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  • Mourinho: 'Non sono qui in vacanza, tra tre anni Roma in festa. Conte? Quando parli dell'Inter, nessuno può essere paragonato a me o Herrera'

    Mourinho: 'Non sono qui in vacanza, tra tre anni Roma in festa. Conte? Quando parli dell'Inter, nessuno può essere paragonato a me o Herrera'

    • Francesco Balzani
      Francesco Balzani
    È arrivato il giorno della presentazione di José Mourinho. Presso la suggestiva Terrazza Caffarelli, al Campidoglio, ecco lo Special One affiancato dai Friedkin e Tiago Pinto dopo aver visitato i Musei Capitolini. La conferenza è distribuita live in 50 Paesi, presenti oltre 70 giornalisti da tutta Europa. Sotto la scalinata al Campidoglio presenti circa 200 tifosi.

    Inizia a parlare Mourinho 

    "Innanzitutto fatemi ringraziare i tifosi. L'entusiasmo mostrato è eccezionale, ho avuto subito una sensazione forte. Mi sento in debito perché non ho fatto ancora nulla per loro. E' stato molto emozionante, la prima cosa che devo fare è questa. Poi ringrazio i Friedkin e la società, ma il modo in cui i tifosi mi hanno ricevuto è stato veramente fantastico. Mi ha colpito davvero. Perché sono qui? Vedete la statua di Marco Aurelio qui vicino. Nulla torna nel nulla, come nulla ritorna nel nulla. E' un significato molto simile a quello che ho provato io parlando con i Friedkin. Il modo in cui hanno parlato con me, il progetto mi ha convinto. La parola tempo a volte nel calcio non esiste, in questo caso sì. Ed è fondamentale. Quello che la proprietà vuole non è il successo oggi e i problemi domani ma una situazione sostenibile. Questa è la ragione principale. Abbiamo una mentalità di lavoro, non siamo qui in vacanza. Abbiamo un gran legame con la città, il simbolo, i colori, il nome. Si confonde a volte la città col club e questa è una responsabilità che sento. Ripeto siamo qui per lavorare, per questo allenamento è alle 16 vi saluto. Ciao (scherza, ndr). ​ L'eredità che vogliono per questo club. Non dimenticare mai il passato fantastico di questo club".

    Lei disse ‘In Italia siete matti perchè pensate solo al calcio’, qui ci sono almeno cinque radio che parlano tutto il giorno della Roma. Questa pressione è stata decisiva, la eccita l’idea di essere qui dopo tanti anni?

    "Ho dovuto già cambiare telefono tre volte perchè non so come fate a trovarmi sempre. E’ fantastico, incredibile, quando non lavori qui l’Italia ti manca. C’è un lavoro da fare internamente e noi, all’interno del club, dobbiamo focalizzarci sul nostro lavoro. Voi giornalisti sul vostro, noi sul nostro. So di non essere simpatico quando lavoro e magari per voi non sarà un piacere. Ma io devo difendere il mio club dall’interno. Tutti noi all’interno di Trigoria sappiamo di avere un lavoro da fare, rispettando il vostro”.

    Sia lei che Pinto avete parlato di mentalità. Lei è stato chiamato, oltre che per provare a vincere, anche per cambiare il DNA della Roma. Lei come proverà a cambiare il DNA di un gruppo che ha chiuso al settimo posto? Quali sono le prime mosse?

    "Conoscere il gruppo. Non andiamo a cambiare cose prima di non sapere come è composto il gruppo. Ovviamente ci sono dei principi non negoziabili, basicamente è questo. Oggi c’è il primo giorno di allenamento e voglio che i miei giocatori sappiano subito il nostro modo di allenare. Preferisco in questo momento andare nella direzioni di tutto il club, non solo dei calciatori. La quarantena mi ha permesso di parlare già con le persone a Trigoria e ho visto una gioia terribile di lavorare insieme”.

    Da quasi tutti i giorni leggiamo le notizie del suo nome sui quotidiani e inizia sempre con 'Mourinho chiama', Donnarumma, Ramos... E' importante il suo carisma per attrarre gli altri giocatori? 

    "Non ho parlato con nessuno, puoi pensare che non è vero ma ti dico la verità. Non ho parlato con nessuno. Parlo con Tiago, con la proprietà e con il club ma di giocatori non ho parlato con nessuno".

    Lei è venuto in Italia nel 2008 e aveva trovato un calcio italiano che negli anni precedenti aveva vinto la Champions League. Adesso arriva in un calcio in cui abbiamo perso terreno a livello di visibilità internazionale. Non vinciamo la Champions dal 2010. Questa può essere la sfida più importante della sua carriera?

    "In questo senso la prossima sfida è sempre quella più importante della mia carriera. In questo caso è questa la sfida. Quando parli del calcio italiano magari stiamo parlando della finalista dell'Europeo e ci sono tutti giocatori che giocano in Italia, magari manca solo Verratti. La maggioranza dei calciatori giocano in questo campionato. E se non è visto all'estero come il campionato principale è responsabilità nostra. Ovviamente lavoro per la Roma e per il calcio italiano e se possiamo dare qualcosa di più dobbiamo farlo.

