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  • Quando a Bati si aggiunse Edmundo: arrivò in una cesta, Malesani non lo voleva e Firenze impazzì

    Quando a Bati si aggiunse Edmundo: arrivò in una cesta, Malesani non lo voleva e Firenze impazzì

    • Carlo Pallavicino
    Edmundo arrivò nascosto in una cesta di vimini come una figlia illegittima. L’aveva voluto Luna. Ma era estate. Nel frattempo la Fiorentina di Malesani aveva iniziato a volare. Quattro gol al Vicenza, cinque all’Atalanta. Trasferte o Franchi: non c’è n’era per nessuno. Rui, Bati, Oliveira, Spadino. What else? Una macchina da gol e di piacere. Edmundo avesse a essere pure Pelè, non serviva.
     
    Arrivò per l’appunto in un giorno grigio di gennaio. Lo portai, insieme a Branchini, dal Vasco alla Fiorentina. L’hotel era forse il peggior hotel della storia viola in una viuzza dalle parti del Variety, zona Via Aretina. Credo ai giocatori piacesse perché si facevano gli affari propri senza dare troppo nell’occhio. Edmundo posò la valigia per terra e si sdraiò sul letto. Gli dissi, parere peraltro non richiesto, che arrivava nel momento peggiore. Malesani non ne aveva bisogno. Avrebbe fatto fatica a ritagliarsi uno spazio. Lui guardava nel vuoto come solo a Effenberg avevo visto fare. Lo sguardo del fuoriclasse sbarcato tra gli zulù. Che cazzo dice questo e sopratutto chi cazzo è. Pedrinho, ex Catania, il suo manager disse che era ora di andare. Andammo. A casa mia. Si giocava Brescia-Fiorentina. Bassa frequenza. Edmundo guardò la partita come un sordo alla Scala. Vincemmo 4-1. Rui Bati Oliveira. Uno spettacolo.

    Pedrinho a fine primo tempo chiese un tè caldo. Cominciava a capire quello che avevo detto due ore prima: non era previsto Edmundo in quella macchina da gol chiamata Fiorentina. Edmundo seduto al mio posto, nella mia poltrona preferita, vinaccia, giubbotto di pelle, gambe accavallate, non disse una parola. Smisi di esultare ai gol viola per rispetto a lui. Lui ignaro guardava il soffitto, annoiato. Non capivo. Guarda sto stronzo, pensai. Un mese dopo avrei capito tutto: un marziano era sbarcato a Firenze e lui ne era perfettamente, villanamente e meravigliosamente consapevole. 

     

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