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  • Romamania: l'ultimo disastro di Pallotta. Stadio, trofei, bandiere: ha fallito in tutto e regalato una coppa alla Lazio...

    Romamania: l'ultimo disastro di Pallotta. Stadio, trofei, bandiere: ha fallito in tutto e regalato una coppa alla Lazio...

    • Paolo Franci
    Una sconfitta che fa male, certo. Ma una sconfitta “onesta”, figlia del campo e dell'attuale superiorità fisica e tecnica del Siviglia di Lopetegui, in questo momento “più” della Roma anche nella più piccola sfaccettatura, che sia tattica o d'altra natura. Edin Dzeko l'ha sintetizzata come si deve. “Ci hanno mangiato in tutto”, ha sibilato l'iracondo bosniaco e l'ha fatto in modo ruvido, rabbioso, nel tentativo di assorbire cento e passa minuti di frustrazione cocente. Nel calcio capita, amici, di incappare in giornate così e bisogna saperle accettare anche se brucia maledettamente.

    Una sconfitta amara vissuta con il sapore della vittoria in bocca però, almeno per quelli – la quasi totalità a parte qualche fedelissimo qua e là – che non aspettavano altro che l'addio di Jim Pallotta, ormai ex presidente della Roma. Se ne va, il bostoniano, con un curriculum da non sfoggiare nel palchetto vip dei Boston Celtics. Anzi, ne siamo certi: quando gli chiederanno della Roma vedrete che risponderà sterzando sulle mezze stagioni che non ci sono più. Non ha vinto nulla di nulla, con lo smacco indelebile della finale di Coppa Italia con la Lazio. Non è riuscito (sì ma non per colpa sua eh) a fare lo Stadio, sogno divenuto proibito con il passar degli anni.

    Ha spezzato il rapporto con i tifosi a suon di plusvalenze e cessioni dolorose. Ha esiliato due bandiere come Totti e De Rossi. S'è innamorato con passione straripante di allenatori e ds - da Garcia a Spalletti, da Sabatini a Monchi – per poi liberarsene senza ammiccare granchè all'eleganza.

    Però, nel momento dell'addio e di un fallimento evidente nei numeri di bilancio e nella situazione debitoria, non bisogna dimenticare che la Roma è in pianta stabile nelle zone chic della classifica. Questo è in ogni caso un merito. Certo, nonostante l'ottimo lavoro di Petrachi compiuto con pochi soldi e qualche buona idea, c'è da sistemare un parco giocatori reso pesantissimo dal pessimo lavoro di Monchi. Non una cosa da poco per Dan e Ryan Friedkin, accolti come salvatori dell'eterna città, sponda romanista naturalmente, già al lavoro per riorganizzare il club.

    A proposito: per amor di verità e giustizia, il ko col Siviglia va considerato come l'ultima sconfitta di Pallotta e non come la prima della nuova proprietà. Siamo seri, dai.

    E, quando il senso di liberazione (dalla gestione Pallotta) che ha accompagnato le ultime ore della piazza romanista sarà evaporato, ci sarà da rimettere in piedi una squadra che in ogni caso non sarà al centro di chissà quali grandi colpi. Semmai, l'imperativo sarà quello di tenere i migliori, tanto per iniziare, provando a cedere i tanti giocatori in esubero. Si riparte da qui, dalla concreta necessità di razionalizzazione economico-finanziaria. Poi, per sognare c'è sempre tempo. Sperando che Dan e Ryan siano finalmente quelli giusti.

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