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  • Romamania:| L'anarchia al potere

    Romamania:| L'anarchia al potere

    Quarta rimonta subita in stagione. Il dato è sconfortante: perchè se il male è stato mostrato da agosto, ancora non si hanno notizie sulla cura. Le ragioni di una stagione fin qui fallimentare le rammentiamo da mesi: alla squadra manca un'idea di gioco, la condizione fisica ed atletica non è mai stata eccellente, e tutto ciò rende i calciatori molto nervosi. Sono troppi gli episodi a confutare nella fattispecie l'ultima tesi: l'espulsione di Burdisso contro il Cagliari, quella di De Rossi a Verona, le discussioni dei 'romani' prima con Borriello e poi con lo stesso Burdisso, per non parlare delle ripetute lamentele dei senatori nei confronti di Ranieri.

    Durante la scorsa stagione si è sentito molto parlare della forza del gruppo come conseguenza dell'ottimo campionato romanista. Un'amicizia tra calciatori alimentata dagli anni trascorsi insieme. La spina dorsale dei titolari è identica dal 2006 ed è composta dai vincitori di due Coppe Italia, di una Supercoppa e dai reduci di due scudetti 'defraudati'. In sostanza, si parla di un gruppo mentalmente sazio. Se è vera la premessa, non può essere una coincidenza che i protagonisti degli ultimi litigi in seno alla squadra siano stati Borriello e Burdisso, ovvero i due nuovi arrivati inseriti di diritto nella formazione tipo.

    Entrambi hanno fame di riscatto: Il centravanti è stato scartato dal Milan, l'argentino è stato trattato da 'peso morto' dall'Inter schiacciasassi di Mancini e Mourinho. Proprio loro, arrivati da Milano ed esportatori di una cultura di gran lunga differente da quella romana, non hanno intenzione di abbandonarsi alla leziosità. Sono arrivati nella Capitale per prendersi delle rivincite, ma a Trigoria i pensieri sono altri: i calciatori ripetono di non essere distratti dalle vicende solitarie e Ranieri urla di essere calmo. Dalla serie: come mentire a sé stessi. E' evidente che qualcosa non va. Senza padroni, regna l'anarchia e l'incertezza. E senza certezze non si può vincere. Anzi, non si vuole vincere. 

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