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  • Rio 2016 e i sogni d’oro di Roby Baggio

    Rio 2016 e i sogni d’oro di Roby Baggio

    • Marco Bernardini
    Seppure sempre più raramente, ancora qualcuno rammentandosi dei miei trascorsi professionali mi avvicina per chiedermi come stia e dove si trovi Roberto Baggio. Puntualmente glisso con un reticente “boh?” Bugia. So perfettamente dov’è e come, a grandi linee, stia trascorrendo i suoi giorni di uomo orai maturo. Mento, consapevolmente, per il semplice e sano motivo che non mi va di parlare di lui e della sua vita senza preventiva autorizzazione.Esattamente come ho fatto per anni ancora prima che lui venisse a vivere a Torino per giocare nella Juventus e fatalmente diventasse l’oggetto di desiderio primario e quotidiano per i media non solo italiani.

    Roby, molto verosimilmente, in questi giorni è impegnato nelle veglie olimpiche. Lui, autentico uomo di sport, al quale l’unica maglia che manca è quella da possibile “fuoriquota” ad Atlanta. Lui che si consolò, in seguito, partecipando come testimonial alle Olimpiadi dei Bimbi organizzate a Pontedera. E’ saggio non disturbarlo.

    L’anello, professionale ma anche no, che mi lega a Roberto è piuttosto datato nel tempo. Risale ai tempi in cui lui, ragazzo prodigio di un club storico come il Lanerossi Vicenza, si fracassò di brutto un ginocchio proprio nel momento in cui veniva sancito contrattualmente il suo passaggio alla Fiorentina. Fu Pier Cesare Baretti, il mio ex direttore a Tuttosport eppoi presidente della società viola dopo una parentesi in Lega Calcio, a farci incontrare. Ricordo che, in maniera assolutamente naturale, scavalcammo entrambi l’ostacolo del rapporto giornalista-calciatore per diventare non dico buoni amici ma sicuramente onesti e sinceri conoscenti.

    Del resto, me ne sono reso conto strada facendo, con Baggio è impossibile fingere o indossare una maschera per evirare di mostrarti quello e ciò che sei. Lui si concede a chi fa altrettanto, con onestà e con pulizia intellettuale. In caso contrario, tanti saluti e ciascuno per sua strada. Sarà anche per questo che il famoso “anello” non si è mai logorato. E anche se non lo vedo e non lo sento con la frequenza di una volta fa niente. La solidarietà e l’empatia non hanno bisogno di continue verifiche se sono autentiche e solide. La svolta umana e spirituale di Roberto Baggio si è verificata il giorno in cui lui ha incontrato quello che sarebbe diventato il suo “guru” per la vita, Vittorio Petrone abile ed esperto “cacciatore di talenti” ma soprattutto “gran maestro” buddhista.

    Rammento che entrambi mi proposero di seguirli in quel cammino che non era soltanto religioso o spirituale. Per scetticismo o anche solo per pigrizia mentale declinai l’offerta, probabilmente sbagliando. Ma ciascuno è responsabile del suo destino. Sicché io, quasi settantenne, mi trovo ancora legato al computer (talvolta ancora con antica con soddisfazione, non lo nego, però sempre più rara) per scrivere “cazzate” dirette a interlocutori sempre più distratti e superficiali, mente lui molto più giovane può serenamente fottersene dell’altrui “bla bla” perlopiù pettegolo che gli consente  di vivere da “contadino” nella sua Caldogno insieme con la sua compagna e i figli già grandi. Ed è così che Roberto Baggio, grazie alla sua guida spirituale è riuscito a vincere le tentazioni del “calcio dopo il gioco calcio” governato da finti amici e da padroni-padroni spregiudicati. 

    Non faccio la minima fatica a immaginarmelo davanti alla televisione, ieri sera e ieri notte, sintonizzato sul canale dei Giochi Olimpici di Rio. Prima per battere le mani al judoka azzurro Fabio Basile che ci ha consegnato su di un patto… d’argento la medaglia d’oro numero 200 grazie ad una disciplina che non è soltanto sportiva ma anche spirituale. Eppoi, dopo la Giuffrida e la storica medaglia del Kosovo come segnale di pace, a fare il tifo per il giapponese Kazuki Yazava atleta della squadra nipponica di canoa il quale, dopo le Olimpiadi di Londra e di Pechino, si era ritirato per poi tornare miracolosamente in acqua a Rio senza più essere lo stesso di prima. Oggi Kazuki è ufficialmente un monaco buddhista ordinato come tale dal gran maestro del tempio di Nagano. Lo stesso dove Baggio prese i voti tanti anni fa. Sogni d’oro, Roby. E oggi, con la Pellegrini e Clemente Russo, li puoi fare anche a occhi aperti.
     

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