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  • Leggenda Roque Santa Cruz: l'immortale con la macchia di un finto infortunio...

    Leggenda Roque Santa Cruz: l'immortale con la macchia di un finto infortunio...

    • Remo Gandolfi
      Remo Gandolfi
    Il tempo non esiste. Il tempo non esiste. Il tempo è un’illusione. Qui ad Asuncion ce ne siamo convinti tutti. No, non parliamo di noi comuni mortali. Noi che siamo gli stessi che venti anni fa eravamo sulle gradinate del nostro “Manuel Ferreira” ad incitare e sostenere i nostri ragazzi e che oggi hanno figli, tempie grigie, un po’ di pancetta, tanti capelli in meno e alle spalle anni di lavoro in fabbrica, nei campi o in ufficio. Quello che non è mai cambiato è l’amore per i nostri colori, per il “Decano” come viene chiamato il nostro Club. Noi siamo ancora qui anche se per noi il tempo è passato eccome. Per chi sembra invece che il tempo si sia fermato è qualcuno che se n’era andato tanto tempo fa quando era ancora un ragazzino e che qua è tornato … anche se sono passati quasi 20 anni. E’ identico a quando se ne andò.

    Non aveva ancora compiuto 18 anni. Con noi esordì in prima squadra a 16 anni. E diventò subito titolare. Non ci volle molto a capire che uno così, da queste parti, nasce una volta ogni cento anni. “Diventerà più forte di Arsenio Erico” diceva qualcuno dei pochissimi rimasti che avevano visto in azione la gloria assoluta del calcio del nostro paese. Non c’era complimento più grande per un calciatore nato in Paraguay. Luis Cubilla, il nostro allenatore all’epoca, lo aggregò alla prima squadra dopo averlo visto giocare una partita nelle giovanili. “Non potevo credere ai miei occhi” racconterà sempre di quel giorno il grande ex-attaccante uruguaiano. “Una prestazione incredibile. Aveva tutto. Tecnica, intelligenza, bravura in acrobazia e una maturità in campo di uno del doppio della sua età. Non era possibile giocare così ad appena 15 anni. Così decisi di tornarlo a vedere la settimana successiva … giocò ancora meglio di quella precedente !” queste le parole di Cubilla. In Patria all’epoca non c’era nessuno che riuscisse a tenerci testa. Il nostro ragazzino non segnava solo nel nostro campionato.

    Lo faceva anche in Copa Libertadores. Due gol contro il Cerro Porteño nel turno di qualificazione. Quel ragazzino alto e magro al centro dell’attacco faceva già la differenza. Faceva gol e li faceva fare ai compagni con le sue sponde aeree o con i suoi passaggi filtranti. Sapevamo tutti benissimo che era solo una questione di tempo prima che ce lo portassero via. Uno così mica può passare la vita a giocare in Paraguay ! In realtà pensavamo che sarebbe stata una squadra brasiliana o messicana ad acquistarlo. In fondo sono gli unici due campionati del nostro continente con un po’ di denaro da spendere. Poi un giorno il nostro Presidente Osvaldo Dominguez Dibb ci disse che per portarci via il nostro gioiellino ci sarebbero voluti non meno di 20 milioni di dollari.

    A quel punto capimmo che si parlava già di un ben altro livello. Quando tra i contendenti spuntò il nome del Real Madrid
    il dispiacere di perdere il nostro più forte giocatore lasciò posto alla gioia di sapere che un ragazzo del posto, cresciuto nelle giovanili del club, avrebbe coronato il sogno di giocare con il club probabilmente più famoso del pianeta. Alla fine furono però i tedeschi del Bayern Monaco i più determinati e così nell’estate del 1999 salutammo il nostro giovane fenomeno. Fu un giorno di lacrime e di gioia ma ci pensò lui stesso a regalarci il messaggio più bello. “Qui all’Olimpia tutto è cominciato e qui un giorno tornerò per scrivere la parola fine. E questa è una promessa” disse quel giorno il nostro numero 9 al momento del commiato. Fummo in tanti a pensare che forse quella era solo la classica frase di rito, quella con cui ringraziare e al tempo stesso illudere i propri tifosi....

    invece oggi, 20 giugno del 2016, ROQUE SANTA CRUZ è tornato davvero. E poco importa se sono passati 17 anni esatti. Lui è lo stesso di allora. Stesso fisico, stesso stile, stesso sorriso … Ve l’ho detto all’inizio. Per lui il tempo si è fermato.


