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  • Roma, stadio Olimpico: quel filo nero fra le curve nel segno dell'estrema destra

    Roma, stadio Olimpico: quel filo nero fra le curve nel segno dell'estrema destra

    ALL'OLIMPICO. Almeno per loro, per i circa tremila tifosi del Tottenham arrivati a Roma per la partita, è stata una lunga giornata di ordinaria paura.

    Iniziata leggendo i siti che davano conto del raid selvaggio di Campo de' Fiori, aggrappandosi ai «consigli di viaggio» che la società, preoccupata, aveva nel frattempo diffuso. E conclusa allo stadio, ad ascoltare i cori antisemiti della Curva Nord («Juden Tottenham»), alla fine del primo tempo, proprio mentre da quelle stesse parti si alzava uno striscione: «Free Palestina».
     
    In mezzo, tra le prime notizie sull'aggressione criminale subita da un gruppo di loro e il ritorno ai pullman scortati dalla polizia, un vagabondare vecchia maniera che qualche problema lo ha creato. Si sono ammassati soprattutto in via Nazionale e dalle parti di piazza del Popolo, e hanno bevuto tutto quello che hanno potuto, ovunque sorvegliati a distanza da un eccezionale spiegamento di forze della Questura di Roma e dei Carabinieri. La linea era: non inasprire inutilmente gli animi. Ed è stata tenuta con grande pazienza fino a sera.
     
    I SENZA BIGLIETTO
    Ma oltre un certo limite non si poteva andare: sessanta-settanta tifosi del Tottenham, incappati nei posti di blocco, sono stati trovati senza biglietto. Si stanno approfondendo a una a una le loro posizioni, anche se le norme di ordine pubblico in vigore nelle competizioni europee non sono così severe come quelle del campionato italiano.
     
    Una paura nella paura, per questi tifosi, si chiamava West Ham, un'altra squadra di Londra. Il concreto timore, cioè, che fossero calati a Roma anche i loro acerrimi nemici in patria, per giunta gemellati con la Lazio.
     
    Incroci di bande violente che ricorrono: si è temuto - e per fortuna non è accaduto niente, proprio come ieri sera - che anche i greci del Panathinaikos fossero a Roma per il derby, per dare una mano alla curva giallorosa.
    Quanto alle religione, s'è scritto da ogni parte che il Tottenham è la squadra ebraica di Londra, che è nata in quartiere ebraico, che la sigla più importante della sua tifoseria è «Yd Army», armata ebraica. Ma nessuno ha sottolineato in queste ore che, secondo un recente sondaggio, solo il 5 per cento dei tifosi si professa davvero di religione ebraica, che il vecchio quartiere, con gli anni, ha perso tutti i suoi connotati.
     
    NIENTE TAXI
    Connotati religiosamente o no, quelli che la mattina dopo l'assalto al Drunken Ship sono riusciti a salire su un taxi sono stati pochissimi. Paura, diffidenza, o chissà cos'altro ancora: fatto sta che a decine sono rimasti a piedi, agli incroci delle strade, nelle piazzole di sosta. Con in mano una specie di decalago, i «consigli di viaggio» diffusi appunto dalla società che parlavano di molte cose, ma senza spendere una riga sulla difficoltà a trovare un taxi.
     
    Alle undici e un quarto è stato lanciato questo manualetto, quando già la Bbc puntava sulla «matrice razzista» del raid notturno, quando i tabloid già rilanciavano per Roma l'etichetta di Stab City, la città degli accoltellamenti.
     
    Nonostante un incipit traboccante di humour britannico («La città di Roma non ha bisogno di presentazione per i suoi siti storici e per le sue attrazioni turistiche...»), il manualetto in realtà aveva l'intenzione di mettere seriamente in guardia i tifosi: utilizzate solo le navette ufficiali e comportatevi con la massima prudenza. Attenti ai borseggiatori, attenti ai prezzi esorbitanti, ma soprattutto attenti alle strade del centro, dove il livello del crimine è molto più alto che nel resto della città.
     
