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  • Roma, Nainggolan è l'erede di Totti

    Roma, Nainggolan è l'erede di Totti

    • Paolo Franci
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    Avevo scritto, alla vigilia, che un derby senza Nainggolan sarebbe stato come la straseguita serie tv "Vikings" senza il suo protagonista, re Ragnar Lothbrok, l'uomo che cambiò la storia dei vichinghi tra invasioni e razzie. Ecco, appunto, invasioni e razzie. Così la Roma ha vinto il derby: invadendo la metà campo della Lazio armandosi di un pressing alto che lo stesso Simone Inzaghi ha definito "fatto come lo si deve fare" e razziando palloni da trasformare in oro. Uno di questi, rapinato da Perotti al tragico Bastos, Nainggolan l'ha impugnato come fosse il martello di Thor, giusto per restare in tema, e l'ha sparato nell'angolo. Quello è stato l'epilogo del derby, il momento in cui virtualmente, il vincitore alza le braccia, anche se c'è ancora molto da giocare.

    Il derby Nainggolan l'ha vinto più volte prima e durante sabato sera. Ha battuto un muscolo traditore neanche fosse Mr. Fantastic, il leader dei Fantastici 4 che si allunga e si accorcia a piacimento. E lo ha fatto in appena una settimana. Era stirato peggio e più di una camicia e ha recuperato. Ma come fa? Come ci riesce? Aveva vinto, Radja, anche il derby con il ct del Belgio Martinez, il tecnico più miope del mondo e costretto alla fine a convocarlo, nonostante qualche comportamento non convenzionale che proprio non andava giù: le sigarette, qualche ritardo e tutto il resto. Ha vinto, Radja, anche la guerra con la scaramanzia. Lui che l'irruenza l'ha messa anche nelle dichiarazioni e in qualche tweet muriatico in passato, stavolta ha ceduto alla saggezza. “Dello scudetto non parlo perchè altre volte è andata male, meglio stare zitti”: Saggio, addirittura, Radja Nainggolan. E bravo nel domare il travolgente ottimismo, alla fine il suo spirito guida.

    E', Radja Nainggolan, il legittimo erede di Totti nella fantasia della gente. E quella linguaccia in faccia al mondo dopo il gol nel derby è una risposta alla Mick Jagger. Un marchio di fabbrica sbattuto sul grugno di chi lo vorrebbe convenzionale, perfettino, precisino e mai fuori dalle righe. Radja è fatto cosi, un po' rocker un po' ribelle, un affresco in movimento per numero di tatuaggi e meraviglie pallonare. E' un pezzo unico nel nostro campionato, uno dei pochi e ultimi fenomeni in un Paese mortificato dall'eliminazione dal Mondiale. Si diceva che non andasse d'accordo con Di Francesco. Si diceva che nel nuovo ruolo sarebbe stato uno spreco, come dimenticare aperto un rubinetto prima di uscire di casa. Già, si diceva. E invece, eccolo là, l'uomo che fuma ma corre per due. Che non è mai puntuale fuori dal campo ma all'interno delle righe non riesce a non esserlo. Dovrei ora tessere le lodi di Di Francesco il perfezionista, l'uomo che in poche settimane ha cancellato Spalletti e lanciato la Roma lassù, dando l'impressione della macchina perfetta tanto quanto quella di Sarri. Mi scuso ma lo farò un'altra volta perchè lo spazio è tiranno e perchè, dopo ieri sera, ho la conferma definitiva che le occasioni non mancheranno.

     

     

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