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  • Roma:| La prova del nove
Roma:| La prova del nove

Roma:| La prova del nove

Strano ma vero. La Roma di Torino è piaciuta a Luis Enrique. «Non è un passo indietro, in campo finora siamo stati inferiori solo al Milan» dice convinto l'allenatore alla vigilia dell'impegno di oggi con il Bologna all'Olimpico. Comincia il girone di ritorno: 19 partite più il recupero a Catania per crearsi un obiettivo in campionato dopo aver abbandonato le due coppe senza gloria. Luis Enrique non sembra preoccupato. Anzi, il match di coppa Italia per lui è stato un disastro solo per il risultato. «La differenza - spiega - l'hanno fatta i piccoli dettagli, ma l'atteggiamento è stato ottimo. La supremazia territoriale, che significa avere possesso palla nel campo avversario, è il doppio di quella della Juventus. Quando la squadra gioca male lo dico, stavolta per me la gara è stata migliore di quella in campionato con i bianconeri. E di molto». Visto il momento delicato, la conferenza dello spagnolo è stata preparata con più cura del solito. L'allenatore si è confrontato con tutti i dirigenti venerdì e ieri mattina, come accade sempre prima dell'ingresso in sala stampa, con il dg Baldini. Il motivo dello studio a tavolino pare ovvio: Luis Enrique doveva allinearsi perfettamente al comunicato della società sulla cena tanto discussa. E lo ha fatto. «Ho letto che ero imbufalito, in realtà questa era la prima settimana in cui non ero arrabbiato. Non so chi ha detto il contrario e che interesse c'era. Io ho vissuto una vita monacale, ma sono andato a cena qualche volta. Non dirò se era questo era il momento giusto per farla, lo sapevo e non ho detto nulla perché ho fiducia totale nella vita privata dei giocatori. Con il Bologna faranno il loro lavoro al 100%, mi aspetto una buona partita. I tifosi devono stare tranquilli: la squadra si allena come non ha mai fatto da quando sono qui». Poi spiega i motivi della seduta «breve ma intensa» di giovedì, all'indomani della serata di sballo dei giocatori. «Gli allenatori moderni fanno così. Dopo una partita c'è una stanchezza più mentale che fisica, quindi diamo un giorno di riposo e quello dopo facciamo lavoro differenziato tra chi ha giocato più di 45 minuti e gli altri. Il mio preparatore atletico è bravissimo, io - scherza Luis Enrique - sono uno scemo ma lui no». Meglio prenderla a ridere, insomma. «Vorrei una grande vittoria con il Bologna e poi lunedì un'altra cena. Senza di me però: se c'è l'allenatore è un po' diverso, non si può parlarne male. Poi io sono pure astemio...». Preparata o meno, la battuta è azzeccatissima. Lo spagnolo lancia solo messaggi positivi. Anche a Lamela. «Non facciamolo passare per un delinquente adesso. Per la prima volta lo dico prima: Erik sarà titolare, segnerà due gol e farà tremare l'Olimpico. Farà tutti contenti e poi sconterà la multa (per l'espulsione con la Juventus, ndr) pagando a tutti i compagni una cena». Sempre a tavola si finisce. In attacco dovrebbe tornare Borini che parte in leggero vantaggio nel ballottaggio con Bojan. Ancora assente De Rossi, spazio a Gago, Pjanic e Greco, aspettando Marquinho. In difesa si rivedono Juan e Rosi con Taddei, il dubbio è tra lo stralunato Kjaer e il più affidabile (ma non per Luis Enrique) Heinze. L'avversario di oggi fa tornare in mente la migliore prova stagionale dei giallorossi, il 21 dicembre al Dall'Ara. «Il Bologna ha cambiato modulo dopo le vacanze di Natale e mi aspetto una partita difficile» avverte il tecnico. E fa bene: oggi è proprio il caso di evitare passi falsi.

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