    Come è cambiato lei? 

    "Se gli anni non ci rendono dei professionisti migliori vuol dire che qualcosa non ha funzionato per il meglio. Sono più maturo, al tempo stesso il DNA non cambia. Sono quello che sono nel bene e nel male e sostanzialmente sono la stessa persona".

    Non ha parlato con nessuno all'esterno ma lo ha fatto molto in questi giorni all'interno. Si parla del futuro di Dzeko, come si pone rispetto a lui? E se dovesse restare alla Roma tornerebbe lui il capitano?

    "Io non ti devo dire quello che faccio all'interno del mio club. Se entriamo in questa dinamica, di dirmi cosa faccio e con chi parlo, sarò un antipatico che non condivide con voi quello che faccio all'interno. La domanda del capitano sarà una situazione che prima di tutti la società e i giocatori devono sapere prima di voi".

    Si aspettava questa accoglienza da parte dei tifosi della Roma, il suo percorso è sempre stato un Veni, Vidi, Vici? 

    "Arrivare, lavorare molto, seminare e aspettare il tempo per raccogliere i frutti. E' un contratto triennale e poi spetterà alla società decidere il futuro. Sono 3 anni di contratto non possiamo sfuggire al fatto che non si vince da tanti anni e come mai la squadra è arrivata a 29 punti dalla prima in classifica. Sono domande che mi devo fare. Ritengo che sia il club che il GM conoscono le risposte meglio di me e sanno che c'è molto lavoro da fare, vogliamo arrivare a vincere dei titoli ma non dico vincere immediatamente, seguendo una traiettoria normale, non sarà così".

    Durante l'Europeo ha parlato di Cristante e Spinazzola, che ruolo avranno nella prossima stagione. Dopo il suo infortunio ha programmi in mente? 

    "Siamo tutti felici che abbiamo questi giocatori in Nazionale, che sta facendo molto bene e ha il 50% delle possibilità di tornare a casa come campioni d'Europa. E' un orgoglio e anche per me che non ho mai lavorato con loro, lo sento come se fossero i miei giocatori. Siamo tutti molto felici di questo. Cristante dimostra che è una Nazionale piena di giocatori di talento. Solo possono iniziare in 11, Mancini non può fare miracoli in questo senso. Mancini ha un rispetto grande per Cristante come giocatore perché ogni momento di difficoltà Cristante è lì per aiutare. E' un ragazzo con una personalità fantastica e lo aspetto a braccia aperte. Spinazzola è una triste situazione per tutti noi. Ma è incredibile nella sua gioia di vivere e di fare, arriva al centro di allenamento con questo infortunio e sembra che non è successo niente. E' positivo ma non lo avremo per tanto tempo. E' una situazione dura per lui e per noi. La soluzione da trovare? Abbiamo Calafiori che deve lavorare tanto per noi, abbiamo fiducia di lui. Però scusi direttore ma abbiamo bisogno di un terzino sinistro".

    Ha allenato grandi club e grandi giocatori, c'è l'impressione che c'è un limite al budget di mercato. Cosa vi siete detti con Spinazzola? 

    "Risponde Tiago Pinto: Qui è importante chiarire che abbiamo fatto insieme un'analisi della squadra. Sappiamo tutti che questo mercato è molto particolare e difficile. Stiamo lavorando ogni giorno per trovare la soluzione. Sicuro che alla fine del mercato avremo una squadra degna di Mourinho".

    I tuoi due anni in Italia furono difficili, gli ultimi mesi non parlasti più con la stampa dopo il gesto delle manette... Undici anni dopo torni con quali sentimenti? Di dare battaglia? O pensi che il calcio italiano o tu sei cambiato?

    "Io sono l'allenatore della Roma. Non voglio essere niente di più, c'è tanto da fare qui. Devo concentrarmi nel mio ruolo, perché sarà il mio ruolo per 24 ore o poco di meno per dormire. Se come conseguenza del mio lavoro nel club possiamo dare qualcosa di più al calcio italiano è fantastico. Le situazioni possono arrivare e non arrivare. Tu sai che per difendere i miei farò di tutto, per cercare io dei problemi ovviamente no. Mi voglio divertire e penso che ci possiamo divertire tutti. Per difendere la mia società, se bisogna fare qualcosa di più siamo qui".

    Lei ha detto che in passato è stato vittima dell'ossessione per la vittoria e ha detto che se non vinceva era la fine del mondo... 

    "Sono vittima del modo della gente in cui mi guarda. Nel Manchester United ho vinto 3 titoli ed è stato un disastro. Ho preso il Tottenham in una finale di coppa in cui non mi hanno fatto giocare ed è stato un disastro. Per gli altri è una roba fantastica".

    Qual è la sua idea di vittoria? 

