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  • Rocchi e Konko:| Sedotti e abbandonati

    Rocchi e Konko:| Sedotti e abbandonati

    • M.A.

    Attenti a quei due. Perché giocheranno (almeno queste sono le indicazioni della vigilia) e perché con la Juve hanno entrambi parecchi conti in sospeso. Quei due sono Tommaso Rocchi e Abdoullay Konko. Così diversi, eppure con una storia calcistica molto simile almeno per quanto riguarda il complicato rapporto con il bianconero. Tanto il bomber veneziano quanto l'esterno francese sono cresciuti nel settore giovanile della Juventus, ma poi - una volta giunti alle soglie della prima squadra - sono stati scaricati dal club che sfideranno stasera. Squadra che nel passato ha preferito puntare su altri elementi, ritenuti evidentemente più degni di indossare la casacca juventina.

    Di rivincite su chi non ha creduto in loro i due se ne sono prese. Eccome se ne sono prese. Rocchi è diventato uno degli attaccanti più importanti del campionato italiano, ha indossato la casacca della Nazionale, ha vestito l'azzurro pure all'Olimpiade di Pechino. Konko è diventato prima, col Genoa, uno degli esterni più interessanti del campionato italiano, quindi si è affermato anche a livello europeo con la maglia del Siviglia. Entrambi hanno pure vinto: una Coppa del Re col Siviglia Konko, una Coppa Italia ed una Supercoppa italiana Rocchi con la Lazio. Eppure, quando incrociano il bianconero, dentro di loro scatta qualcosa. E' umano, è inevitabile. Sono due tipi miti, Konko e Rocchi. Ma, come tutti i calciatori, si trasformano quando scendono in campo. E le motivazioni raddoppiano quando hai di fronte la squadra che ti ha prima sedotto e poi abbandonato.
     
    Aveva 16 anni Tommaso Rocchi, tanti capelli e una valigia piena di speranze. Il capitano della Lazio arrivò alla Juve nell'ormai lontanissimo 1993, vi rimase per tre anni, giocando e vincendo (uno scudetto, una Coppa Italia ed un Torneo di Viareggio) con la Primavera bianconera. Fu aggregato alla prima squadra nella stagione 1995-96, ma non giocò mai, né vide la panchina. Quella era la Juve del primo ciclo Lippi che, proprio nell'anno in cui Tommy-gol si affacciava in prima squadra, vinceva la Coppa dei Campioni a Roma con l'Ajax. Rocchi pensava di entrare a far parte di quella squadra la stagione successiva, fu invece mandato a farsi le ossa in provincia, quindi scaricato. Però Tommaso si prese una prima rivincita importante con l'Empoli, segnando ai bianconeri una memorabile tripletta in un Empoli-Juve 3-3. E nel conto bisogna poi mettere altri due gol con la maglia della Lazio in campionato ed uno in Coppa Italia che valse una vittoria che spalancò ai biancocelesti le porte della finale, poi vinta contro la Sampdoria.
     
    Aveva quasi 18 anni Konko quando approdò nel settore giovanile bianconero e un curriculum già di tutto rispetto grazie a quanto di buono fatto, sempre a livello giovanile, con il Martigues prima e col Genoa dopo. Nella Primavera juventina, poi, trovò anche un allenatore che ne esaltò al massimo le caratteristiche: quel Giampiero Gasperini che avrebbe poi ritrovato al Genoa. Insieme vinsero il Torneo di Viareggio, con Konko grande protagonista. Successi che tuttavia non bastarono a garantirgli un futuro in bianco e nero. Anche per lui, come per Tommaso Rocchi qualche anno prima, la promozione in prima squadra si trasformò in un pellegrinaggio in società di provincia (Crotone, Siena). Ma poi, da titolare del Genoa, Konko ha avuto modo di dimostrare che errore avessero fatto i dirigenti della Juve a rinunciare a lui. Però le rivincite non sono finite. Tanto per Konko quanto per Rocchi. 
     
    (Gazzetta dello Sport - Edizione Roma)

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