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  • Certe notti in Curva Sud

    Certe notti in Curva Sud

    • Valerio Nasetti

    Arrivo allo stadio alle 19.30. Settore Curva Sud. Ho fame. Al bar vendono un surrogato di pizza ed un wurstel crudo da inserire in mezzo ad un tentativo mal riuscito di panino. Lo chiamano hot-dog. Costo: 4 euro. Non ho più fame. Manca un'ora ed un quarto alla partita più importante e difficile di questo scorcio di stagione. Mi siedo su un seggiolino. Lo stadio è semi vuoto, l'atmosfera è apparentemente tranquilla. Troppo. Chiamo alcuni amici. Stanno arrivando. D'altronde è un giorno feriale: prima il dovere e poi il piacere.

    Il tempo passa ma il pathos non aumenta. Brutto segno. Già, perchè dovete sapere di leggere il pensiero di uno convinto di vivere in simbiosi con la squadra: quando sono distratto o penso ad altro poco prima di una partita, la stessa Roma poi si presenta in campo svogliata, senza mordente. Si muovono le lancette. Lo stadio si riempie. Accanto a me, alla mia sinistra due giapponesi. Una fila sotto di me una famiglia di americani. Mi sento in minoranza. La partita inizia ed i giallorossi sbandano. Seccanti e seccato. Il primo tempo finisce 2-0 per loro. Sorrido. Ma perchè?

    E' un emozione incontrollabile. La Roma perde e sono contento. C'è qualcosa che non va: allora sempre in maniera automatica afferro il cellulare dalla mia tasca sinistra e scrivo un sms: '3-2'. Lo invio ai miei amici. Intorno a me tutti sguardi delusi, ma io so per certo che qualcosa accadrà. Rientrano in campo le squadre. La Sud ritorna a cantare. Stai a vedere che ho ragione. Passano tre minuti: Borriello diventa Oliver Hutton e da terra, non so come, realizza il primo gol. I due romani De Rossi e Totti completano la rimonta che è già storia.

    Piero Mei, su Il Messaggero, questa mattina apre così il suo fondo: 'Certe notti, la Roma è la Roma, e dove ti porta lo decide lei'. Lo trovo geniale e mi ha fatto ricredere. Non è vero che il mio stato d'animo coincida con quello di Totti e compagni. E' esattamente l'opposto. Decidono loro. Non io. Sono dei matti ed a volte ci fanno anche piangere. Devo dirgli 'grazie', perchè per merito loro, per una volta non scrivo di banali concetti calcistici, di moduli, di critiche verso l'allenatore. Scrivo di frammenti di vita vissuta. E la serata di ieri sarà da ricordare per sempre. Da tifoso. 

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