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  • Preziosi: 'Ho scelto Piatek come Milito e Thiago Motta. Avrei ripreso Boateng'

    Preziosi: 'Ho scelto Piatek come Milito e Thiago Motta. Avrei ripreso Boateng'

    Enrico Preziosi dice tutto. Dai retroscena su Mattia Destro e Kevin-Prince Boateng a Piatek. Di seguito l’intervista rilasciata dal presidente del Genoa al Corriere dello Sport: “Volevo Destro al Genoa perché ero sicuro al 100% che diventasse un grande attaccante”. 


    Almeno a vedere quello che Destro ha fatto fin qua, lei ha sbagliato. 
    “Vediamo, non è finita, il ragazzo è ancora giovane, risentiamoci tra due o tre anni”. 


    Cosa le fa pensare di aver visto giusto in quel 2010 quando Destro aveva in pratica giocato solo in Primavera? 
    “Le sue grandi qualità, la sua rabbia in area, il gol che aveva addosso, la capacità di giocare il pallone. Lo seguivamo da tempo nelle giovanili e quando l’Inter ci chiese Ranocchia pretendemmo proprio Destro come contropartita”. 


    Di certo rivendendolo alla Roma un paio di anni dopo, l’affare il Genoa lo fece. 
    “Prendemmo 17 milioni, ma la Juventus ci avrebbe anche offerto di più, forse sarebbe arrivata anche a 20, solo che a quel punto avevo già stretto un paio di mani e non tornai indietro”. 


    Da lontano che idea si è fatto sulle sue difficoltà? 
    “Non è spiegabile quello che gli sta capitando, un giocatore così avrebbe dovuto spaccare il mondo, Destro ha tutto per essere uno degli attaccanti più forti del nostro calcio”. 


    Giorgio Perinetti che lo ha avuto nel Siena dice che in questi anni è come se non si fosse voluto bene. 
    “Se lo dice Giorgio… Non so se è un discorso caratteriale, oppure se non ha ancora trovato un giusto equilibrio, in pratica è da quando ha lasciato la Roma per passare al Milan che si è smarrito”. 


    Da allora sono passati 4 anni, sono tanti… 
    “Sono troppi. Una volta per tutte deve convincersi di poter essere un campione, perché a quel punto avrà addosso la voglia di crescere e migliorarsi sempre e di non accontentarsi mai di quello che ha già”. 


    Certo che se lei lo stima così tanto, avrebbe potuto riprenderselo in estate. 
    “Io lo avrei ripreso”. 


    Come lo avrebbe ripreso? Se è così, perché ha fatto saltare lo scambio tra Destro e Lapadula? 
    “Caso mai lo ha fatto saltare il Bologna, non il Genoa”. 


    Il Bologna? Cosa dice presidente? Pensi che per il Bologna Destro è fumo negli occhi… 
    “Guardi, a noi uno scambio di prestiti sarebbe andato bene, non lo avrei disdegnato, a un certo punto ho anche pensato che l’operazione si facesse, poi il Bologna ci ha informato di aver preso un paraguaiano che giocava in Danimarca. Come si chiama?”. 


    Santander… 
    “Sì, Santander. Boh. Le ripeto che stavamo parlando. No, sì, si fa, non si fa. A meno che sia stato Destro a non volersi muovere da Bologna per qualche motivo personale”. 


    Di sicuro la Sampdoria l’ha rifiutata… 
    “Comunque già me ne sono fatto una ragione, anche se ammetto che Destro lo avrei ripreso. Non fosse stato altro che per il mio istinto". 


    Quello stesso istinto che le fatto scegliere questo polacco quasi sconosciuto? 
    “Proprio Piatek, è un ’95 fortissimo, l’ho scelto io dopo aver visto un paio di filmati”. 


    Come, nessuno del Genoa lo aveva seguito dal vivo? 
    “No. L’ho visto io in un filmato e il giorno dopo l’ho chiuso, temendo che me lo portassero via. L’ho pagato 4,5 milioni e vedrete quanto varrà tra un paio di anni. Ma non abbiamo solo lui in attacco… Anche Favilli e Kouame sono il nostro futuro”. 


    Quali sono i due grandi colpi che Preziosi ha fatto nel tempo? 
    “Thiago Motta e Diego Milito”. 


    Come, li ha scelti lei? 
    “Tutti e due. E soprattutto per Thiago merito una standing ovation”. 


