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  • Mancini sbaglia prima, durante e dopo

    Mancini sbaglia prima, durante e dopo

    • Sandro Sabatini
    Premessa: l’Inter è questa. E vale questo posto in classifica. Può ancora arrivare in zona Champions, ma non sarebbe un fallimento (almeno sportivo) scivolare in Europa League.

    Dopo questa premessa, qui non si discute il rendimento in campionato. Né si partecipa alla zuffa tra “Manciniani” (in diminuzione) e “antiManciniani” (in aumento) che sono schieramenti opposti, estremi ed estremisti che non aiutano a comprendere. La verità va invece cercata dalla prima all’ultima giornata di campionato. All’inizio la combinazione Handanovic-fortuna-1-0 aveva lanciato l’Inter troppo in alto, al primo posto in classifica. Adesso un’altra combinazione, meno facile da sintetizzare ma nella quale è significativa anche la sfortuna, sta riequilibrando la situazione. Come da premessa: l’Inter è questa, e il campionato ha presentato il conto. Il resto, mancia? No. Tutt’altro.

    Il resto della storia va sviluppato. Raccontato. Esaminato. Perché Mancini si può stimare, sì, e non da oggi: sono trent’anni che rappresenta il calcio italiano, giocato ed allenato. Ma si può anche criticare. Per esempio sugli arbitri: è dall’inizio della stagione che li attacca senza motivo, né errori clamorosi. In campo e poi in tv, nelle interviste singole e in conferenza, troppe volte li ha accusati di sbagli che non sembravano grossolani. Così ha esaurito troppo presto i jolly delle proteste. La doppia ammonizione di Nagatomo a Napoli, la manata non fischiata di Berardi contro il Sassuolo e altro ancora… Errori sottili, che meritavano più sottigliezza di ragionamento: era inutile ingigantirli. Agli occhi degli arbitri, che sono comunque una “squadra” molto più collettiva di quel che sembra, non conviene apparire come nemico giurato. E c’è sempre una frase che tutti accettano, perché dimostra intelligenza e rispetto: “Quando si gioca una partita, a tutti può succedere di sbagliare, compreso all’arbitro. Stavolta è toccato a lui”. Si denuncia l’errore, ma poi stop. E’ meglio, fidatevi. E’ la frase che non lascia conti in sospeso con il passato. Né il pericolo di “regolamenti di conti” per il futuro.

    Dagli arbitri-nemici ai giocatori-amici: Mancini ha sbagliato anche con loro. Superfluo aggiungere quel che tutti pensano su Felipe Melo. Utile, semmai, ricordare che l’esigenza di un centrocampista (Ever Banega) era risaputa quando è iniziato il calciomercato gennaio. Non adesso che è finito. Un centrocampista dai piedi più educati rispetto al branco. Uno che forse avrebbe cambiato il trend degli ultimi risultati. Nel 2016, in campionato, l’Inter ha raccolto cinque punti in cinque partite: sicuramente poco. Probabilmente, sarebbe stato qualcuno in più se la squadra avesse ricevuto a Capodanno il rinforzo utile a centrocampo. Certo, non esiste la controprova. Ma nemmeno la prova che il ragionamento sia sbagliato. Quindi, vale tutto.

    Infine c’è il capitolo interviste, comunicazione e tv. Qui Mancini è spesso nervoso e scortese. Troppo. E sbaglia ancora. L’ultimo errore, nel post-derby con Mikaela Calcagno di Mediaset Premium. Inutile raccontare quel che è successo: il video è tra i più cliccati delle ultime ore. Superfluo anche ricordare i motivi: la frase (in verità scherzosa) rivolta a Icardi su “quel gol lo facevo anch’io a 50 anni” e il dito medio mostrato ad alcuni tifosi dopo l’espulsione nel derby. Invece è utilissimo e assolutamente non superfluo, rammentare che si dev’essere cinquantenni maturi ed eleganti quando ci si rivolge innanzitutto a una donna, poi a una giornalista e infine a tutti i tifosi. I contenuti, gli atteggiamenti, lo sguardo, le parole e le parolacce: un bravo allenatore deve esser bravissimo a dosare ogni particolare. Sennò, sciupa tutto. E fa un po’ come l’Inter: dà ragione a chi diceva che non poteva durare, lassù in testa alla classifica.

     

    Sandro Sabatini (Mediaset – Premium Sport)
    Twitter: @Sabatini  -  Facebook: SandroSabatiniOfficial



     

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