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  • Roma:| La porta chiusa
Roma:| La porta chiusa

Roma:| La porta chiusa

La Roma fa cilecca al primo colpo: non segna e non vince contro il Cesena, appena tornato in serie A dopo 19 anni di assenza.

L’Olimpico, mezzo pieno, fischia alla fine per lo 0 a 0, risultato giusto e al tempo stesso negativo. Mancano il gioco e la condizione atletica: la squadra è statica e spesso va in confusione.

Soprattutto sono fiacchi alcuni titolari, De Rossi a Vucinic per primi. Dietro, in contropiede, si corrono troppi rischi: non c’è copertura per la difesa quando le gambe non girano. La prestazione, insomma, non è da chi deve recitare il ruolo di rivale dell’Inter in questo campionato. Tra l’altro, dopo la prima sconfitta stagionale di nove giorni fa, nella Supercoppa italiana, Ranieri cambia solo portiere e sistema di gioco, perché l’organico al momento non gli consente di sbizzarrirsi. Tornano Julio Sergio, con Lobont in panchina, e il 4-2-3-1.

Gli altri dieci sono quelli di San Siro. Ma fanno un passo indietro. La linea difensiva è la migliore, in attesa di Burdisso: sulle fasce Cassetti, spaesato e fiacco, e Riise, lento e in ritardo; in mezzo Mexes fa il suo e Juan almeno conferma di essere già al top. Ma il problema è a centrocampo, anche sugli esterni. I mediani sono De Rossi, mai in partita, e Pizarro, comunque efficace e lucido. E sui lati nessuno rientra: Menez parte ancora a destra e si vede a sprazzi, mentre Vucinic a sinistra non incide e spreca i gol più semplici. Perrotta sta dietro a Totti che, a 34, è ancora il migliore.

Vuol dire che gli altri non lo seguono e che quindi c’è da preoccuparsi. Sembra essere tornati indietro: è la Roma di Spalletti, anche se gli anni passano per tutti e quindi l’età del gruppo non permette più velocità e imprevedibilità.

Per il ritorno in A, Ficcadenti presenta il Cesena con il 4-3-3. Ma i numeri ingannano. Quando c’è da difendere, l’intera squadra si ritrova sotto palla.In dieci, per il 4-5-1, a proteggere Antonioli, il portiere del terzo scudetto giallorosso, ancora protagonista e titolare a 41 anni. L’atteggiamento del Cesena manda in tilt la Roma, troppo vulnerabile sulle fasce quando ripartono i terzini avversari, a destra Ceccarelli e a sinistra il piccolo giapponese Nagatomo. Così Ranieri a metà tempo deve tornare al suo assetto preferito, il 4-4-2. Perrotta scivola a sinistra, Vucinic affianca Totti.

Prima della modifica, e ad inizio match, le occasioni per Menez, destro respinto davanti alla porta da Ceccarelli, e Vucinic, girata di testa a lato su lancio di Pizarro. In più, Schelotto falcia in area Riise, ma Gava, sbagliando due volte, concede l’angolo. A seguire, contropiede degli ospiti e sinistro in diagonale di Nagatomo, finito a lato. L’ammucchiata giallorossa non produce chance e nemmeno emozioni, se non i brividi per le ripartenze improvvise del Cesena. Totti pesca De Rossi in area: girata, tra l’altro da posizione di fuorigioco, e volo di Antonioli per la respinta. Replica Parolo, da fuori: facile per Julio Sergio bloccare.

La Sud, nella ripresa, torna al completo: chi è rimasto fuori nel primo tempo, canta per qualche minuto «non mi tessero, io», continuazione della protesta iniziata fuori dello stadio. Ficcadenti a volte chiede ai suoi di sistemarsi con il 4-4-2: di sicuro il Cesena è ora più intraprendente, mentre la Roma è con la lingua di fuori in molti suoi interpreti. Schelotto si divora Riise e ha due occasioni e mezza, ma la più vistosa capita a Vucinic che, con Antonioli a terra, dà il tempo al portiere di rialzarsi per la deviazione in angolo sul destro ravvicinato. In campo c’è già Taddei per Menez. Poi Brighi per De Rossi. Dopo la mezz’ora tocca a Okaka per Perrotta e l’assalto finale che sarà sterile e con qualche picco di nervosismo. Totti è l’unico che tira, anche di testa, Schelotto si pappa un gol grande così, palla sull’esterno della rete sull’uscita di Julio Sergio. Finisce pari: meglio che niente. La Roma ha un punto in più di un anno fa, unica e amara consolazione.

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