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  • Roma, Di Francesco: 'Schick può giocare titolare, Nainggolan si ritrovi'

    Roma, Di Francesco: 'Schick può giocare titolare, Nainggolan si ritrovi'

    Tra la sconfitta in Champions League contro lo Shakhtar Donetsk e la sfida di domani sera contro il Milan, Eusebio Di Francesco ha parlato in conferenza stampa, analizzando il momento della sua Roma: "Periodo più delicato della stagione? Ora i margini di errore si devono limitare. In campionato dobbiamo volere fortemente il terzo posto e in Champions dobbiamo passare il turno, è un momento importante".

    SUL POST SHAKHTAR - "Cosa ho detto alla squadra? Sono uscite cose non vere. Non parlo mai con la squadra dopo la gara, anche il giorno dopo non ho parlato perché volevo vedere delle cose. Ieri ci ho parlato, cercando di trasmettere il fatto che in Champions abbiamo ancora possibilità di passare il turno, così come di riconcentrarci sul campionato. Dobbiamo avere la forza mentale di rimanere in partita per maggiore tempo, non dico 90 minuti, ma almeno 70, che sarebbe il top per portare a casa il risultato. Le cose personali rimangono tali".

    SU SCHICK E DEFREL - "I giocatori sono tutti pronti, ieri si sono allenati tutti, le scelte le farò stasera. Schick potrebbe giocare dall'inizio. Nella turnazione ci potrebbe essere qualcuno che gioca e altri no, a prescindere dai senatori, come ho sempre fatto. Schick potrebbe essere titolare. Lui e Defrel con o al posto di Dzeko? Sia con che senza. Voi spesso mi chiedete di Schick quando la squadra perde, è un giocatore forte e importante, come lo è Edin. Loro possono essere i centravanti di questa squadra, Defrel è un pochino più un jolly, può giocare dietro la punta o sull'esterno. È più facile che giochi uno tra Dzeko e Schick che entrambi".

    SU NAINGGOLAN - "Mi avete massacrato dicendomi di farlo giocare trequartista e adesso mi chiedete perché gioca così. Non è una questione di modulo, deve trovare mentalmente la forza di fare cose che lui ha. Abbiamo rotto l'incantesimo sul sistema di gioco, avrei voluto che avesse fatto 10 gol per darvi ragione, perché io voglio il bene della Roma, non del singolo giocatore. Voglio che la Roma faccia del suo meglio. Io alleno la Roma dove l'importante è il lavoro di squadra. Mi interessa l'obiettivo finale. 4-3-3 o 4-2-3-1, l'atteggiamento mentale è determinante. Nainggolan può tornare a essere il giocatore che conosciamo, al di là dei gol. Radja nell'ultimo periodo ha avuto qualche problemino ad un polpaccio, superato questo parlo di qualche numero. L'analisi dell'ultima gara dice che quella con lo Shakhtar è stata una delle migliori prestazioni di Nainggolan a livello fisico. Dal punto di vista fisico è in crescita, come lo è il resto della squadra".

    SUL MILAN - "Il Milan ha un'ottima rosa e Gattuso la sta sfruttando al meglio. Ha una buona organizzazione e credo che il 4-3-3 esalti i propri giocatori. Complimenti a Rino".

    SULLO SCUDETTO - "Cosa manca per tornare a essere la Roma de 2001? Sono tempi differenti, però il desiderio è quello di costruire la mentalità. Si passa da tante cose, le regole, la progettazione. Al tempo si costruì qualcosa perché il gruppo giocò insieme per tanti anni e fu fondamentale. Ora è un mondo diverso, con generazioni diverse che hanno meno abitudini ad andare a cena insieme, ma magari a giocare alla PlayStation insieme".

    SUL MODULO - "4-3-3 possibile anche senza De Rossi? Le caratteristiche dei giocatori sono importanti, potremmo riutilizzare il 4-3-3 perché è la forza di questa squadra cambiare. Magari in Champions sarebbe stato l'ideale tornare al 4-3-3 nel finale. Io credo che serva interpretazione nei momenti della gara, nel primo tempo siamo stati aggressivi nella maniera giusta, nel secondo tempo no e mi sono arrabbiato. È un aspetto mentale e non fisico. Io alleno così, voglio una squadra continua e dobbiamo migliorare. Il tempo ci aiuterà".

    SU PALLOTTA - "Le parole di Pallotta sulle radio romane? Non ho sentito queste dichiarazioni. Non ascolto le radio, è una mia scelta, nel bene e nel male non le ascolto. Non posso dare risposte su cose che non conosco".

    SUI TANTI ALLENATORI DEGLI ULTIMI ANNI - "Allenare una grande squadra non è mai facile, si vive di alti e di bassi. Ero consapevole di trovare questo tipo di ambiente, queste gioie e queste difficoltà. Non mi piace tirare somme e bilanci troppo prematuramente, arriviamo a fine stagione per dare una risposta definitiva. È inutile nascondersi dietro qualcosa, se ci sono stati 14 allenatori dal dopo Capello, qualcosa c'è stato. Vi assicuro che sono me stesso sempre, cerco di essere coerente con tutto il modo di fare, sia fuori che all'interno dello spogliatoio. Continuerò ad esserlo, con pregi e difetti. Come si può trovare continuità? Cercando di stimolare i giocatori costantemente al fatto di lavorare. Nel primo gol la linea difensiva è scappata benissimo per tutto il primo tempo. Nell'attimo in cui hai avuto meno attenzione ti hanno fatto subito male. Dobbiamo farne tesoro per il ritorno ed anche per il campionato. Il concetto è solo allenarlo, allenarsi e allenarsi".

    SU EL SHAARAWY - "Perché l'ho mandato in tribuna mercoledì? Ho preferito Cengiz che ha fatto gol, ho sbagliato anche lì. Più che il pedigree contano le condizioni psicofisiche dei calciatori. Stephan è uno di quelli che ci ha portato lì, ma era una scelta dovuta al fatto che non lo vedevo al top della condizione fisica e mentale. Avevo bisogno di due difensori viste le condizioni di Florenzi. Non l'ho fatto volentieri, ma ho dovuto fare una scelta. Ho parlato con Stephan, deve ritrovarsi, tornerà un giocatore importante. È una scelta che mi dispiace, l'ho fatta ed è tecnica, inutile nascondersi".

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