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  • Romamania: la Roma è più squadra dell'Inter, manca solo una cosa per sognare in grandissimo

    Romamania: la Roma è più squadra dell'Inter, manca solo una cosa per sognare in grandissimo

    • Paolo Franci
    Una gran bella partita. Piena di emozioni e palpitazioni, vissuta in punta di seggiolino, lì nella tribuna stampa dell'Olimpico, in mezzo ai pinguini. Quest'ultimi, non sono certi miei colleghi, per carità, ma quel modo di dire anche un po' ritrito con il quale si tenta di esorcizzare il freddo tremendo. Innanzitutto, il terreno di gioco. Davvero eccellente, considerando la pioggia 'tatuata' sulla città nell'ultimo mese e mezzo. Questo ha contribuito allo spettacolo – errori compresi – messo in campo da due squadre indubbiamente dotate sul piano tecnico.

    E lo spettacolo c'è stato, anche se poi il pareggio che nel calcio moderno non piace a nessuno, tende un po' ad anestetizzare il tutto, avvinghiandosi alle aspettative deluse dei due allenatori. Conte e Fonseca la volevano vincere. Lo hanno dimostrato chiaramente. Per il primo significava stare aggrappato al Milan. Per il secondo aggrapparsi all'Inter. Obiettivi non banali in effetti e inseguiti dai calciatori in modo anche rabbioso. E' successo che la Roma ha dominato all'inizio, poi l'Inter l'ha prima gestita senza far male, poi ha fatto malissimo alla Roma travolgendola – quasi – ad inizio ripresa. E qui, sprecando molto ha perso l'occasione di vincerla. E allora, l'astuto Fonseca, sapendo che l'Inter aveva giocato sempre con gli stessi nelle due gare precedenti, come lo Stregatto che finge di sonnecchiare sull'albero, s'è armato di pazienza e ha aspettato il fisiologico e umanissimo calo interista nel quarto d'ora finale, mandando i suoi all'assalto. Ed è finita come tutti sappiamo.

    Devo dire che non mi divertivo così da un po', dal punto di vista delle emozioni. Ho pensato prima che la Roma potesse vincere, poi che potesse perdere e, ancora, che avrebbe potuto farlo incassando pure troppo dalle parti di Pau Lopez. Infine, quando mi preparavo a raccontare una sconfitta che pareva scontata, il colpo di reni della Roma e, soprattutto, di quel canguro (per elevazione) di Mancini.

    Come si esce da Roma-Inter? L'impressione che l'Inter abbia qualcosa in più – anche più di qualcosa.... - rispetto alla Roma è netta ed evidente. Però, dal punto di vista tattico, ho visto una squadra che ha un progetto di gioco definito, la Roma, contro una squadra, l'Inter, che vive molto sul ritmo e le invenzioni di grandi giocatori, come Lukaku, Lautaro o Hakimi. Che spesso cede alla tentazione della palla lunga per quel fenomeno di Lukaku. Questo non vuol dire nulla, sono scelte e mi beo di quelle di Fonseca, che in ogni caso, alla fine, ne è uscito indenne. Registro però, che negli scontri diretti non è arrivata ancora una vittoria: pari con Juve, Milan e Inter, brutti ko con Napoli e Atalanta. Un limite non banale per chi si ritrova nell'attico del campionato. Un limite che va corretto se al pensare in grande si vuole aggiungere il sognare in grandissimo.

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