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  • Rodman, Maradona e Best: gli eccessi e il talento, l'altra via per l'eccellenza

    Rodman, Maradona e Best: gli eccessi e il talento, l'altra via per l'eccellenza

    • Federico Albrizio
    Costanza, dedizione, abnegazione e vita sobria, da professionista. I capi saldi degli atleti che vanno alla ricerca dell'eccellenza nello sport, una ricerca che non sempre ha successo. E poi, c'è chi percorre un'altra strada, fatta di vizi ed eccessi, che diventano vero e proprio carburante per far esplodere il proprio talento: chiamiamola la via di Dennis Rodman. Per chi conosce il mondo del basket e dell'NBA, non servono presentazioni per uno dei migliori difensori e rimbalzisti nella storia della palla a spicchi, capace di vincere cinque titoli da protagonista tra i Detroit Pistons e i Chicago Bulls. E una delle figure più eccentriche e iconiche di sempre in questo sport, che la docu-serie di Netflix 'The Last Dance' racconta in maniera totale.

    Vestiti e capigliature stravaganti, piercing, tatuaggi. E l'alcol, il gioco d'azzardo, le belle donne: da Madonna che era pronta a pagarlo 20 milioni per avere un figlio con lui fino a Carmen Electra, protagonista di una folle fuga a Las Vegas in piena stagione sportiva. E prima ancora, il tentativo di suicidio in auto. Quando si parla di Rodman, di tutto si tratta tranne che di normalità. Perché proprio quella vita al limite è stata una parte del suo successo. "E' diverso dagli altri" dice di lui Phil Jackson, coach che a Chicago capì la necessità dell'ala grande di dare briglia sciolta ai propri impulsi di tanto in tanto, in una squadra in cui Michael Jordan era il centro di gravità e Scottie Pippen la costante. Quegli sfoghi, quegli eccessi, erano quel che serviva per bilanciare l'estremo agonismo di The Worm e il suo costante impegno in allenamento e campo, quel campo che lo aveva salvato da una vita disgraziata. "Avrei potuto essere una bomba, finire in prigione, morire. Ma mi sono fatto il culo per arrivare qui" è forse la frase che meglio fotografa la condizione di Rodman. Per cui la folle fuga a Las Vegas, con His Airness in persona costretto ad andare a recuperarlo per riportarlo al centro d'allenamento, era il toccasana fondamentale per poi vivere il finale di stagione da protagonista, fino al secondo Three Peat dei Bulls. Una condizione non unica nello sport e sconfina in altre discipline, specie in quel calcio che in questa emergenza coronavirus manca a tutti i suoi appassionati.

    Tanti anche nel mondo del pallone hanno preso le prime pagine dei quotidiani sportivi per la loro fama da bad boys fuori dal campo: Paul Gascoigne è sicuramente uno degli esponenti più celebri in questo senso, una vita senza freni che ha purtroppo portato l'ex centrocampista di Newcastle, Tottenham e Lazio a gravi problemi soprattutto negli ultimi anni. E qui in Italia ci ricordiamo Adriano, mentre in tempi più recenti Radja Nainggolan e Mario Balotelli si sono presi le copertine dei tabloid in più di un'occasione. Pochi hanno saputo abbinare a una vita sregolata fuori dal campo una carriera di grandissimo successo, pochi possono dire che la loro 'diversità' professionale sia stata realmente parte integrante, imprescindibile per la loro storia.


    Rodman, Maradona e Best: gli eccessi e il talento, l'altra via per l'eccellenza


    DIEGO MARADONA: Pensi a genio e sregolatezza e pensi a Diego Armando Maradona. A Napoli ha toccato il cielo, con due scudetti (il primo dopo il Mondiale conquistato con l'Argentina), una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana e una Coppa Uefa. Ma anche la vita notturna e la cocaina, che nel 1991 gli costò la squalifica.

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