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  • Romamania: da Cole a Karsdorp, l'oscura maledizione dei terzini

    Romamania: da Cole a Karsdorp, l'oscura maledizione dei terzini

    • Paolo Franci
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    La Maledizione dei Terzini, qui a Roma, è roba da Jack Sparrow e la sua Luna Nera. E non c'è bisogno di navigare nel Mar dei Sargassi per rendersene conto. Basta viaggiare nel tempo solcando il Mar di Trigoria. Oh, dico, arriva Karsdorp, ma l'avete visto? Bello, biondo, tatuato, fisicamente un orco. C'è un collage-video sul web - quelli fighi dicono 'una serie di highlights' - che se lo vedi impazzisci: entrate, recuperi in diagonale, qualche gol, cross. Una furia l'olandese, un vichingo tutto ascia e scudo. E che succede? Varca l'anello del Raccordo Anulare e crac. Il ginocchio ko, l'operazione, e ci si rivede tra un mese. Rick si perderà il ritiro, la preparazione e la Di Francesco Soccer School, una scuola non semplicissima dal punto di vista degli schemi.

    Si diceva del viaggio nel tempo. Beh, guardate il povero Mario Rui. Voluto dalla dirigenza come se non ci fosse un domani, arriva a Roma, crac. Crociato, recupero difficile, qualche partita giocata con rendimento discutibile mentre il rapporto con Spalletti, che lo retrocede a panchinaro fisso, si deteriora. Andrà al Napoli, è noto. Sull'altra fascia, tra le hit più stonate dell'intera stagione - non solo romanista - c'è, come direbbero a Roma, "er poro Bruno Peres". Il povero Bruno Peres. Povero perchè? Neanche lui è riuscito a capire che razza di giocatore sia. Ala o terzino? Beh, se sei un Ala devi segnare qualche gol, creare scompiglio in area. Se sei un terzino, un minimo devi difendere. Qui a Roma non hanno visto né l'una né l'altra cosa. Eppure a Torino era un missile. Mah.

    Qualcuno dirà: maledizione di cosa? Emerson è arrivato in Nazionale e ha saltato la convocazione solo per l'infortunio al crociato. Appunto... la Maledizione della fascia no? E, sì, viaggiamo un po' nel tempo. Balzaretti ce lo ricordiamo tutti. Prima contestatissimo 'corpa de Barzaretti' un must delle prime partite in giallorosso. Cioè se c'era l'erosione sulle spiagge di Ostia era “corpa de Barzaretti”, colpa di Balzaretti. Poi il gol nel derby che qui a Roma equivale al lasciapassare del Re. Diventa un idolo, incanta con Garcia ma dura poco, fino a quella pubalgia così tremenda dal costringerlo a smettere.

    Sulle due fasce, prima e dopo, si sono alternati fenomeni paranormali e acquisti che, ancora oggi, non te li spiega manco Piero Angela. Il PoroPiris, ad esempio. A Roma si pronuncia così, tutto d'un fiato. Eh sì, il povero Piris. E Jose Angel? Lo volle Luis Enrique, che da queste parti fece più disastri del punteruolo rosso nei palmizi. Prova a nominare lo spagnolo in un bar di romanisti e vedrai gente impallidire a distanza di sei anni. E vogliamo parlare di Dodò? Sabatini disse, nel giorno della presentazione del brasiliano: "Metterà in campo tutte le sue qualità, sarà un orgoglio per i tifosi romanisti". Vabbè poi c'è stato pure qualche onesto impiegato (Torosidis) e chi s'è visto alla grande per un anno solo "perchè c'aveva da preparà er mondiale" (Maicon). Sì ma nulla rispetto ad Ashley Cole, un parametro zero dal rendimento a parametro sotto zero. Tra i rampantissimi giovani giallorossi, pareva destinato a tuoni e fulmini Abdullahi Nura, diciannovenne d'origine nigeriana, perso nelle nebbie trigoriane a causa di un infortunio al ginocchio. Eh sì, una Maledizione, quella dei terzini. Fatalità pura, anche se in qualche caso - da Cole a Dodò, fino al PoroPiris - ampiamente prevedibile.

     

     

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