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  • Processo Ruby e Bunga Bunga, Minetti in tribunale: "Ho amato Berlusconi"

    Processo Ruby e Bunga Bunga, Minetti in tribunale: "Ho amato Berlusconi"

    Un sentimento "vero e sincero". Con l'ex premier ci fu, secondo la versione di Nicole, un sentimento "vero e sincero" che ha scatenato "una feroce campagna di diffamazione portata avanti da giornali, tv e web senza precedenti": "Sono accusata con un puro teorema basato su un malcelato moralismo. Spero che il tribunale mi faccia giustizia distinguendo tra giudizi morali e responsabilità penali", ha detto.
     
    Fede, al contrario, ha rinunciato a prendere la parola e ha scritto ai giudici. L'ex direttore del Tg4 si dice umiliato dai termini usati  dai pm nella requisitoria e invita i giudici al rispetto della dignità degli imputati. Poi precisa di non aver mai assistito a scene di sesso nella villa di Arcore, di non aver mai invitato Ruby a casa di Berlusconi e di non essersi interessato alla sua età.

    La casa delle Olgettine. L'igienista dentale ha rispedito al mittente l'accusa di essere stata l'organizzatrice del bunga bunga di Arcore: "Continuo a non capire cosa posso aver organizzato, anche perché nulla ho organizzato". Solo "fantasie", a suo dire, sulla 'casa delle olgettine' a Milano 2: "Il mio coinvolgimento nella gestione di quella che, con molta fantasia, è stata definita 'la casa delle olgettine' è consistito nel fatto che ho avuto il torto di fare intestare il contratto a me perché le altre non avevano un lavoro fisso da dare in garanzia. Mi sono presa la briga di verificare la regolarità dei pagamenti portando le cedola al ragionier Giuseppe Spinelli".
     
    E le telefonate in cui briffa l'amica Melania Tumini, spiegandole l'atmosfera che l'avrebbe aspettata nella residenza di  Berlusconi? "Toni esuberanti e scherzosi - ha spiegato Minetti davanti ai giudici - che ben si addicono a una conversazione tra vecchie amiche".

    "Silvio mi affascinò fin da subito". Quindi la descrizione della conoscenza con Ruby: "Non ho mai avuto modo di dubitare che la sua età fosse quella dichiarata. La notte del 27 maggio 2010 mi sono presentata in questura, in base alla volontà del presidente Berlusconi, di aiutare una persona che solo in quel caso si era rivelata essere una minore. Pensavo di fare del bene".
     
    Alle cene di Berlusconi, Minetti ha raccontato di essere stata introdotta tramite Marystelle Polanco: "Fui da subito affascinata dalla personalità e dal carisma che esercitava su di me - ha detto parlando dell'ex premier - Nacque una grande amicizia che sfociò in una relazione". Quindi il "salto" fino al consiglio regionale della Lombardia: "Sono entrata in politica con un ruolo di responsabilità per cui non ero pronta - ha ammesso - Ma nemmeno questo giustifica l'odio verso di me".

    Le minacce di morte. Nella stessa giornata i legali di Minetti hanno presentato un esposto-denuncia di sei pagine in Procura a Milano per chiedere che si indaghi sulle minacce ricevute negli ultimi mesi dall'ex consigliera regionale anche sui social network come Facebook e Instagram. Oltre a insulti e parolacce e considerazioni volgari, Minetti avrebbe ricevuto anche minacce di morte.
     
    Nell'esposto, l'ex consigliere regionale parla di una "campagna di odio e diffamazione" contro di lei, dice di provare "preoccupazione" e di sentirsi "destinataria di deliranti progetti criminosi dove gli autori degli scritti, rilevando di conoscere le mie abitudini e i luoghi che abitualmente frequento, pianificano alimentandosi a vicenda, veri e propri atti violenti nei miei confronti". Minetti tiene anche a rimarcare il "carattere infamante e altamente offensivo" di un messaggio su Facebook in cui viene definita un "donna da marciapiede".

    Ambra e Chiara. Ambra Battilana e Chiara Danese, le due giovani parti civili nel processo, hanno invece chiesto, attraverso i loro avvocati, 400 mila euro di danni - 200mila euro a testa - a carico di Fede, Mora e Minetti. Si tratta, come hanno spiegato i loro difensori, di danni da "perdita di chance lavorative, disagio e patimento psico-fisico" perché sono state considerate "come prostitute e poi emarginate dal mondo del lavoro". Il prossimo 14 giugno parleranno i legali di Imane Fadil e Iris Berardi, le altre due parti civili.

     


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