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  • Romamania: nelle mani di Fienga, l'uomo dei conti. Aggrappati a Fonseca e a giocatori già ai saluti

    Romamania: nelle mani di Fienga, l'uomo dei conti. Aggrappati a Fonseca e a giocatori già ai saluti

    • Paolo Franci
    L'epilogo della vicenda Petrachi è illuminante sul triste momento della Roma. Aldilà della ruvidità dialettale del soggetto, non si può certo negare che il quasi ex-ds della Roma non si sia dato da fare, pur senza mai sottrarsi ad evitabilissime turbolenze. E la storia della sospensione, chiaro, è direttamente riferibile alla battaglia che ora andrà in scena tra il club e lo stesso Petrachi sui soldi, il contratto fino al 2022. Si sa, a Roma i ds guadagnano come i calciatori e alla fine scappano via – o vengono defenestrati - come un Bugo qualsiasi al festival di Sanremo.

    Ora c'è un uomo solo al comando, Guido Fienga. Un manager che sa fare molto bene il suo mestiere, nessuno dubbio, che però ha maggior dimestichezza con numeri e grafici e che ragiona in termini di “asset” (i giocatori) e “creazione di magazzino” (quelli da valorizzare e vendere). Fa, cioè, quello per cui è stato messo al vertice della società: far quadrare il bilancio. Il suo mestiere è questo.

    Guido Fienga non ha mai voluto mostrarsi per quello che non è – tentazione largamente diffusa nel mondo del pallone – e cioè un esperto di calcio. Lui è un manager, un amministratore esperto e, se gli capita, non si sottrae dal rivendicare con orgoglio le proprie radici. Però poi, i conti li devi fare con il padrone. E il padrone, purtroppo, è ancora James Pallotta. Inutile soffermarsi sulle sue gesta trigoriane, i fatti sono alla portata di tutti e ognuno li veda come vuole. Io spero ardentemente che arrivi un compratore credibile, il prima possibile.

    Però, a poche ore dalla ripresa del campionato e aldilà delle comprensibili dichiarazioni di facciata su “obiettivi che restano tali”, fa impressione constatare come si sia ridotta la Roma. Un club nel quale costruire una squadra dirigenziale sembra impossibile. A Trigoria, a parte rari casi di longevità, c'è stato un via vai da far spavento di manager, direttori di marketing, ds, consulenti. Ogni volta che è stato sbandierato un nuovo corso, è finito prima di cominciare e i direttori sportivi sono stati masticati come una gomma americana. Sì, americana.

    Ora, senza un uomo di calcio 'vero' nel board giallorosso – intendo quelli che sanno camminare sull'erba del campo senza scivolare e aprire la porta dello spogliatoio senza che si trasformi in una tagliola – e Morgan De Sanctis promosso ad apprendista ds, la Roma ricomincia il campionato aggrappandosi a Fonseca e ai giocatori, molti dei quali in odor di cessione. E senza aver mai detto apertamente, chiaramente, insindacabilmente che Zaniolo è incedibile e Pellegrini l'uomo sul quale poggiare la ricostruzione. Perché?

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