L’estate sta finendo, i sogni pure. Piano piano si torna alla realtà. La Roma non giocherà con tre attaccanti ed un trequartista (Menez). L’idea pazza nata a Riscone rimarrà incagliata nelle montagne della Val Pusteria. Rientrati a Trigoria si è tornati alle origini. L’aria pura ed innovatrice di Plan de Corones ha lasciato spazio alla conservatrice afa romana. E si ritorna al 4-4-2. Psg, Levante e Pescara. Tre indizi sono una prova.

Totti-Adriano-Vucinic. Lì in avanti c’è spazio soltanto per due dei tre. Il terzo sta come ala sinistra del centrocampo. Tutto come l’anno scorso. Ed a pensarci bene, l’idea non deve risultare neanche tanto malvagia dal momento che i giallorossi, con questa filosofia, sono arrivati secondi, ottenendo ventiquattro vittorie in campionato. Evidentemente il 4-3-3 è servito soltanto a rompere la monotonia e la noia di un ritiro estivo. Un po’ di allegria, qualcosa di cui scrivere, parlare e sparlare. A quindici giorni dalla Supercoppa, dal primo trofeo stagionale, si torna ad essere seri. 

Due centravanti, schieramento bilanciato, attenti in difesa e bravi nelle ripartenze con due esterni veloci. Punto. Anzi due punte ed a capo. I tifosi hanno sognato una Roma champagne, talento, fantasia, disordine e disciplina. Ricordo dell’estate 2010. Ora è tempo di svegliarsi. Il tempo degli esperimenti è finito, si torna alle vecchie care tradizioni. In Italia l’unico modulo conosciuto è il 4-4-2, c’è poco da scervellarsi. L’eccezione, guarda caso, è stata rappresentata dall’Inter orfana di italiani e guidati da un tecnico portoghese, non a caso sono soprannominati ‘i brasiliani d’Europa’. Ranieri invece è di San Saba. In allenamento è un martello, ma non disdegna una battuta con i suoi ragazzi. In estate li fa divertire, ma a settembre si ritorna a scuola. Ordine e disciplina. 4-4-2. Stretti in difesa, attenti a centrocampo e cinici in attacco. Altro non c’è. Ed è un peccato.