Rockstar prestata al tennis, il 'mio' Panatta compie 70 anni. Quella finale persa per fare l'alba con Tognazzi...
Oggi Adriano compie settant’anni. Ieri Ringo Star, il batterista dei Beatles, ne ha festeggiati ottanta. Due ragazzini. In ciascuno di loro due le stimmate di quelli che non sono passati su questa terra per caso. Il segno del loro percorso rimane impresso nella storia delle umane e semplici avventure popolari come la musica e lo sport quando quel tipo di arte coinvolge uomini e non manichini. Adriano Panatta è l’icona di questo movimento.
L’ho frequentato poco, ma conosciuto molto. Tanto per motivi professionali. Genova, prima di una sua vittoria giovanile. Roma, agli internazionali. Montecarlo, una sua debacle perché aveva tirato l’alba con Villaggio e Tognazzi prima della finale. Parigi, sconfitto da Borg reduce da una sbornia sul quale sputava al cambio campo. Santiago del Cile con quella maglietta rossa che faceva illividire Pinochet. In Versilia, a Forte dei Marmi. Dove era semplicemente Adriano marito di Rosaria e padre di Niccolò, Alessandro e Rubina. Oggi è anche nonno.
Ora vive nel Nord Est perché le cose cambiano, ma non posso dimenticare le sue serate in Bussola dove conobbe Rosaria insieme con Antognoni che si fidanzò con Rita, i litigi in televisione da Biscardi tra un romanista come lui e io juventino, l’aiuto concreto che mi diede per mettere in scena a teatro “Pietrasantissima” con Scamarcio, la Golino, Villaggio e Peppino di Capri. Ora vedo spesso Niccolò che è la sua fotocopia e che insegna tennis a Viareggio. Ma, chiedo scusa al ragazzo, non è la stessa cosa.