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    Real Madrid, Ancelotti vittima designata ma il vero colpevole è Florentino Perez. Tra Mbappé e Joselu...

    Real Madrid, Ancelotti vittima designata ma il vero colpevole è Florentino Perez. Tra Mbappé e Joselu...

    Tutte le storie, anche quelle belle, hanno una fine. E' importante saperne prendere atto al momento giusto e accettare serenamente la necessità di voltare pagina. Questo processo di assunzione e consapevolezza, alla quale deve chiaramente corrispondere una riposta, una reazione, è esattamente ciò che attende il Real Madrid nelle prossime settimane. Nelle quali, chi va in campo e chi dirige dalla panchina ha il compito di restare il più possibile sul pezzo e mettere in fretta da parte la cocente batosta per mano dell'Arsenal e proiettarsi ad un finale di stagione che passa molto dalla doppia sfida contro il Barcellona (26 aprile ed 11 maggio), per la finale di Coppa del Re e per mantenere aperta la corsa per la conquista della Liga. Poi però c'è chi, da dietro una scrivania, dovrà prendere decisioni molto importanti, a più ampio raggio e che guardino soprattutto al futuro.

    Florentino Perez sarà probabilmente ricordato come il più grande presidente nella storia del Real Madrid, ancora più grande del leggendario Santiago Bernabeu. Ma, come tutti, può incorrere in errori e che questa stagione dei blancos partisse con diverse incognite era il pensiero comune a parecchi addetti ai lavori. Chi non si era fatto accecare dalle luci della ribalta e inebriare e dall'entusiasmo collettivo per il colpo a sensazione rappresentato da Kylian Mbappé aveva previsto tutto, o quasi. Che, a voler essere ottimisti, esistesse una minima percentuale di rischio legata all'incentrare tutta la campagna acquisti estiva successiva alla conquista dell'ultima Champions League su un solo giocatore – e che giocatore – in molti lo hanno pensato. Nella stessa estate in cui saluta un mostro sacro come Toni Kroos, probabilmente il più completo centrocampista degli ultimi 10 anni, e in cui si riparte da una difesa ridotta ai minimi termini da una sequenza impressionante di infortuni – ma che già dopo l'addio di Sergio Ramos si affidava quasi esclusivamente al carisma debordante di Antonio Rudiger – Florentino Perez ha pensato più alla forma che alla sostanza. Mentre Carlo Ancelotti assisteva al crollo delle fondamenta della casa, il suo presidente si preoccupava di aggiungere un quadro di valore nel salotto.

    Florentino ha sopravvalutato la forza della sua squadra, reduce da una stagione lunghissima e logorante come quella passata (in tanti dei suoi, dopo aver raggiunto la finale di Champions League, hanno pure preso parte all'Europeo) e ha sottovalutato il pericolo di non iniziare per tempo un'opera di naturale ristrutturazione per un gruppo che in diversi elementi poteva considerarsi alla fine di un ciclo. Ha ignorato soprattutto le lezioni degli altri periodi d'oro della sua grande gestione, quando per il gusto di arricchire le proprie collezioni di campionissimi con ulteriori pezzi pregiati ha finito per mandare in frantumi gli equilibri minimi di spogliatoio. Consumatasi la disfatta contro l'Arsenal, da Ancelotti passando per Courtois – e immaginiamo che, se le pareti del vestuario del “Bernabeu” potessero parlare, di cose da dire ne avrebbero – l'argomento più toccato è stata l'assenza di collettivo e l'eccessiva vocazione individualista della squadra.

    Quando un giocatore che a Madrid ha vinto tutto, anche per merito dei suoi ripetuti miracoli tra i pali, arriva ad evocare la mancanza di un compagno poco appariscente e reclamizzato ma tremendamente decisivo nella conquista dell'ultima Champions League come Joselu, vuol dire che siamo di fronte ad una questione molto seria. Se non in poche ispirate occasioni, Mbappé non solo non è mai stato il vero elemento differenziale di questo Real Madrid, ma il suo inserimento in un gruppo comandato da forti personalità e da stelle che forse si sono sentite arrivate un po' troppo presto ha provocato parecchi problemi. Che la scintilla con Bellingham, Vinicius e Rodrygo non sia scattata non è più una notizia. Il vero e principale problema è che, nel mentre, attorno a lui non è mai nata una squadra e soprattutto Ancelotti non ha mai trovato le contromisure per creare un gruppo.

    Oggi tutti chiedono la testa dell'allenatore italiano, perché questa è la nota e spietata legge di chi vive nel Real Madrid: una grande notte, un grande trionfo viene goduto e festeggiato giusto il tempo necessario prima di calarsi in una nuova impresa. Ancelotti pagherà e questo è pacifico, ma in un'ideale classifica di colpe e responsabilità Florentino Perez ha scalato parecchie posizioni.

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    Juve nell'anima
    Juve nell'anima

    Non è che si può sempre vincere... è uscito ai quarti, battuto da una squadra giovane e affamata....

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