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  • Roma, Rosi| 'Trigoria è casa mia'

    Roma, Rosi| 'Trigoria è casa mia'

    L’unico viaggio che Aleandro Rosi ha pianificato è quello verso Roma, di solo ritorno. «Adesso che sono tranquillo e felice, posso pensare alle vacanze». Poi, finalmente a casa. «Tornare a Roma è un sogno che si realizza, e capirò che è tutto vero quando indosserò di nuovo quella maglia. Quando sono partito, l'obiettivo era quello di tornare alla Roma: ce l'ho fatta».

    Se la Roma avesse vinto lo scudetto, alla Garbatella avrebbe trovato una statua.

    «Non è andata come volevo. E' chiaro che io e Gianluca (Curci, ndr) avevamo qualcosa in più da mettere in campo, ma il Siena ha dato il massimo».

    Come è stata l’attesa?

    «Con trepidazione. Sapevo che la cosa era quasi fatta, ma finché non c'è la firma non si può stare tranquilli. Ringrazio sia il Siena che la Roma».

    Ha parlato con Ranieri?

    «Sì. C'è molta fiducia da parte sua e altrettanto entusiasmo dalla mia. Speriamo di fare una grande stagione, abbiamo tutti i mezzi per riuscirci, a cominciare dalla Supercoppa».

    Motta è tornato a Udine, Cicinho non tornerà a Roma. Rimangono Cassetti e Rosi.

    «E’ l'occasione della carriera. Ci saranno tante partite, con Cassetti ci divideremo la fascia destra; Ranieri deciderà in base a chi è più in forma».

    Troverà Adriano e Simplicio.

    «Adriano è un giocatore importante: il suo valore non si discute. Se giocherà da Adriano può solo che aiutarci. Simplicio ha fatto benissimo a Palermo: a Roma può ripetersi».

    Perché, per i giovani, è così difficile affermarsi a Roma?

    «E' una piazza importante, esigente, vuole gente già pronta. A Roma c'è più pressione, da altre parti si può emergere con più calma. Certo, se ti chiami Totti o De Rossi "esci" anche a Roma».

    Si sente maturato?

    «Si, soprattutto come persona: quando sono partito ero un ragazzo, ora mi sento uomo».

    Chi l'ha aiutata a crescere?

    «Spalletti per avermi lanciato, Giampaolo, poi Malesani ed Ezio Sella perché sono due persone splendide, ma devo moltissimo ad Acori, che a Livorno ha puntato su di me».

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