    E’ il 30 luglio 2016. Roque Santa Cruz si rimette, dopo 17 anni, la maglia bianca con la fascia nera orizzontale dell’Olimpia di Asuncion. Si gioca la quinta di campionato. Avversario al “Manuel Ferreira” è il Deportivo Capiatà. Roque Santa Cruz, ancora a corto di preparazione, si accomoda in panchina. Entra al 65mo minuto con l’Olimpia in vantaggio per due reti a zero. Dopo neppure tre minuti dal suo ingresso serve un “cioccolatino” al compagno Benitez per il gol del tre a zero … prima di firmare lui stesso la quarta e definitiva segnatura all’ultimo minuto di gioco. Nella sua prima stagione però “Baby gol” come veniva chiamato ad inizio carriera, non fa nulla di realmente trascendentale. Cinque reti e un assist in sedici partite di campionato non sono esattamente una statistica esaltante. Anche il campionato nazionale sfugge all’Olimpia, per un solo punto a vantaggio del Guarani.

    Probabilmente la parabola discendente è già iniziata e i tanti infortuni subiti in carriera stanno iniziando a presentare il conto. Il suo contratto è di un anno e sono in molti a pensare che a 36 anni la scelta più dignitosa e coerente sia quella di dire basta. Ci sono due “però”: il primo, e più importante, è che il Presidente dell’Olimpia Marco Trovato annuncia a stampa, staff e tifosi senza mezzi termini che “Roque Santa Cruz giocherà in questo club fin quando sarà lui a deciderlo”. Musica per le orecchie del longilineo attaccante che fece innamorare i tifosi di Bayern Monaco, Blackburn Rovers e Malaga e che di smettere di giocare a calcio non ci pensa neppure. La successiva stagione sarà invece addirittura peggiore.Trentadue partite all’attivo e solo quattro reti e con il team che naviga in posizioni di classifica non consone alla storia del Club. Marco Trovato spiazza ancora tutti quanti.

    “Abbiamo rinnovato il contratto di Roque Santa Cruz. I risultati nel calcio non sono tutto. Roque è un esempio di professionalità per tutti i giovani del club e queste cose sono valori assoluti per l’Olimpia de Asuncion”. Sembra una frase “fuori dal tempo” in un mondo, quello del calcio, dove vincere è ormai l’unica cosa che conti. L’unico cambio importante è quello dell’allenatore. Arriva l’argentino Daniel Granero (che era sulla panchina del Guarani campione due stagioni prima) e tra lui e Roque Santa Cruz scocca la classica “scintilla”. Roque torna a fare il centravanti puro. Niente sponde, niente rientri sulla trequarti per portare fuori zona i difensori avversari, niente più guerre sui palloni alti o giocando spalle alla porta per “sgonfiare” palloni per i compagni. Niente di tutto questo. Roque Santa Cruz giocherà negli ultimi venti metri e sarà il punto di riferimento assoluto dell’attacco del “Decano”. Con un solo compito, quello più difficile nel calcio: buttarla dentro.

    I risultati sono immediati quanto sorprendenti. Roque Santa Cruz segna tredici reti e serve otto assist ai compagni in una stagione che vede “il Decano” tornare ai vertici del calcio paraguaiano vincendo sia il torneo di “Apertura” che il “Clausura”. Con questi risultati si può tornare all’assalto della Copa Libertadores, il vero termine di paragone della forza di un club. Canto del cigno ? L’ultimo ruggito di un grande campione ormai al crepuscolo ? Macché !. Quello che accade nella stagione 2018-2019 è semplicemente straordinario. L’Olimpia si piazza al secondo posto nel suo girone di Copa Libertardores conquistando un posto nelle sedici migliori squadre del continente. In campionato arriva il terzo titolo consecutivo, l’Apertura del 2019 e Roque Santa Cruz vince la classifica marcatori con 11 reti, a pari merito del suo compagno di squadra, il talentuoso William Mendieta. Quando inizia il “Clausura” nonostante l’Olimpia continui a mantenere le posizioni di vertice Roque Santa Cruz fatica ad esprimersi ai suoi livelli. Arriva anche un infortunio dopo soli tre minuti di gioco contro il Deportivo Santani alla settima giornata. Nelle due partite successive l’Olimpia segna dieci reti senza il suo bomber principe. Rientra, segna contro il Sol de America dopo un mese esatto passato ai box ma arrivano altri guai muscolari e la forma che stenta ad arrivare. Quando arriva il “Superclasico” con il Cerro Porteño sono passati due mesi dall’ultimo gol di Roque Santa Cruz. Ecco quello che accadrà in quel match.

