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  • Romamania: con la Juve bello vincerla, anche se come al solito non vinci nulla. Pallotta ha rovinato anche questo

    Romamania: con la Juve bello vincerla, anche se come al solito non vinci nulla. Pallotta ha rovinato anche questo

    • Paolo Franci

    Battere la Juve, sì, è sempre una gran cosa per le genti romaniste. Evidente. Anche se la Juve è da quattro partite in ciabatte e non ha ancora aperto l'ombrellone perchè il clima è al limite del natalizio. Però, attenzione, è una gran cosa in nome di quei duelli cappa e spada degli ultimi decenni. Da Falcao a Platini a Totti e Nedved, giusto per issare sul ragionamento quattro mostri sacri delle due sponde.

    Eppoi sì “er go' de Turone” e tutta la mitologia che ne seguirà in nome di una rivalità che ha fatto grancassa. Poi, sono arrivati gli americani che - oltre a non vincere e cedere i pezzi migliori anno dopo anno allo stesso ritmo con il quale promettevano grandi cose - sono riusciti a fare quel che mai avrei immaginato: rendere Roma-Juve meno Roma-Juve del solito.


    , James Pallotta è riuscito a fare anche questo. A causa delle sue scelte (Monchi) che definire infelici è poco - la stagione della Roma è lì, davanti agli occhi di tutti noi - la Roma oltre a non vincere è rotolata ai margini del calcio che conta. Qui in Italia, naturalmente. Certo, poi ogni presidente ha le sue priorità. E quelle di Pallotta sono note.

    Lo stadio innanzitutto e se finisci dietro all'Atalanta pazienza. Giusto, voler fare affari, è un imprenditore mica un volontario dell'esercito della salvezza romanista. Un imprenditore talmente appassionato dal chiedere alle sue genti di scendere in piazza buttandola sull'occupazionale: “Forse un grande investimento e tanti nuovi posti di lavoro non sono così importanti. Se i tifosi vogliono lo stadio, devono sollecitare un intervento...”, ha detto giorni fa, esasperato perchè non lo ricevono in Campidoglio. La cara, vecchia storia dei posti di lavoro. Una volta funzionava. Oggi aggrappa un po' meno dopo decenni di prese in giro dei politici.

    E a questo punto mi occorre l'obbligo di citare un tweet di 'Emiliano ASR” che scrive: “Oltre a 4000/5000 euro che spendo per la Roma l'anno, più spese mediche per fegato, secondo pallotta (lo scrive con la minuscola) tocca annà pure sotto ar comune a fasse beve? (sotto al comune a farsi arrestare? detto alla romana). Questo è il numero uno, lo avevo sottovalutato!”.


    Poi però, l'effervescente numero uno romanista, si bea urbi et orbi di aver mandato in bancarotta – dice lui – tre radio romane “e ora ne restano sei”. Evidentemente, dei posti di lavoro di queste radio gli frega un pochino meno rispetto a quelli legate ai suoi affari. Però alla fine ha ragione Pallotta, la Roma non si discute, si ama. E nella versione americana forse, se osi discuterla e non la ami come si pretende, meriti di perdere il lavoro che, se non ricordo male,  a molti serve a dar da mangiare alla famiglia.

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