Primavera: in Youth League i progressi si vedono, ma la distanza resta enorme
I PROGRESSI SI VEDONO - Un percorso di crescita importante rispetto alle ultime due o tre stagioni in cui le formazioni italiane impegnate in Youth League hanno collezionato più prestazioni di basso livello che non strappato applausi davanti alle platee internazionali. La rivoluzione del campionato Primavera, che si è trasformato da campionato interregionale a 3 gironi, in un unico girone a livello nazionale sta dando i suoi frutti. Formazioni che potevano permettersi di giocare ad alti livelli soltanto 3/4 settimane all'anno ora sono obbligate a tenere altissima la soglia dell'attenzione per tutti l'arco della stagione. Avere rivali all'altezza con cui confrontarsi settimanalmente aiuta la crescita tecnica e sportiva dei ragazzi impegnati in questo torneo e il movimento giovanile ne sta notevolmente giovando.
COSA MANCA? - E allora cosa manca ancora? Perchè il nostro campionato Primavera non è ancora così performante come quello spagnolo, inglese o addirittura francese? La risposta è complicata e si può riassumere in tre grandi problematiche.
- Prima di tutto si passa dalla scelta dei giocatori che entrano a far parte dei nostri settori giovanili. Il percorso di crescita dai giovanissimi alla Primavera non è quasi mai costante, ancora non si predilige lo sviluppo tecnico a quello tattico e si tende a formare gruppi solidi piuttosto che grandi individualità.
- Le grandi società cercando sempre più spesso di acquistare prodotti pronti da altre realtà direttamente per inserirli nell'ultimo stadio del settore giovanile, ovvero la Primavera. Alcuni esperimenti funzionano, come quello di Zaniolo nell'Inter della passata stagione, altri meno, come sta capitando, sempre facendo un esempio, alla Roma con l'acquisto del centrale difensivo Bianda (investimento finora negativo).
- Infine c'è l'integrazione con la prima squadra, quello che dovrebbe essere l'obiettivo principe di tutti i settori giovanili globali. Pochi, pochissimi talenti usciti dalle nostre Primavera riescono ad avere come naturale sbocco la prima squadra. I progetti tecnico-tattici non sono mai costanti (come invece avviene ad esempio in Spagna e il Barcellona ne è un esempio concreto) e integrati e qui, nel passaggio dal calcio giovanile a quello professionistico si nota maggiormente la distanza che oggi c'è con le altre realtà.