    A 38 anni suonati Roque Santa Cruz sarà capace di segnare quattro reti come solo due giocatori nella storia di questo match erano riusciti a fare in precedenza. Nelle quattro partite rimanenti segna altre sette reti che permettono al “Decano” di conquistare il quarto titolo consecutivo. Roque Santa Cruz chiuderà la stagione con 26 reti in 33 partite di campionato. Mai in carriera aveva segnato tanto. Il 2020 inizia allo stesso identico modo. Sette reti nelle prime sette partite di campionato prima che il Covid-19 arrivasse a fermare anche il campionato paraguaiano. Ci sono addirittura voci che vedono un rinato interesse nei confronti dell’aitante bomber di Asuncion da parte di team Arabi, Cinesi o Statunitensi. Sforzo inutile. Roque è tornato per rimanere fino alla fine dei suoi giorni calcistici qui, dove tutto era cominciato quasi 25 anni fa. … anche perché l’elisir dell’eterna giovinezza per Roque Santa Cruz è qui, in Paraguay, in mezzo ai tifosi che lo hanno amato fin dal primo momento e che hanno pazientemente atteso il suo ritorno.


    ANEDDOTI E CURIOSITA’

    Uli Hoeness, general manager del Bayern Monaco e Karl Heinz Rummenigge, vice-presidente, sono ad Asuncion nella villa dell’eccentrico presidente dell’Olimpia Osvaldo Dominguez Dibb, uno che stipulava i contratti con i calciatori tenendo in bella mostra una pistola sulla scrivania del suo ufficio. La lunga, estenuante trattativa per l’acquisto di Roque Santa Cruz arriva ad un punto morto. Sembra che il Presidente, venuto a conoscenza dell’interesse del Real Madrid per il suo giovane gioiello, voglia “tirare” ulteriormente sul prezzo. Nella stanza ci sono circa 25 persone tra consiglieri del Presidente e dirigenti del Club. Ad un certo punto Hoeness e Rummenigge decidono che ne hanno abbastanza. Sono già in strada e stanno per salire sul taxi che li riporterà all’aeroporto quando un emissario li rincorre, li ferma e comunica loro che Dibb ha accettato l’offerta del Club bavarese. “Quando siamo tornati nell’abitazione del presidente si erano aggiunte almeno un’altra quarantina di persone tra giornalisti, reporter e operatori. Da dove siano sbucati dobbiamo ancora capirlo. E’ stata la trattativa più folle della mia carriera !” ricorderà ad ogni occasione Uli Hoeness. Al Bayern, anche per colpa di tanti infortuni, solo raramente Santa Cruz riesce a mostrare con continuità la sua indubbia bravura. Ma tutti riconoscono all’attaccante paraguaiano non solo una grande qualità calcistica ma anche e soprattutto grandi doti umane. Claudio Pizarro, l’attaccante peruviano arrivato al Bayern nella stagione 2001-2002, non ha mai nascosto l’ammirazione per Santa Cruz. “Quando arrivai al Club c’erano già Giovane Elber, Carsten Jancker e Aleksander Zickler e Santa Cruz vide ridursi ulteriormente le sue chance da titolare. Eppure ogni volta che avevamo l’opportunità di giocare insieme ha sempre giocato in maniera totalmente altruistica, pensando sempre alla squadra e mai al suo tornaconto individuale. Nel mondo del calcio, credetemi, non è una cosa frequente” ricorda con ammirazione Pizarro.

    Nel luglio del 2007, al termine di una delle stagioni più fallimentari nella storia recente del Bayern Monaco, Hoeness e Santa Cruz si accordano sulla necessità di un cambio di scenario. Le offerte per il centravanti paraguaiano non mancano nonostante i dubbi sulla sua predisposizione agli infortuni che lo ha pesantemente condizionato nelle ultime stagioni. Ci sono anche offerte dall’Italia ma le due squadre più determinate nella lotta per l’ariete nato ad Asuncion nell’agosto del 1981 sono il Betis Siviglia e il Blackburn Rovers. La richiesta economica dei tedeschi però spaventa gli spagnoli e così è il Blackburn di Mark Hughes riesce ad arrivare al cartellino di Santa Cruz. Sarà una stagione strepitosa per l’aitante attaccante paraguaiano, finalmente libero dai suoi sempre più ricorrenti problemi fisici. Segnerà 23 reti in 43 incontri ufficiali. Dal punto di vista realizzativo la sua migliore stagione … prima della eccezionale ultima stagione con l’Olimpia chiusa con 28 reti in 41 incontri. Del suo periodo al Balckburn è degno di nota il ricordo di Robbie Savage, il biondo centrocampista gallese suo compagno di squadra all’epoca. “Quando si cambiò con noi la prima volta rimanemmo tutti a bocca aperta. Roque aveva un fisico incredibile. Spalle larghe, tirato e muscoloso. Nella prima partitella si prese letteralmente gioco di Chris Samba, il nostro gigantesco difensore. Potente, veloce, tecnico. Ed era pure bello ! Credo sia l’uomo più bello che io abbia mai visto ! Lo chiamavo “Mister GORGEOUS !” ricorda divertito Savage. Due anni dopo, nell’estate del 2009 e nonostante i quattro anni di contratto firmati con il Blackburn nell’estate precedente, per Santa Cruz arriva “l’offerta”, quella che ti cambia la vita, quella a cui è impossibile dire di no.

