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  • Quando Minà (senza volerlo) licenziò Ameri

    Quando Minà (senza volerlo) licenziò Ameri

    Il giornalista Marino Bartoletti ha raccontato sulla propria pagina Facebook un curioso aneddoto relativo alla vittoria del Mondiale dell'82 da parte della Nazionale guidata da Bearzot, ma con protagonisti soprattutto i colleghi Gianni Minà ed Enrico Ameri, che perse poco tempo dopo la conduzione de Il Processo del Lunedì proprio in favore di Bartoletti.


    Anche se questa dovrebbe essere una fase di “scoronamento” mi ritrovo ancora a dare un’occhiata molto coinvolta alle godibilissime chicche storiche che Rai Sport ci offre tutti i giorni (spesso, purtroppo, buttate là con la vanga della casualità). D’altra parte questi sono giorni di grandi anniversari. Solo parlando di Campionati Mondiali vinti, oggi è proprio il compleanno del primo titolo del 1934 (finalissima contro la Cecoslovacchia nello Stadio del Partito Nazionale Fascista, al cui posto ora ci sono le malinconiche erbacce del “Flaminio”). Volendo, sempre oggi è anche il 52esimo compleanno del nostro unico titolo europeo: ma, tornando ai Mondiali, il 12 giugno è il giorno in cui nel 1938 - in maglia nera - battemmo la Francia a Marsiglia, in una partita ambientalmente molto difficile, prendendo l’abbrivio verso la seconda Coppa Rimet consecutiva.

    Sempre il 12 giugno ci fu l'esordio ad Hannover della Nazionale di Lippi contro il Ghana, primo passo della cavalcata che la portò al trionfo di Berlino del 2006. Il 14 è invece la data della prima partita (a Vigo) dell’Italia di Bearzot che stentò tantissimo contro la Polonia, così come avrebbe fatto col Camerun e col Perù superando il turno per il rotto della cuffia fra mille polemiche. Poi, fra Barcellona prima e Madrid poi, gli azzurri - come tutti ricordano - imboccarono la loro “Stairway to Heaven”. Era il 1982 E proprio ieri è stata riproposta l’incredibile trasmissione che Gianni Minà assemblò all’indomani di quel trionfo. Un happening sontuoso e caotico come solo Gianni sapeva fare alla faccia delle patinature (non è una leggenda che vi nacque anche un amore fra due personaggi presenti).

    Vi intervenne, oltre a Rossi e Tardelli che interruppero così silenzio azzurro, una marea di ospiti che presi a uno a uno farebbero (o avrebbero fatto) la felicità di qualsiasi evento televisivo: da Monica Vitti a Ugo Tognazzi, da Mariangela Melato a Paolo Villaggio, da Lina Wertmuller a Eleonora Giorgi, da Carlo Lizzani a Renzo Arbore, da Sandra Milo ad Alberto Bevilacqua, da Adolfo Celi a Carlo Lizzani, da Alberto Lattuada…ai Rolling Stones: si c’erano anche loro - tutti e cinque - in collegamento da Torino dove stavano per salire sul palco! E poi dirigenti federali, ministri, il presidente del Coni. D’altra parte Gianni ha sempre avuto il dono…della sobrietà. Ma quella volta il mio vecchio amico baffuto si concesse un'inedita perfidia: prima che Antonello Venditti chiudesse la trasmissione cantando “Sotto la pioggia” abbracciato a Marco e a Pablito mandò in onda una puntata di “Mixer” trasmessa proprio alla vigilia del Mondiale: nella quale lui e Enrico Ameri, officiante Giovanni Minoli, espressero la loro opinione su Bearzot e su quello che sarebbe accaduto in Spagna.

    Gianni manifestò tutto il suo solare e abituale ottimismo (decisamente in controtendenza con quello che pensavano in quel momento buona parte dei giornalisti e degli sportivi italiani). Ameri fu invece molto severo e- purtroppo per lui - stranamente incauto. Disse che Bearzot , essendo una persona “inadeguata” e “sprovveduta” ci avrebbe portato di sicuro al fallimento. Aggiunse che era uno scandalo che non avesse convocato Beccalossi (al posto di Antognoni), Bruscolotti (al posto di Gentile) e Furino - peraltro trentaseienne - per dare “nerbo al centrocampo” (e dunque al posto di Oriali). Ora è chiaro che, fermo restando il rispetto per le idee del vecchio Enrico e ovviamente per i giocatori chiamati in causa, queste affermazioni riproposte il
    12 luglio con gli italiani che stavano ancora strizzando gli abiti dopo i tuffi nelle fontane fecero un certo effetto

    Il povero Ameri perse - ingiustamente e crudelmente - la conduzione del “Processo del Lunedì”. Al suo posto venne fatto esordire un ragazzo coi baffi: che non era Minà.

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