    Attenti anche a non bere troppo, ma non c'era scritto, altrimenti una ventina di loro non sarebbero stati bloccati dalla polizia poco prima dell'inizio della partita, mentre si avviavano tranquilli verso la curva Nord, quella della Lazio. Sono stati pazientemente accompagnati dalla parte opposta dello stadio.
     
    Nino Cirillo per "Il Messaggero"
     
     
    QUEL FILO NERO TRA LE DUE CURVE NEL SEGNO DELL'ESTREMA DESTRA. Gli addetti ai lavori la definiscono «teoria dell'opposizione violenta al Sistema», ed è un fenomeno che il Viminale sta monitorando ormai da qualche anno. È la strana commistione tra ultrà laziali e romanisti, un'alleanza che ha ormai trovato il suo spazio dentro e fuori l'Olimpico e che sembra avere l'espressione più violenta ed eversiva proprio nella Capitale. Sono romanisti i giovani fermati per il raid notturno di Campo de' Fiori, ma i tabulati telefonici di uno di loro registrano contatti con un «socio» laziale. E così, a distanza di qualche ora dal raid contro i supporter del Tottenham, dalla Curva Nord arriva una sorta di rivendicazione del gesto: uno striscione urla «Juden Tottenham», mentre a poco distanza la risposta è un «Free Palestine».
     
    Non è ancora chiaro se ci sia stata una premeditazione nell'aggressione ai tifosi inglesi, di certo troppo spesso gli stadi stanno conoscendo un'inedita contaminazione tra romanisti e laziali. Basta andare a marzo del 2004, alla giornata del derby, quando le due tifoserie sono riuscite a imporre la sospensione della partita, dopo che si era diffusa la notizia falsa che un bambino era stato ucciso da un'auto della polizia. Ci fu un'invasione di campo, in 7 ultrà sono finiti sotto processo, e i due schieramenti si sono trovati fianco a fianco nella battaglia. La destra antisistema è diventata negli anni la forza egemone delle curve romane.
     
    BRESCIA
    L'origine potrebbe risalire al 1994, al 21 novembre, stadio di Brescia. La Roma è ospite. Scoppia il finimondo e, dietro i disordini, le indagini identificano il Movimento politico occidentale di Maurizio Boccacci, punto di riferimento dei naziskin della Capitale. La chiave degli scontri tra tifosi e forze dell'ordine è nell'alleanza temporanea che si crea tra chi vuole sventolare sugli spalti le bandiere dell'estrema destra e gli ultrà romanisti che volevano punire i dirigenti della loro squadra, colpevoli di non foraggiare più la tifoseria estrema con i biglietti omaggio, come ai tempi di Ciarrapico.
     
    La spedizione è progettata da un laziale e da un amico romanista, anche se dietro lo scopo apparente di vendicare la tifoseria giallorossa l'obiettivo reale sembra più quello di reclutare consensi nell'estrema destra. Alle 12,40 l'accordo folle riduce in fin di vita l'allora vicequestore Giovanni Selmin che ricorda: «Tra i miei aggressori c'erano romanisti e laziali. Avevano progettato la spedizione portando da Roma un arsenale: accette, coltelli, bombe. A guidare quel gruppo era un estremista di destra, Maurizio Boccacci, fondatore del Movimento politico occidentale». Romanisti e laziali insieme contro «gli sbirri».
     
    DERBY
    Non meraviglia, quindi, se nel giorno del derby la storia si ripete e se quando Paolo Zappavigna, leader dei «Boys» giallorossi, quarantenne, muore in un incidente di moto, a piangere per lui c'è Fabrizio Toffolo, leader degli «Irriducibili» della Lazio. La storia degli ultimi anni sembra proprio aver dato ragione a quanto Zappavigna teorizzava in un forum ultras. «I veri Disobbedienti sono gli ultrà - diceva - Il nostro motto è sempre schierati e mai omologati, mai a braccetto con le forze del disordine. La curva, insieme ai centri sociali, è uno dei pochi luoghi in cui è possibile una vera autogestione».
     
    Cristiana Mangani per "Il Messaggero"

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