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  • Roma, le pagelle di CM: Zaniolo non tradisce. Florenzi pollice giù

    Roma, le pagelle di CM: Zaniolo non tradisce. Florenzi pollice giù

    Roma-Milan 1-1

    Olsen 6
    : Nel primo tempo la difesa in stile Ikea, tutta da ricostruire, non lo aiuta di certo. Ma lo svedese non si arma nemmeno più di brucola e martello per cercare di aggiustarla. Gli arriva un tiro in porta e quel tiro finisce dentro. Nella ripresa la struttura della retroguardia si irrobustisce e lui non corre particolari pericoli. Sarebbe da senza voto,  ma quando si distende per parare un tiro insidioso di Laxalt ecco una piena sufficienza. Che per non salta di poco, quando esce in maniera scellerata su un’incursione di Cutrone. 

    Karsdorp 6,5: Non ha ancora né il passò né i movimenti del grande terzino, però fa quello di mestiere e si vede. Mantiene sulle sue Calhanoglu e quando alza il bavero oltre la linea difensiva dimostra coraggio e voglia di riscatto. Senza esagerare. Quando entra Castillejo, infatti, si alza il livello di velocità e deve riprendere le misure. Bene pure al cross.  Una domanda: perché non ha giocato a Firenze? (41’st Santon ng: entra e soffre subito Laxalt. L’aria di Milano?)

    Manolas 6,5: Prova a tenere testa a Piatek, ma un giallo dopo pochi minuti lo condiziona parecchio. Non suda freddo come a Firenze e riesce a mantenere la sua zona scevra da traumi post Chiesa e Simeone. Nella ripresa decide di dedicarsi full time al polacco concedendo giusto il tempo di lamentarsi. Nel finale è superbo nel rendere vani i tentativi di Cutrone. Le sue doti non sono in discussione, la sua voglia di continuare a mostrarle forse sì. 

    Fazio 5: Contro l’ex Comandante basterebbe un uomo a mani nude, figuriamoci se da quelle parti si aggira El Pistolero Piatek. L’argentino si fa beffare dal polacco (che Monchi ha bocciato) con la solita dose di sonnolenza. Ma anche prima aveva messo nei guai Olsen con un retropassaggio da dilettante. Anche quando si affaccia oltre l’aerea sbaglia spesso passo e piede. Di testa, almeno in quello, giganteggia. Sembra che giochi col tasto in pausa. 

    Kolarov 5,5: Rompe il fischiosometro dell’Olimpico. Il bersagliatissimo serbo non fa niente nei primi minuti per trasformare gli insulti in applausi sbagliando anche gli stop più banali.  Nella ripresa commette un fallo da rigore che l’arbitro non va nemmeno a rivedere, poi alza il volume nelle cuffie e ritrova un po’ di voglia. 

    De Rossi 6,5: Il gran ritorno dopo 3 mesi non avviene di certo tra baci e sorrisi. Il momento è nero, il mare è in piena e le nuvole all’orizzonte non promettono nulla di buono. Il capitano prova a riprendere il timone e se non altro regala un po’ di pane duro sotto i denti di Piatek e compagni. Cala di ritmo nel finale, ma è comprensibile. Equilibratore tattico fondamentale, il suo addio (speriamo lontano) non sarà drammatica come quello di Totti ma lascerà un grande vuoto di personalità nella rosa romanista. 

    Pellegrini 5,5: Paqueta lo sbeffeggia al 25’ rendendo vano il lavoro discreto fatto fino a quel momento a centrocampo. Un errore di immaturità evidente dal quale nasce il gol di Piatek e che paga per tutto il primo tempo. Poi Lorenzo cambia giacca e riprende in mano il bicchiere senza rovesciare più una goccia di prosecco a terra e ingaggiando con Kessie un bel duello di magia.  Prova a farsi perdonare del tutto a 10’ dalla fine quando colpisce in pieno il palo di testa. 

    Zaniolo 7: E’ l’unico applaudito, insieme a De Rossi. Vuol dire che questa piazza apprezza chi il fritto non lo mangia solo a cena. Nicolò parte forte, come al solito. Discesa prorompente ma nessun amico ad aiutarlo. Poi trova le manone di Donnarumma. Non demorde però Nicolò, incurante del clima di contestazione e degli errori dei compagni. A inizio secondo tempo è scattante come la lingua di un camaleonte quando c’è da riportare il risultato sul pari. Corre sotto la Sud vuota, ce ne fossero altri 10 come lui. 

    Florenzi 5: Non sembra esserci fine nella caduta libera di un giocatore che due anni fa valeva oro. Oggi Alessandro faticherebbe a trovare spazio pure tra i convocati di Mancini. Meglio da ala che da terzino, ma solo perché così evita di combinare disastri irreparabili in difesa. Va al tiro (telefonato) dopo mezz’ora e mette in mezzo il cross dal quale nasce il colpo di testa di Schick, poi lascia la cornetta staccata. Pioggia di fischi all’uscita. Meritati. (19’st El Shaarawy 6: solita verve, solita fretta che si tramutano in maggiore imprevedibilità ma pure in qualche errore di troppo. Come nel finale quando sceglie il tacco per una battuta a rete dentro l’aerea)

    Dzeko 6: E’ l’unico arrabbiato, così come a Firenze. Ma stavolta incanala bene il sentimento di ira verso la porta di Donnarumma.  Prova a trascinare il reparto per 40 minuti poi quando ha l’opportunità di riportare un raggio di luna ecco il solito gol divorato. A inizio ripresa c’è ancora Donnarumma a sbarrargli la strada, ma il portiere rossonero fa i conti senza Zaniolo. Altro tentativo a vuoto al 70’, sempre per colpa di Gigio. 

    Schick 6: Altro fantasma a caccia della propria ombra. Ma per trovarla non bastano una doppietta all’Entella e un mental coach. Schierato esterno il ceco si fa notare nel primo tempo solo per un bel colpo di testa a fine primo tempo parato alla grande da Donnarumma. Più determinato nella ripresa  quando va pure a strappare un paio di palloni mica facili dai piedi degli avversari. (36’st Kluivert ng: ha molto da farsi perdonare. Ci prova) 

    Di Francesco 6: Punto per respirare, ma non per gioire anche se la reazione c’è stata. Prova il 4-1-4-1, tanto per cambiare un modulo. La Roma è più equilibrata rispetto a Firenze tanto che viene da chiedersi perché non sia scesa in campo così al Franchi. Piccola reazione di orgoglio, ma per guarire da una ferita così i vuole molto di più. Poi ci sono i soliti problemi di natura mentale, tecnica, fisica e tattica. E le colpe non possono non ricadere su chi la squadra la dovrebbe guidare. Resta un dato: 0 vittorie contro le prime 4 del campionato. 

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