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Ricominciare a settembre, finire prima di Natale: perché no?

Ricominciare a settembre, finire prima di Natale: perché no?

  • Mino Fuccillo
    Mino Fuccillo
Ricominciare a settembre, finire prima di Natale. E ricominciare di nuovo a gennaio e finire ad ottobre/novembre 2021. Perché no? Dire che un calendario di questo tipo alle Società di calcio non piace è grazioso eufemismo, la gran parte di loro non lo prende neanche in considerazione. Eppure...
Eppure eccone i vantaggi (se mai la parola vantaggio fosse davvero spendibile, adeguata e commisurata alla realtà di una vita quotidiana per ora sospesa e nel futuro amputata).

A settembre si ricomincerebbe a giocare quando non dovrebbe più essere necessario una gigantesca, quanto improbabile, quanto ancora arrogante Bolla Sanitaria per il calcio. Bolla Sanitaria: medici, autisti, camerieri, addetti alle pulizie, tecnici e addetti delle tv e arbitri ed elettricisti e quante altre attività: centinaia, migliaia di persone da tenere sotto Bolla Sanitaria. Gigantesca, improbabile perché comunque sottoposta  a rischio falle (la sicurezza non esiste, è parola sbagliata e illusoria, se infatti c'è la sicurezza del non contagio questa si realizza solo in assenza di contagio. Sicurezza c'è quando non c'è epidemia. In presenza di epidemia c'è e ci deve essere protezione, protezione massima. Protezione perciò sarebbe la parola giusta, la sicurezza totale è illusione se gira virus).

E arrogante, arrogante la Bolla Sanitaria per il calcio che torna a giocare a maggio o giugno: energie, uomini, medici e strumenti e dispositivi medico-clinici in quantità rilevanti destinati a tenere in piedi la Bolla Sanitaria per il calcio. Un solo esempio: migliaia di persone da sottoporre a tampone ogni settimana circa. Dovrebbe essere imbarazzante sottrarre tamponi o usufruirne in maniera e quantità speciali rispetto al resto della popolazione. Imbarazzante, parola piccola... Ricominciare a settembre, quando (diversamente da maggio/giugno) non si dovrebbe giocare in contemporanea con decine/centinaia di morti al giorno e centinaia/migliaia di contagi al giorno. Anche giocare con e sui morti dovrebbe essere... imbarazzante. Ricominciare a settembre: si salva (in parte) il business, si evitano imbarazzi (parola giusta è violenze ai danni degli altri), si assegnano perfino i titoli, lo scudetto 2020 va a qualcuno. Scudetto e titoli che sarebbe più saggio, educato, civile e umanamente rispettoso dell'umano non assegnare).

Ricominciare a settembre e finire prima di Natale: sarebbe una mediazione tra gli interessi del calcio impresa, i bisogni e perfino i vizi del calcio e la realtà. E allora, perché no? Pare che il no sia riassumibile in due parole: soldi e Tribunali. Le società di calcio (alcune in maniera più sguaiata di altre) vogliono i soldi subito, i soldi delle tv. Non si fidano ad attendere settembre. Mettere il calcio sotto privilegiata e odiosa Bolla Sanitaria, mettere migliaia di persone a rischio, sia pur minimo, ma rischio perché sicurezza non esiste, giocare in contemporanea con i morti e i contagi appare alla gran parte dei gestori del calcio accettabile, anzi accessorio purché i soldi arrivino subito.
Poi i Tribunali: giocare a maggio, subito. Per avere le classifiche, le promozioni, le retrocessioni. Altrimenti chi è stato promosso o non promosso, retrocesso o non retrocesso, va in Tribunale a reclamare. A parte ogni considerazione sulla natura e spessore etico-civile del reclamare in Tribunale i non premi non pervenuti da Campionati sospesi per pandemia mondiale, dietro questa minaccia e successivo terrore dei Tribunali vi è un'idea, l'idea che il calcio lo frega.

E' l'idea che frega, seduce e inganna anche noi tutti. Chi più chi meno. L'idea è che tutto cambierà, molto è già cambiato, tutto... tranne la Serie A, la Champions, il Calcio. Il Calcio con la maiuscola è sicuro che potrà, che già può restare quello che era prima. Un'idea che nella sua apparente semplicità seduttiva ci frega, ci fa sbandare sulla strada della realtà. Un'idea con cui il Calcio si frega le mani nella fregola ansiosa del ricominciare, un'idea che lo fregherà.

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