Roma-Friedkin, l'affare è tramontato. E ora Pallotta...
LE CAUSE - Al momento della firma sul contratto preliminare di cessione c’era ancora sulla distanza sulla valutazione dell’intero asset stimato da Pallotta e soci: almeno 700 milioni (debiti compresi). Differenze che potevano essere limate, poi però è esplosa la pandemia e tutto si è resto ancora più difficile. Mentre alcune trattative nel resto del mondo sono riprese (vedi Fiat-Chrysler o cessione del Newcastle), quella per la cessione della Roma no. Il motivo, come riporta oggi Il Tempo, è anche da trovare nella perdita dei soci di minoranza di Friedkin nell’affare. Probabilmente convinti che in questo momento non conviene investire nel calcio italiano e in particolare in una città come Roma con la questione stadio ancora in alto mare.
E ORA? - A fine pandemia le parti potrebbero anche sedersi di nuovo al tavolo ma a cifre decisamente più basse rispetto al passato. Dai 700 milioni di febbraio a 400-450. Condizionale obbligatorio perché al momento non ci sono segnali in questo senso. Anche per questo è stato dato mandato a Goldman Sachs di cercare nuovi investitori, nonostante la ricerca al momento non abbia dato i frutti sperati. Si cerca sul mercato arabo ma anche su quello cinese. Pallotta spera, così come i suoi soci. La Roma, infatti, si trova in condizioni economiche disastrose. Il bilancio di giugno dovrebbe segnare un -110 milioni. Pallotta e soci dunque dovranno garantire liquidità in ogni caso. Quel che ormai sembra certo è che la prossima stagione sarà programmata con taglio degli stipendi e ridimensionamento economico che porterà anche a cessioni eccellenti: da Zaniolo a Under passando per Pellegrini e Kluivert. Nella speranza che il campionato riprenda e che il quarto posto non sia solo una chimera.
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