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  • Romamania: come Pastore, solo Iturbe

    Romamania: come Pastore, solo Iturbe

    • Paolo Franci
    Non ci pensa, Di Francesco. Non ci pensa e fa bene, al derby che sta arrivando e al ritorno con il Porto. E' concentrato sul Frosinone, una di quelle partite che se vinci hai fatto il tuo e nelle quali hai tutto da perdere se sbagli una curva. E liquida le chiacchiere su Sarri come un non senso. Tra le pieghe di una partita da vincere a tutti i costi, perchè il Milan fa il Jeeg Robot d'acciaio, dovrebbe esserci il rilancio di colui che, a spanne, è fin qui l'acquisto più sanguinoso, addirittura tragico, dell'era americana, Javier Pastore. Forse solo Iturbe è paragonabile al Flaco anche se per quest'ultimo la speranza che si svegli finalmente, pur assottigliata, è ancora viva.

    Speranza che, probabilmente vivrà un nuovo capitolo nel match contro il Frosinone, sulla carta il più semplice possibile (ma ci sono match semplici in serie A, oggi?) per tentare il ri-decollo del pallido ex Psg. Lo ha raccontato proprio Di Francesco come il “Secco” sia rinato a nuova vita almeno negli allenamenti. Ha spiegato come Pastore sia il primo ad arrivare agli allenamenti e come non voglia uscire dal campo per migliorare la condizione fisica - si sa, se hai carriolate di talento e non corri, qui da noi duri quanto il volo di una gallina - e queste sono cose che piacciono e indicano come il Secco non si sia arreso a una vita da emarginato strapagato. Alla insostenibile leggerezza del Flaco, dunque. Il punto è quel dubbio atroce che fin dalle prime uscite di Pastore ha assalito me e non solo: Pastore, questo Pastore, non quello svelto di Palermo quasi mai più riemerso nel calcio che conta, è adatto al calcio italiano? Il suo danzare cadenzato con il pallone tra i piedi, sublimi certo, può sopravvivere ai ritmi da rave del nostro calcio? Ecco, qui c'è tutto il futuro del Secco. E già questa sera avremo una risposta. Forse definitiva.
     

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