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  • Sabatini a CM: 'Il paradosso di Portanova: imputato-condannato e costretto a giudicare se stesso'

    Sabatini a CM: 'Il paradosso di Portanova: imputato-condannato e costretto a giudicare se stesso'

    • Sandro Sabatini
      Sandro Sabatini
    Manolo Portanova è un calciatore in attesa di giudizio definitivo che, a ventidue anni e con una sentenza di primo grado che lo condanna a sei anni di reclusione, per il calcio sarà chiamato a giudicarsi temporaneamente da solo.

    Ecco il probabile epilogo di una storia orribile, che merita un dettagliato riassunto cronologico.

    Martedì Portanova viene condannato dal Tribunale di Siena per fatti che risalgono alla notte fra il 30 e il 31 maggio 2021: violenza sessuale di gruppo ai danni di una studentessa all’epoca 21enne.

    Mercoledì il Genoa lo convoca per la partita a Marassi contro il Sudtirol. In serata monta l’indignazione social


    Giovedì, Massimo Gramellini conclude la sua rubrica quotidiana in prima pagina sul “Corriere della Sera” scrivendo: “La cautela avrebbe suggerito di sospendere Portanova: una forma di rispetto per la ragazza coinvolta e di protezione del condannato in attesa dell’Appello, utile a coprire l’imbarazzo con una verniciata di decoro”. Nel pomeriggio il giocatore viene escluso dalla formazione titolare e dai panchinari, quindi va in tribuna. A fine partita, il presidente genoano Alberto Zangrillo (meglio conosciuto come primario del San Raffaele, medico personale di Silvio Berlusconi nonché vivace opinionista all’alba della pandemia Covid), dichiara di non voler dichiarare nulla. Testuale: “Io sono il presidente di una società sportiva: non parlo”. L’allenatore Alberto Giardino fa cronaca: “Io mi occupo dell’aspetto tecnico. In questi giorni non si è allenato. Ho voluto portarlo in gruppo a pranzo e cena: è stato con noi e basta”.

    Venerdì, oggi, non si leggono commenti o prese di posizione. L’impressione è che tutti sperino in un passo indietro del calciatore: un’autoesclusione, in attesa dei prossimi gradi di giudizio, quello definitivo previsto fra un anno e mezzo. Si tratta di una speranza generica e generalizzata, perché l’ordinamento sportivo - sia Coni che Federcalcio - non prevede che si proceda in alcun modo dinanzi a una sentenza di primo grado.

    A oggi, e domani e dopodomani (e così via…), Manolo Portanova sarà di fatto obbligato a decidere personalmente se dichiararsi disponibile a giocare oppure no. Ma se scegliesse di tirarsi fuori autonomamente, potrebbe venire in qualche modo “accusato” in tribunale di ammissione di colpa. Siccome si professa non colpevole, non lo farà. Quindi, restituirà la decisione all’allenatore. Che la girerà al presidente del Genoa. Che la rivolgerà alla Federazione. Che ne farà partecipe il Coni. Che magari chiamerà ad esprimersi il Ministro dello sport Abodi.

    Se nessuna delle parti in causa adotterà una posizione precisa, la decisione se rendersi o meno disponibile tornerà nuovamente allo stesso Portanova che dirà - anche, presumibilmente, su logico consiglio dei propri legali - “io sono innocente, posso giocare”.

    L’imputato-condannato (in primo grado) giudicherà se stesso. Paradossale, sì. Ma sarà così. E andrà a finire così?

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