    Per quale motivo? 
    “Era infortunato, nessuno lo voleva, anche tutti i miei collaboratori me lo sconsigliavano e mi dicevano che era una stupidaggine e che stavo facendo un errore del quale potevo pentirmi amaramente. L’ho fatto ugualmente e avete visto come è finita. E un rimpianto ce l’ho anche quest’anno”. 


    Non è che ritira in ballo Destro… 
    “No, no, le tiro in ballo Boateng. Avrei ripreso anche lui, convinto com’ero che avrebbe fatto benissimo. Domenica intanto mi ha segnato due gol”. 


    Ci consenta, a questo punto non le sarebbe convenuto fare il direttore sportivo del Genoa invece del presidente. Avrebbe potuto anche guadagnare di più... 
    “Bella questa. Ma io sono un imprenditore, non avevo bisogno di trovarmi un lavoro nel calcio. Certo che avrei risparmiato tanti soldi”. 


    Quanti milioni ha investito nel calcio in questi anni? 
    “Tanti, troppi”. 


    Quanti presidente? Centoventi, centotrenta? 
    “Di più”. 


    Un uccellino: sui 180. Perché allora non ha venduto il Genoa? 
    “Mancavano le condizioni ma sono pronto ad aprire la porta a chi bussa". 


    Aveva bussato un bolognese… 
    “Sì, Gallazzi. Ma mi creda, non escludo niente in futuro”. 


    A parole, abbiamo la sensazione che lei del Genoa faccia fatica a privarsi. 
    “A volte mi chiedo chi me lo abbia fatto fare, poi vinco un paio di partite e torna la magia. Per certi versi non ha tutti i torti. E poi il Genoa è il Genoa”. 


    Cioè la società più vecchia d’Italia… 
    “Centoventicinque anni di storia sono infiniti, questo è un primato che nessuno potrà mai portarci via. E quest’anno ho voluto festeggiare il compleanno costruendo una bella squadra, più forte degli anni passati”. 


    Che finalmente non dovrà solo pensare a salvarsi? 
    “Mi aspetterei qualcosa di meglio, ma sarà il campo a dirci come stanno le cose”. 


    Ballardini è una sicurezza, a Bologna è retrocesso ma per il Genoa è il salvatore della patria e per il popolo del Genoa quasi un’istituzione. 
    “Un’istituzione no, diciamo che è un allenatore importante che a Genoa ha sempre fatto bene. È anche per questo motivo che i tifosi lo amano”. 


    Non ha la sensazione che a Genova (come tra l’altro a Bologna) venga apprezzato più l’allenatore esperto rispetto al giovane? 
    “Sia Liverani che Juric sono bravi, ma probabilmente è mancato a tutti e due un po’ di mestiere”. 


    E magari anche il tempo per far crescere la squadra… 
    “Il discorso è un altro: soprattutto in serie A un allenatore deve essere flessibile, elastico, se vuol far passare costi quello che costi la sua idea di gioco non sempre gli va bene”. 


    A Gasperini al Genoa è andata sempre bene. 
    “Gasperini fa parte della nostra storia, ci ha regalato un gioco importante ma anch’io gli ho messo sempre a disposizione giocatori importanti”. 


    Non solo a Gasperini, per qualche anno anche al Bologna. 
    Un sorriso. “Si riferisce a Marco Di Vaio?”. 


    Non solo a Di Vaio, anche a Gilardino e ad Adailton. 
    “Ha ragione, è come se il Bologna lo avessi quasi tenuto in piedi io. E pensare che tutte le volte che questi giocatori ci affrontavano, ci facevano anche gol. Ricorda quella volta sotto il diluvio che il Bologna vinse 4-3 con tre gol di Adailton? Ma il colmo lo abbiamo raggiunto con Di Vaio”. 


    In che senso presidente? 
     “Al Bologna gliel’ho regalato, ho pagato metà stipendio al giocatore e per due anni è arrivato nei primi posti della classifica dei cannonieri”. 


    Eh sì, quella scelta la sbagliò. 
    “Fui costretto a farla, lo chieda a Di Vaio. Pensi che l’allenatore voleva farlo giocare esterno, quasi terzino”. 


    Ma quell’allenatore era Gasperini. 
    “Sì, era Gasperini, ma ho detto la verità”. 


    Già che c’era non poteva lasciare al Bologna anche Gilardino? 
    “Dopo Di Vaio dovevo regalargli anche Gila? Mi avete preso per un coglione? Fu solo un problema di soldi. Si chiamava Guaraldi il presidente, giusto?”. 


    Giusto. Ma con tutti i soldi che le aveva lasciato per Acquafresca avrebbe anche potuto chiudere un occhio. 
    “Un occhio sì, ma non tutti e due”.
     

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