Roma, Ciciretti| Altruista dai tanti gol
Diluvio di applausi La squadra di Stramaccioni perse quella finale (2-0 proprio con la Juventus, l'avversaria che oggi le contenderà lo scudetto, alle 17 a Montepulciano, diretta Rai Sport 2) ma trovò un grande regista, robusto, mobile, ma con il mancino geniale di quando spaccava in due le difese. Tanto che Ciciretti resta per distacco il capocannoniere della squadra, 18 centri contro i 14 di Caprari, un gol a partita nelle tre gare delle Final Eight, da applausi l'ultimo, martedì con il Siena: punizione molto decentrata sul versante sinistro, Caprari (destro) guarda la porta, lui la bandierina del calcio d'angolo, come se dovesse solo toccare, e in effetti tocca, ma il compagno invece di tirare gli ferma il pallone, e il sinistro dell'ex trequartista, senza rincorsa e senza guardare, finisce all'incrocio sul primo palo. Pochi minuti dopo, appena prima di uscire, lancerà a occhi chiusi, senza accorgersi che il compagno non era partito, alzando le braccia per scusarsi dell'errore: un diluvio di applausi, ancora più che per il gol.
Forte e piccolo Giocava nella Lazio, era il più forte della dozzina di giocatori che nel 2004, sentendo aria di fallimento, arrivarono alla Roma, con tanto di polemica tra Mimmo Caso e Bruno Conti, che rispose al collega che i ragazzini senza tesseramento che venivano a bussare a Trigoria lui aveva tutto il diritto di prenderseli. Era il più forte e anche il più piccolo: 31 dicembre '93, fosse nato un giorno più tardi avrebbe ancora di fronte un anno di Allievi, invece ha già esordito in Primavera, all'ultima giornata, con De Rossi. Il padre, sempre al seguito, martedì a fine gara ha pure scavalcato, chiamando il mister per farsi fotografare con lo striscione «(Sir) Strama resta con noi»: più che un' invasione, una scelta di campo.