    "Dal punto di vista oggettivo, non voglio che tu pensi che sono andato via dalle mie responsabilità, solo abbiamo in quanto squadra di lavoro un obiettivo in mente: la prima partita ufficiale, la vogliamo vincere. Quando finiamo la prima, pensiamo al secondo obiettivo. La prima ufficiale sarà Conference League e vogliamo vincerla. In generale questa società e questa squadra ogni giorno deve essere meglio. Posso dire oggettivamente che parlando della struttura fisica che abbiamo a Trigoria, la gente lavora 24 ore per fare una struttura fisica più adatta per noi. Si sente che ogni giorno è meglio. Poi la struttura umana: il lavoro che ha iniziato a fare quando sono arrivato. Se mi lasciate allenare, ogni giorno dobbiamo essere una squadra migliore".

    Non tutti sono stati così entusiasti del suo arrivo, ritengono che non sia più quello di una volta. Cosa vuole rispondere? 

    "Niente, ho risposto prima, i miei ultimi 3 club: scudetto con Chelsea, 3 coppe con Manchester United, una finale con il Tottenham. Quello che per me è un disastro magari qualcuno non l'ha mai fatto nella vita".

    Come lo sente il rumore dei nemici? 

    "Non voglio la Roma di Mourinho, ma la Roma dei romanisti. Io sono uno in più, che insieme a loro all'interno del club e ai tifosi del mondo, sono uno in più. Se vuoi parlare della Juve di Max o del Napoli di Spalletti o della Lazio di Sarri puoi farlo ma la Roma di Mourinho non mi piace".

    Dal 2008 la Roma non ha vinto nulla, zero titoli. E' abbastanza forte già la squadra per vincere? 

    "Non è un'ossessione per me pensarla così. Non possiamo scappare dalla verità, come è vero che abbiamo finito a 29 punti in campionato dietro la prima e 16 dietro il quarto posto. Non possiamo scappare da questa realtà ma vogliamo capire bene perché e il tragitto e come farlo, fino ad arrivare dove vogliamo. Stiamo parlando di tempo, è una parola che tutti noi condividiamo. E' stata una parola chiave quando ci siamo incontrati per la prima volta con la società. Se possiamo accelerare questo processo, meglio. E' la mia natura e voglio che i giocatori abbiano questa mentalità". 

    Ritiene positiva una stagione senza titoli? 

    "Voi parlate di titoli e noi di tempo e di progetto, di lavoro. I titoli non sono parole, è troppo facile da dire. Poteva essere una promessa troppo facile, la realtà è altra: tu parli di titoli, noi di tempo, di lavoro, di progetto e migliorare. I titoli arriveranno. La società non vuole successo isolato, vuole arrivare lì e rimanere lì. E' più difficile questo. E' ancora più facile se tu vinci e non hai soldi per pagare gli stipendi. Vogliamo essere sempre sostenibili e siamo uniti in questo pensiero. Lavorare e arriverà".

    Come ha trovato Zaniolo, pensa che sia pronto subito a tornare protagonista? Qual è il ruolo migliore? 

    "Dobbiamo capirlo, dobbiamo comunicare e analizzare. Ho una squadra tecnica fantastica che mi piace tanto, con gente di tanto talento e passione. Abbiamo persone che hanno lavorato per noi che hanno lasciato situazioni buone da altri club e sono venuti da noi per passione. Zaniolo è un ragazzo con talento fantastico, sappiamo quello che è successo dal punto di vista degli infortuni e poi dobbiamo trovare per lui dentro una dinamica di gioco della squadra l'habitat naturale, dove si può esprimere al massimo. Un'idea di gioco che i giocatori possono condividere con noi".

    Tutti si aspettano il Mourinho comunicatore. Quello visto nel documentario fa uscire la sua parte umana? Ha già un'idea tattica di come potrà cominciare nella Roma?

    "Abbiamo l'idea che abbiamo ma deve essere lavorata ogni giorno e dobbiamo capire come possiamo far esprimere i giocatori al massimo. Dobbiamo cercare di mettere i calciatori in una situazione di comfort.  N0n vogliamo farli giocare in un modo che non gli piace. Il calcio si è rivoluzionato tanto, è difficile definire un modulo di gioco perché durante la partita devi avere la potenzialità di cambiare. Anche parlare di tattica è difficile, puoi giocare in un modo quando hai il pallone e quando lo perdi cambiare il sistema tattico. I giocatori hanno cultura tattica".

    Quando incontrerà l'Inter le dispiacerà non incrociare Conte? Tre anni fa è arrivato un certo portoghese (Ronaldo, ndr), ora è arrivato lei, deve iniziare a preoccuparsi?

    "Ci sono allenatori nelle storie del club che tu non devi paragonare mai. Qui, per esempio, non paragonare nessun con Liedholm o Capello. Quando parli dell'Inter, nessuno può essere paragonato a me o Herrera. Ronaldo non deve preoccuparsi, se giocassi difensore centrale forse, perché lo picchierei".

    Se dovesse immaginare la sua Roma tra tre anni, come la vede?

    "Festeggiando. Cosa? Non lo so ma festeggiare".

    Sa che se dovesse vincere molti si chiamerebbe José qui a Roma?

    "Giuseppe".





       

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