    E’ il Manchester City che sta iniziando ad investire in maniera importante per tornare ai vertici della Premier a mettere sul piatto 30 milioni di dollari per il suo cartellino. A volerlo è sempre lui, Mark Hughes diventato nel frattempo manager del Manchester City. La competizione per il posto di prima punta con Emmanuel Adebayor è serrato ma quando sembra che Santa Cruz riesca finalmente a trovare un po’ di spazio il suo mentore Mark Hughes viene esonerato. Al suo posto arriva Roberto Mancini. … Roque Santa Cruz diventa l’ultimo della fila degli attaccanti del City … Sulla estrema professionalità di Santa Cruz tutti coloro che lo hanno conosciuto sono concordi. C’è però un brutto episodio che lo coinvolse alcuni anni fa.

    Nel 2013 José Luis Chilavert dichiarò infatti che durante l’incontro valido per il secondo turno dei Campionati del Mondo di Corea e Giappone del 2002 disputato tra Germania e Paraguay Roque Santa Cruz “finse” di infortunarsi dopo neppure mezzora di gioco. Infortunio strategico e “consigliatogli” da Karl-Heinz Rummenigge, vice-presidente del Bayern Monaco, la squadra dove militava Santa Cruz all’epoca. Chilavert dichiarò infatti che Rummenigge si presentò all’hotel dov’erano alloggiati i calciatori paraguaiani chiedendo espressamente a Santa Cruz di non giocare quell’incontro che lo avrebbe messo di fronte a tanti compagni di squadra. La dichiarazione di Chilavert, portiere titolare di quel Paraguay, fece molto scalpore ma venne immediatamente e con foga fatta a pezzi da tutti i compagni di squadra di Santa Cruz. Francisco Arce arrivò perfino a definire Chilavert “Uno che proprio non ce la fa di quando in quando a non dire stupidate” difendendo strenuamente la professionalità e l’etica del compagno di squadra Santa Cruz. Roque Santa Cruz, con il suo solito aplomb, si limitò a definirsi “Dispiaciuto che un compagno con cui ha condiviso tante esperienze professionali possa avere affermato questo”. 

    Anche a Malaga
    , nonostante la solita sequela di infortuni gli abbia tolto la continuità desiderata, Roque Santa Cruz ha lasciato un eccellente ricordo. In particolare per quello che accade il 22 dicembre del 2012. Il Malaga affronta in casa il Real Madrid di José Mourinho e di Cristiano Ronaldo. Dopo un primo tempo dominato dai “Blancos” incapaci però di aprire le marcature ad inizio ripresa è il Malaga che si porta in vantaggio con un gol del giovanissimo e talentuso Isco. La reazione del Real è veemente e anche un po’ fortunata. Il pareggio arriva grazie ad una sfortunata deviazione di Sergio Sanchez, difensore del Malaga. A quel punto la partita sembra nelle mani delle “Merengues”. Prima Ozil e poi Benzema falliscono il gol del vantaggio. Nel frattempo, a metà della ripresa, l’argentino Saviola ha lasciato il posto proprio a Roque Santa Cruz. Nel giro di tre minuti, tra il 73mo e il 76mo l’attaccante paraguaiano firma una splendida doppietta che incendia il La Rosaleda. Inutile il gol nel finale di Karim Benzema per il Madrid.

    Uno dei capitoli più felici della carriera di Roque Santa Cruz è sicuramente quello legato alla sua Nazionale. “Era il mio sogno da bambino. Giocare per il mio paese. Non mi interessava giocare per il Real Madrid, il Barcellona o la Juventus come sognavano molti miei coetanei. Il mio sogno era la Nazionale” ha sempre ricordato ad ogni opportunità. Tre mondiali disputati, l’ultimo nei quali, quello del 2010, chiuso tra le prime otto squadre della manifestazione. Un secondo posto nella Copa America del 2011 (sconfitta in finale contro l’Uruguay) e un quarto posto nell’edizione del 2015. Il record di gol segnati (32) e tra questi quello della decisiva vittoria per una rete a zero contro l’Argentina durante le qualificazioni per il Mondiale di Germania del 2006. E’ il 3 settembre del 2005 quando una rete di Roque Santa Cruz determina la prima vittoria in competizioni ufficiali del Paraguay nei confronti dell’Albiceleste. In attesa che anche in Paraguay riprenda il campionato la domanda non è più “fino a quando giocherà Roque ?” ma “quanti gol farà in questa stagione ?” perché da quelle parti non gli togli dalla testa che Roque Santa Cruz, a calcio, ci giocherà per sempre.

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