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  • Rinascita Italia, Il modello basket

    Rinascita Italia, Il modello basket

    • Luca Cellini

    In Figc non lo ammetteranno mai, ma alla luce dello splendido finale di stagione, il tecnico che era stato scelto come sostituto di Marcello Lippi per il post-Sudafrica era Claudio Ranieri. Reduce da una splendida seconda parte di campionato con la sua Roma, apprezzato per le sue conoscenze ed esperienze in campo internazionale nonché per le sue amicizie romane (anche nei 'piani superiori', dal Coni alla stessa Figc passando per la Lega Calcio), l'uomo di Testaccio era anche stato contattato nel periodo più nero della gestione Fiorentina-Prandelli. Quest'ultimo era ritenuto troppo giovane, inesperto in campo internazionale e non troppo accondiscendente alla politica fatta di imposizioni dall'alto che vorrebbero sempre fare i 'signori poltrona' del calcio italiano. Una telefonata dell'allora proprietà della Roma bloccò tutto e così, in mancanza di alternative, si tornò sulla vecchia idea Prandelli, spacciandola per l'unica vera idea per il dopo Lippi.

    Ma se l'arrivo dell'ex mister viola, a parole, è stato salutato da tutti come un bel segnale per il futuro, in realtà i risultati che Prandelli potrà conseguire fin dalle qualificazioni ai prossimi Europei dipenderanno dalla politica che arriverà dagli uffici di Via Allegri. E vista la prima mossa, populista in termini di valorizzazione del prodotto italiano e assolutamente impopolare fra i club, colti di sorpresa dalla normativa sugli extracomunitari, le cose per il neo tecnico dell'Italia non partono benissimo. Se a questo si aggiungono i veti che sono già arrivati a Prandelli da Inter, Roma, Juventus e Milan, impegnate in agosto fra Supercoppe europee, italiane e preliminari di Champions League, circa i giocatori da convocare in vista della prima amichevole contro la Costa d'Avorio il 10 agosto, diciamo che il cielo è nero sopra l'Italia del calcio.

    La disastrosa situazione del mondo pallonaro è più o meno la stessa di quattro anni fa, quando Cannavaro alzava la coppa del Mondo, nascondendo sotto il tappeto la polvere che si alzava da Calciopoli al calcio scommesse. La Federbasket, che il momento nero lo sta vivendo da diversi anni (ma senza neanche lo straccio di un risultato positivo), è ripartito affidando il suo vertice ad un uomo che a pallacanestro ci ha giocato: Dino Meneghin. Quest'ultimo non siede dietro ad una scrivania, come è previsto per Roberto Baggio, ma gira l'Italia con la sua Nazionale impegnata nei test pre-qualificazione agli Europei, in palazzetti che il basket lo hanno vissuto, capendo che il pubblico va riconquistato, con iniziative come giocatori nelle scuole, o nelle carceri (lo scorso week-end quattro cestisti azzurri in quello di Sollicciano a Firenze). E' stato scelto un allenatore che è anche quello del club più titolato, senza che nessun tifoso si chieda, come potrebbe avvenire nel calcio, perché Aradori e Carraretto sono stati scelti da Pianigiani in azzurro, pur essendo anche suoi giocatori alla Montepaschi.

    Ve lo immaginate Claudio Ranieri tecnico di Roma e Nazionale? Alla sua nomina si scriverebbero fiumi di inchiostro, nascerebbero tanti cattivi pensieri. Eppure ad oggi, pur partendo dagli stessi inferi del calcio, il basket nazionale ha più prospettiva di nascere velocemente. Ecco perché non sarebbe male che i dirigenti romani del mondo del pallone, ma anche i tifosi, guardassero alla palla a spicchi come modello. Un suggerimento che, statene pur certi, nessuno seguirà nel calcio italiano, e alla prima vittoria contro la Costa d'Avorio tutti torneranno ad immaginare la quinta stella mondiale, non rendendosi conto che è solo un sogno di una notte di mezza estate.

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