico inadatto ad esprimere il calcio che pace a lui. Ha sbagliato ad imporlo a calciatori recalcitranti, rinunciando troppo tardi al prediletto ma improponibile 4-3-3, quando ormai i buoi erano scappati dalla stalla. 

    DISTRAZIONI - Radio fante racconta che la squadra gli era già scappata di mano alla fine del raduno estivo e difatti i risultati delle amichevoli avevano acceso parecchio segnali di allarme. Su tutto aleggiava, immanente, la trattativa per la cessione del club a Gianluca Vialli e ai suoi soci americani, i miliardari James Dinan e Alex Knaster: 'La tarantella', l’aveva ribattezzata Di Francesco, convinto che tutto quel chiacchiericcio sui giornali e fra i tifosi, via via più inquieti e irritati per il mancato happy ending, avesse contribuito a disorientare la squadra. In realtà la tabe era a monte, figlia di un mercato estivo condotto al risparmio da Ferrero, distratto dal braccio di ferro con Vialli & Co. Partiti due pilastri come Andersen e Praet (50 milioni in cassa), la squadra non era più la stessa che Giampaolo aveva condotto al nono posto. E non poteva esserla, avendo anche cambiato 'manico': la sterzata col sacrificio di Di Francesco era indispensabile ma costerà, complessivamente, circa 7 milioni alle casse blucerchiate. E c’è preoccupazione. 

    IRA TIFOSI - Vialli si è ritirato dopo aver offerto quasi 150 milioni a Ferrero, che li ha rifiutati. Di quei soldi, 50 milioni sarebbero andati a lui, il Viperetta, altrettanti a coprire i debiti della società e 40-50 a finanziare gli ulteriori lotti dei lavori al centro di allenamento di Bogliasco e allo stadio Ferraris, nonché sul mercato di gennaio. Ferrero ha tenuto duro, scatenando l’ira dei tifosi che attendevano Vialli come il messia e gliel’hanno giurata. Contestazione continua verso il presidente, con qualche appendice anche per Edoardo Garrone, accusato di aver portato a Genova un personaggio tanto scomodo e inaffidabile. Ferrero ha le spalle larghe e non teme i tifosi. Li provoca, addirittura, con dichiarazioni velenose e gesti offensivi, come la passeggiata sul prato di Marassi dopo lo 0-0 con la Roma. A braccia alzate e pugni chiusi in risposta ai cori ostili del pubblico. Continua a fare i conti con l’ombra incombente di Vialli che ufficialmente si è ritirato ma attende, senza fretta e in silenzio, che i nodi legati alle aziende private di Ferrero (oberate di debiti) vengano al pettine. E che il gip romano si pronunci a febbraio sulla richiesta di rinvio a giudizio di Ferrero per la vicenda dei presunti 'prelievi' illeciti dal bilancio per tappare le falle del suo traballante impero immobiliar-cinematografico. Oltre un milione di euro incassato nel 2015 dalla cessione di Obiang al West Ham secondo la procura sarebbero spartiti nelle tasche di Ferrero. E’ dunque ancora lunga la strada per Tipperrary, cioè verso la soluzione del nodo societario e la salvezza della squadra. La Sampdoria resta ultima in classifica e non si vedono le solite vittime designate, tutte le altre squadre venderanno cara la pelle. Dal derby per l’Europa al derby per la salvezza. Un bel passo indietro per Genova, non c’è che dire. 

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