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  • Quando Joao Mario stregò l'Inter e Nagy conquistò il Bologna: i più grandi bluff di Euro 2016

    Quando Joao Mario stregò l'Inter e Nagy conquistò il Bologna: i più grandi bluff di Euro 2016

    • Andrea Barbuti
    Ogni Europeo ha le sue sorprese, le sue delusioni e i suoi talenti in rampa di lancio e costituisce una vetrina per i giovani più promettenti del continente, soprattutto per quelli che giocano in campionati meno seguiti dal grande pubblico, la vetrina per antonomasia, da sfruttare a tutti i costi per farsi notare dai dirigenti delle squadre dei principali campionati europei. Spesso poi, giocando in leghe meno competitive e senza le coppe europee, arrivano in forma all’evento calcistico più importante delle loro giovani carriere. Il loro talento splende e talvolta abbaglia i dirigenti in tribuna per visionarli. Questi, finito l’Europeo, si catapultano dalle loro squadre d’appartenenza per anticipare la concorrenza e scommettere qualche milione su di loro. Talvolta, però, non rendono all’altezza delle aspettative e, col passare degli anni, finiscono nel dimenticatoio.

    JOAO MARIO - Il 28 agosto 2016 l’Inter lo compra dallo Sporting Lisbona per 40 milioni, dopo un Europeo vinto da protagonista. Ne gioca 6 su 7 da titolare - 120’ in finale – segna un gol nel 3-3 con l’Ungheria ai gironi e si distingue soprattutto per la sua grande intelligenza ed applicazione tattica. In nerazzurro mette insieme solo 69 presenze, 4 gol e 13 assist. Poi gira l’Europa in prestito, fra West Ham (14 presenze, 2 gol e 1 assist), Lokomotiv Mosca (22 presenze, 1 gol e 7 assist) e di nuovo Sporting, dove torna protagonista con 34 presenze 2 gol e 2 assist, ma soprattutto una ritrovata importanza tattica, al centro di una squadra piena di giovani di belle speranze che ha vinto clamorosamente il campionato. Non basta però per convincere qualcuno a puntare e investire su di lui. Il 12 luglio 2021, 5 anni dopo il suo arrivo, i nerazzurri lo liberano a zero.

    WILLIAM CARVALHO – In quel miracoloso Europeo vinto ai supplementari contro i padroni di casa della Francia, gioca, da frangiflutti davanti alla difesa, 5 partite su 7 da titolare – anche lui 120’ in finale - saltando solo la prima contro l’Islanda e la semifinale col Galles per squalifica. Resta allo Sporting fino all’estate 2018, quando cambia città ma non colori per passare al Betis Siviglia. In questi anni è stato accostato più volte a squadre importanti, come Milan ed Inter, ma non ha mai fatto il salto di qualità, come invece il suo attuale compagno di reparto Danilo Pereira (oggi al PSG).  In tre stagioni in Andalusia gioca 86 partite, con 2 gol e 5 assist. Oggi ha 29 anni e difficilmente la sua carriera raggiungerà picchi quantomeno vicini a quell’estate 2016.

    ADAM NAGY – Nel 2016 ha 21 anni. Con la sua Ungheria, la più grande sorpresa del torneo assieme all’Islanda, di cui orchestra divinamente la manovra, ne gioca 3 su 4 da titolare di cui tutte per 90’. Il suo ordine, la sua visione e la sua tecnica stregano il Bologna che, il 14 luglio, a pochissimi giorni dalla fine dell’Europeo, versa 2 milioni nelle casse del Ferencvaros, stessa cifra per cui lo cederà, tre anni dopo, al Bristol City, in Championship. In Emilia rimane per 3 stagioni senza mai esplodere definitivamente (57 presenze, un gol e un assist). Fa leggermente meglio nelle sue due annate inglesi (61 presenze, 3 gol e 4 assist), ma a un livello decisamente più basso e con molte meno pressioni.

    BARTOSZ KAPUTSKA – Ad Euro 2016 passa da essere un diciottenne semisconosciuto ad essere considerato l’astro nascente del calcio polacco. Gioca 4 partite di cui 3 da titolare. Salta solo gli ottavi con la Svizzera per squalifica. Impressiona tutti, sia quando gioca da mezzala che da ala sinistra. L’Europeo lo mette in vetrina ed è il Leicester di Ranieri, campione d’Inghilterra in carica, che lo acquista per 5 milioni dal Cracovia. L’impatto con il calcio che conta, nel campionato più competitivo al mondo e in Champions League, è però quasi traumatico: solo 3 presenze, tutte in FA Cup. L’anno successivo passa in prestito al Friburgo ma nemmeno in Bundesliga riesce a imporsi: 9 presenze e un gol. La stagione seguente finisce in Belgio, sempre in prestito, al Leuven, dove inizia a mettere nelle gambe qualche presenza in più, 21, con 3 gol). Poi, nel 2020 torna in Polonia, a titolo gratuito, al Legia Varsavia, dove in parte rinasce e termina la stagione con 33 presenze, 3 gol e 4 assist. La sua ultima partita in nazionale risale a pochi mesi dopo quell’Europeo, il 14 novembre 2016, in amichevole contro la Slovenia.
     

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